Torna il ‘pellegrinaggio ecologico-musicale’ di Mario Pagliarani. Ogni sua edizione è un viaggio (letterale e figurato) nella storia della musica
Il bus fermo alla stazione di Mendrisio si riempie rapidamente. I viaggiatori si salutano: si ricompone la comunità dei seguaci della Via Lattea. Partendo, qualche goccia riga il finestrino: gran frugare in cerca di ombrelli. Solo ora che siamo in moto mi accorgo che non sappiamo dove stiamo andando: a parte il riferimento al "Parco Valle della Motta e dintorni", il programma verde fluo non riporta indicazioni precise. Meglio: condivideremo un poco l’incertezza del Wanderer del Romanticismo, figura centrale di Die schöne Müllerin (La bella mugnaia) di Schubert, cui è dedicata la Via Lattea 18.
La prima parte della serata si chiama proprio Wanderung: non si tratta, spiega la mia vicina, della Wanderung del tedesco di oggi, fatta in scarponcini e gore-tex: ogni epoca declina il camminare a modo suo, e tra il wandern dei romantici – un andare senza meta, aperti al mondo – e il nostro wandern escursionistico, intrapreso con destinazione predefinita e prospettiva del ritorno, sta tutta la differenza tra le due sensibilità.
Il bus avanza tra campi e stazioni di servizio. Un cartello rivela in quale terra incognita vaghiamo: Novazzano. Sul ciglio della strada c’è Mario Pagliarani, l’ideatore della Via Lattea, ma (stupore) lo superiamo. Basta però una svolta e rieccoci da lui, pronti a sbarcare. Questo andare e riandare negli stessi luoghi caratterizzerà tutto il nostro percorso, sia pedestre, sia musicale: girando come macine, circumnavigheremo il Parco e la Bella mugnaia, di cui ascolteremo i venti Lieder (brani per voce e piano) in varie forme. «Die schöne Müllerin» mi ha spiegato Pagliarani «è stata composta da Schubert a 27 anni su poesie di un altro ventenne, Wilhelm Müller; entrambi sarebbero morti poco dopo, giovanissimi, come tanti artisti romantici. È un pezzo fondamentale nella storia della musica perché è il primo vero esempio di ciclo di Lieder, con i brani che, nell’insieme, raccontano una storia: l’amore del giovane Wanderer per la mugnaia».
La pioggia svanisce. Imbocchiamo una stradina; in fondo un casolare, e poi vigne e un capanno. Lì ci aspettano un clarinettista e un chitarrista. Suonano un brano di Pagliarani, "una Schöne Müllerin in miniatura: il montaggio di estratti dei venti Lieder". È una volata rapidissima, che si dispiega tra il grido «Wandern!» e il gluglu dell’acqua in un bicchiere (capiremo poi a cosa allude). Mentre questi frammenti ci si depositano nelle orecchie, arriviamo davanti a un casolare in rovina che sembra un quadro di Friedrich (ma il sottofondo autostradale rassicura: è ancora il 2022). Un giovane attore recita, con clarinetto e chitarra, la traduzione del primo Lied («Vagabondare, questa è la passione del mugnaio») e poi saltella via, con i musicisti appesantiti dalle custodie che gli arrancano dietro; d’ora in avanti il nostro cammino sarà un inseguimento dei tre per il Parco, tra ruscelli (gluglu) e boschi (da dove si sente, a sorpresa, il passaggio del Tilo). La luce è dolce, l’attore sorride: sono i lieti Lieder iniziali, dove si racconta di come il viandante arrivi a un mulino e s’innamori. E anche noi arriviamo al mulino (del Daniello), che la Via Lattea inaugura dopo la ristrutturazione. Tra le sue corti, la storia avanza con il viandante che canta le sue speranze. Ma al Lied 14 spunta il cacciatore: a lui la mugnaia volge le proprie attenzioni. Inizia la parte tragica del ciclo, dove gli elementi che avevano incarnato le speranze del protagonista si ripresentano (è tutto un girare a ruota) in chiave malinconica, con fiori dell’amore che diventano fiori tombali e via dicendo. Intanto la luce, partecipe, si fa viola, e la svolta narrativa è ribadita dall’esecuzione della Treibjagd di Jannik Giger, scritta per la Via Lattea e dedicata al cacciatore. In essa il cornista si scontra con un’orchestra registrata; il corno tuona scoppietta spernacchia e ulula come un fantasma.
La Wanderung finisce all’imbrunire: ascoltiamo i Lieder finali da un ponte, con musicisti e attore in riva al ruscello. Fa freddo. L’attore recita la ninnananna finale e fa flottare via, come in un funerale vichingo, il libretto con le poesie di Müller (il cui nome significa proprio – con chissà quali implicazioni – mugnaio): «Il cielo lassù, com’è immenso!». «Nel finale» ha detto Pagliarani «s’intuisce che il viandante si lascia annegare, ma nulla è esplicito: trovo molto moderno questo modo di raccontare. Alcuni ritengono i testi di Müller mediocri, ma non sono d’accordo. Schubert sceglieva accuratamente i propri poeti; non a caso tornerà da lui per il ciclo Die Winterreise».
Pausa ristoro. La pioggia riprende e ci rifugiamo nel mulino in funzione: la colossale macina verticale arranca. In uno dei tre incontri preparatori alla Via Lattea, il mugnaio Gianni Ferraro ha spiegato che le macine sono sempre due: una mobile (la «macina ballerina») e una fissa («dormiente»). Se la Wanderung ci ha trasformati in "macine ballerine", ora ci fermiamo: è tempo di ascoltare, nella sala del mulino, il Gran Finale. Ma prima, un ultimo intermezzo di Manuel Zwerger: da un corno "iperpreparato" spuntano palloncini e trombette che si gonfiano mentre il cornista (iperpreparato anche lui) soffia come un mantice.
«È il momento fatidico» annuncia Pagliarani «per la prima volta la Bella mugnaia risuonerà in un mulino». I fari illuminano un piano dell’epoca di Schubert: suona Els Biesemans, canta il tenore Julian Prégardien. Dopo le varie "mugnaie rivisitate" di oggi, ascoltare il ciclo nella sua forma compiuta dà un po’ il senso di un’epifania. Al tocco di Biesemans, il piano si scioglie, scorre e gorgoglia (gluglu): i ruscelli reali sentiti durante la Wanderung ora sono tutti nelle sue mani, e diviene evidente che la vera protagonista della Mugnaia è l’acqua (la Wasser, si dice nel primo Lied, insegna a Wandern).
Usciamo nella notte: piove, è l’inizio dell’autunno. Un’ultima piccola Wanderung, nel buio, ci riporta al bus. Ma la ruota della Via Lattea continua a girare: fino a domenica, il ciclo della Bella mugnaia si ripeterà ogni sera, sempre lo stesso e sempre diverso.
Programma e iscrizioni: www.teatrodeltempo.ch.
© Teatro del Tempo
Il pellegrinaggio