Scienze

Le pestilenze dell'antica Roma erano legate a ondate di freddo

Da uno studio dell'Università di Brema emerge che la peste antonina, quella di Cipriano e quella di Giustiniano coincidevano con periodi molto freddi

Jules Elie Delaunay, ‘La Peste a Roma’
(Wikipedia)
2 febbraio 2024
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Esiste una correlazione tra le ondate di freddo estremo e le grandi pestilenze che hanno colpito l'antica Roma: lo dimostra la ricostruzione delle condizioni climatiche dell'Italia tra il 200 a.C. e il 600 d.C., la prima realizzata con un'altissima risoluzione (pari a tre anni) analizzando i sedimenti recuperati nel golfo di Taranto. Lo studio è pubblicato su Science Advances da un gruppo internazionale di ricerca guidato dall'Università di Brema, in Germania.

Per ricostruire il clima del passato gli esperti ricorrono spesso all'analisi dei sedimenti di origine fluviale: possono infatti contenere resti di minuscoli organismi sensibili alla temperatura, veri e propri "termometri fossili" in grado di rivelare se in un dato periodo storico il clima fosse mite o rigido. Per lo studio sull'antica Roma, i ricercatori hanno pensato di esaminare i sedimenti recuperati dal fondale marino del golfo di Taranto, un'area geografica dove le correnti marine trasportano i sedimenti riversati nell'Adriatico dal Po e dai maggiori fiumi dell'Appennino che per secoli hanno "drenato" il cuore dell'Italia.

Nei campioni è stata valutata in particolare la presenza di dinoflagellati, microscopiche alghe unicellulari più abbondanti nei periodi freddi, e di sedimenti di origine vulcanica utili alla datazione degli strati. In questo modo è stata ricostruita la sequenza temporale con cui si sono susseguiti i periodi freddi e la si è messa a confronto con quanto riportato dai documenti storici. È così emersa una chiara associazione tra ondate di freddo e diffusione di pandemie.

Nello specifico, i risultati mostrano un clima stabile tra il 200 e il 100 a.C., seguito da una serie di impulsi freddi, come quello avvenuto tra il 160 e il 180 d.C. nel periodo della peste antonina, quello tra il 245 e il 275 d.C. che coincise con la peste di Cipriano, e quello documentato dopo il 500 d.C. associato alla peste di Giustiniano.

Secondo gli autori dello studio, il clima rigido potrebbe aver contribuito alla diffusione delle malattie sia in modo diretto, indebolendo le difese immunitarie degli antichi Romani, sia in modo indiretto, riducendo la produttività delle coltivazioni.

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