Società

Comprendere l’italiano istituzionale

Intervista a Filippo Pecorari, co-curatore del volume sulla comunicazione istituzionale durante la pandemia, che sarà presentato oggi a Bellinzona

Archivio Ti-Press
10 aprile 2024
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Che tipo di italiano troviamo, nella comunicazione delle istituzioni svizzere? E ci sono differenze con l’italiano istituzionale che troviamo, invece, in Italia? Per scoprirlo la professoressa Angela Ferrari dell’Università di Basilea ha condotto un progetto di ricerca di quattro anni che ha avuto inizio nel 2020. La sovrapposizione con la pandemia di Covid-19 ha rappresentato, per questa ricerca finanziata dal Fondo nazionale svizzero, un’occasione privilegiata per valutare l’italiano istituzionale in una situazione particolare anche dal punto di vista della comunicazione. Ne è nato un convegno, che si è tenuto a Bellinzona nel 2022, e adesso un libro, ‘La comunicazione istituzionale durante la pandemia’, pubblicato dalle Edizioni Casagrande e che sarà presentato, oggi alle 18, all’Auditorium di BancaStato a Bellinzona.

Il volume è curato da Angela Ferrari, Annalisa Carlevaro, Daria Evangelista, Letizia Lala, Terry Marengo, Filippo Pecorari, Giovanni Piantanida e Giulia Tonani, e affronta diversi temi come le metafore utilizzate dai media, la comunicazione digitale sui social media o il linguaggio utilizzato nei testi normativi. Quello che emerge è un italiano istituzionale improntato alla chiarezza, come ci ha spiegato il ricercatore Filippo Pecorari. L’analisi, bene specificarlo, ha preso in considerazione le strutture linguistiche adottate dalle istituzioni, non i contenuti delle comunicazioni che – soprattutto nei primi mesi, di fronte a una malattia di cui si sapeva ancora poco e ad alcuni problemi di competenza tra Cantoni e Confederazione – hanno avuto le loro incertezze.

Ma esiste questo “italiano istituzionale”? O alla fine prevalgono i codici dei singoli media, per cui il comunicato stampa istituzionale è scritto come tutti i comunicati stampa, il post istituzionale sui social media è scritto come tutti i post e così via?

L’obiettivo è proprio andare a vedere se, tra tutte queste forme così diverse di comunicazione, ci sia un minimo denominatore comune che ci permetta di parlare di una varietà linguistica. Un primo denominatore comune è appunto il fatto che si tratta di usi ufficiali della lingua ma è vero, e anzi è la cosa più interessante di tutte, che ci sono enormi differenze a seconda del contesto, perché il mezzo con cui si comunica influisce sulle strutture linguistiche che si utilizzano.

È tuttavia emerso anche un altro denominatore comune qualitativo, ovvero la chiarezza. Questo aspetto è un po’ il filo conduttore che tiene assieme i capitoli del volume: la grande attenzione alla chiarezza che troviamo nell’italiano istituzionale svizzero. Chiarezza che si manifesta, seppure in forme diverse, nelle leggi, nei comunicati per la stampa, nella comunicazione sui social media e nelle domande frequenti, le Faq molto usate durante la pandemia. Una chiarezza adottata dalle istituzioni per raggiungere gli obiettivi che il governo ticinese si era dato in quel periodo, ovvero informare, guidare la popolazione e trasmettere fiducia.

Eppure, quando si parla di linguaggio delle istituzioni, si pensa subito al ‘burocratese’ e a quella che Calvino aveva definito ‘antilingua’.

Il progetto di ricerca nel quale si inserisce questo lavoro vuole proprio, tra i tanti suoi obiettivi, fare un confronto tra l’italiano istituzionale che troviamo in Svizzera e quello che troviamo in Italia. La ricerca della chiarezza, insieme all’attenzione a non usare gli stilemi tipici del ‘burocratese’, è forse l’aspetto che più marca una distanza tra l’Italia e la Svizzera. Questa chiarezza l’abbiamo ritrovata in tutti i generi testuali che abbiamo esaminato: c’è sempre un’attenzione ad avvicinarsi al pubblico, a trovare un punto di contatto con i destinatari. Anche se questo ovviamente non significa che i testi svizzeri in lingua italiana siano perfetti.

Ecco, possiamo magari vedere alcuni difetti o limiti dell’italiano istituzionale?

Talvolta ci sono dei problemi di carattere grammaticale o stilistico che sembrano essere legati alla convivenza, nel quadro istituzionale svizzero, tra italiano, tedesco e francese. Capita insomma che l’influenza delle altre lingue, in primis del tedesco, si faccia sentire, ad esempio con una costruzione della frase che non funziona perfettamente in italiano. Si tratta comunque di casi limitati che troviamo maggiormente nella comunicazione grigionese, visto che nei Grigioni l’italiano è lingua di minoranza.

Nel complesso, comunque, nel periodo della pandemia la cittadinanza si è trovata di fronte a testi scritti in maniera molto chiara, con attenzione alla leggibilità, alla comprensibilità e alla trasmissione di quella fiducia che, soprattutto nei primi tempi della pandemia, era fondamentale trasmettere.

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