Pensiero

È morto Frans de Waal, studiò i primati per capire l'umanità

Il primatologo olandese, celebre per i suoi studi su scimpanzé e bonobo che hanno portato a una nuova visione dell'altruismo, aveva 75 anni

Frans de Waal (foto di Catherine Marin, CC BY 2.5, via Wikimedia Commons)
17 marzo 2024
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Il primatologo ed etologo olandese Frans de Waal è morto giovedì 14 marzo all’età di 75 anni. Le sue ricerche sul comportamento e l’intelligenza sociale dei primati, in particolare di scimpanzé e bonobo, sono state molto importanti non solo per la comunità scientifica: de Waal ha infatti contribuito a modificare il nostro modo di concepire il mondo animale e, di conseguenza, anche la nostra concezione di umanità.

Nel 1975, durante il suo dottorato all’Università di Utrecht, de Waal iniziò uno studio durato sei anni della colonia di scimpanzé dello zoo di Arnhem, una delle comunità più grandi in cattività. Le sue ricerche sul comportamento di questi animali misero in luce strategie sociali molto complesse e una intelligenza che de Waal definì “machiavellica” per la capacità di pianificare le decisioni in base alle previsioni del comportamento degli altri individui. Questo studio portò alla pubblicazione di diversi articoli scientifici e alla pubblicazione del suo primo libro divulgativo, ‘La politica degli scimpanzé’ (pubblicato in italiano nel 1984). In questi primi lavori, e ancora di più nelle opere successive, de Waal non ha esitato ad attribuire emozioni e intenzioni ai primati. Una scelta che ha aperto la strada ai successivi studi sulla cognizione dei primati e soprattutto che ha rappresentato una delle più solide critiche a quello che potremmo definire “eccezionalismo umano” e che attribuisce agli esseri umani caratteristiche uniche.

Già Charles Darwin sostenne, in un celebre passaggio di ‘L’origine dell’uomo’ del 1871, che la differenza tra gli esseri umani e i “mammiferi superiori” è anche per le capacità mentali “di grado e non di genere”; tuttavia quella differenza di grado sembrava a tutti più che sufficiente per tracciare una linea netta tra una umanità in grado di costruire una società fondata sul ragionamento morale e una animalità basata invece sull’istinto. De Waal di fatto cancellò questa linea. “Per esperienza personale so che gli scimpanzé perseguono il potere in modo inesorabile come fa certa gente a Washington e non dimenticano i servizi resi e quelli ricevuti come si fa in un mercato di scambio” scrisse in ‘Primati e filosofi’, uno dei suoi libri più conosciuti.

De Waal respinse fermamente quella che chiamava “la teoria della patina”, l’idea che l’altruismo e la collaborazione tra individui fossero il frutto della ragione e della civilizzazione, una sottile (e fragile) patina su una natura animale di egoismo e aggressività. La moralità umana è il frutto dell’istinto sociale che troviamo non solo tra gli esseri umani, ma anche negli altri animali.

È uno dei grandi insegnamenti di de Waal: gli animali, umani e non umani, non sono semplici macchine biologiche impegnate in una lotta per la sopravvivenza e l’affermazione del più forte. Non è possibile comprendere il comportamento animale senza considerare emozioni complesse e principi morali.

Le ricerche di de Waal hanno influenzato la ricerca in ambito scientifico – i già citati studi sulla cognizione dei primati per quanto riguarda la cooperazione, l’altruismo e l’equità – e non solo, rinnovando ad esempio le filosofie dei sentimenti. De Waal ha sostenuto, con competenza e gentilezza, una nuova immagine della natura umana e animale che ha avuto importanti conseguenze in ambito etico. Sia per quanto riguarda il nostro rapporto con gli animali, verso i quali dovremmo avere degli obblighi morali, sia per quanto riguarda le basi dell’etica che, come argomentato dallo stesso de Waal nel libro ‘Il bonobo e l’ateo’, non trovano giustificazione nella religione.

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