Culture

Condividere le lingue

Lavorare insieme sui testi, condividere esperienze: ancora aperte le iscrizioni all’evento letterario dedicato ad autori e traduttori

30 agosto 2019
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Il testo che leggerete è tradotto, sotto la supervisione dell’intervistato, dal francese: premessa doverosa, dal momento che si parla degli Incontri di Bienne, manifestazione dedicata appunto alla traduzione la cui tredicesima edizione, coordinata da Alexandre Lecoultre, si terrà l’1 e 2 febbraio 2020 – e c’è ancora qualche giorno per candidarsi con un testo inedito (per i dettagli vedi www.bielergespraeche.ch).

Lecoultre, qual è l’obiettivo degli Incontri di Bienne?

L’associazione degli Incontri di Bienne organizza l’omonimo evento letterario che si svolge all’inizio di ogni anno a Bienne, presso l’Istituto svizzero di letteratura. Per due giorni, persone provenienti dalle diverse regioni linguistiche della Svizzera e dei Paesi vicini si incontrano, condividono le loro esperienze in una serie di seminari. Si tratta di un evento unico, innanzitutto perché gli atelier mischiano le tre lingue nazionali. Inoltre ai nostri incontri non arrivano lavori finiti, perché si tratta di lavorare insieme su progetti personali in fase di creazione. E si lavora tutti insieme alla pari, indipendentemente dall’età o dalla fama – e sempre a partire da un testo concreto, il che crea un’atmosfera unica. Infine mettiamo sullo stesso piano i testi originali e quelli tradotti, il che apre ad appassionate discussioni tra autori e traduttori, considerati questi ultimi autori delle loro traduzioni. Un’esperienza unica – che abbiamo voluto gratuita e accessibile a tutti.

In concreto, come si svolgono le attività?

Durante i due giorni degli Incontri ci sono diversi tipi di seminari che si svolgono in parallelo – permettendoci di lavorare in piccoli gruppi. Abbiamo ad esempio un laboratorio di scrittura creativa, un laboratorio di traduzione sperimentale in cui le persone traducono insieme un testo, un laboratorio di traduzione in cui vengono confrontate diverse traduzioni proposte, un laboratorio dove vengono discussi testi selezionati in presenza degli autori eccetera. Sono previste lunghe pause tra i seminari e le discussioni continuano nelle sale, nei corridoi, intorno al buffet o nel giardino. L’atmosfera è molto amichevole, genera bellissimi incontri e talvolta nascono collaborazioni che portano a progetti di pubblicazione.

Quanto è importante per un traduttore il confronto con altri?

Il dialogo è una componente essenziale della traduzione. Tuttavia, spesso traduttori e traduttrici lavorano da soli – e, come dice Jean-Baptiste Para, tradurre vuol dire fare delle scelte. Incontrare altri traduttori ti permette di confrontare queste scelte, di vedere altri modi di fare le cose. Inoltre, traduciamo spesso da una lingua a un’altra, ma gli Incontri di Bienne ci consentono di confrontare le traduzioni in diverse lingue; questo è cruciale perché ogni lingua ha le sue risorse, i suoi vincoli, i suoi suoni, i suoi misteri – si affrontano sfide differenti, ad esempio, traducendo Perec in italiano o in tedesco, ma ci sono comunque convergenze. Inoltre, gli autori sono spesso molto sorpresi nello scoprire il lavoro certosino che i traduttori svolgono sui loro testi – e i traduttori sono curiosi di scoprire i nuovi esperimenti degli autori.

Prima sono stati citati i laboratori di scrittura creativa. Ma la traduzione, basandosi su un testo già esistente, quanto può essere creativa?

La traduzione è una forma di scrittura creativa, e questo per due motivi. Innanzitutto, si deve creare un testo nella propria lingua, il che equivale a trovare le parole “giuste”. Tuttavia, sappiamo che ci sono traduzioni diverse (e scritte nella stessa epoca) di un testo, traduzioni che offrono al lettore esperienze diverse. È una questione di sensibilità. Non esiste una traduzione neutra: è un mito, come è un mito la scrittura neutra criticata da Barthes. Prendiamo ad esempio le numerose traduzioni degli haiku giapponesi per scoprire che una rana ha mille modi per saltare in uno stagno – e altrettanti ne ha il lettore di viverli. Il secondo punto importante è che traduciamo nella lingua del nostro tempo. Le lingue, inclusa la nostra, si muovono con la loro immaginazione e i loro referenti. Tradurre, come scrivere o leggere, è un’esperienza in tempo reale. Riprendendo un esempio di Becker, un lettore del Seicento non legge il ‘Re Lear’ di Shakespeare nello stesso modo di un lettore nel 2019 – anche di fronte allo stesso manuscritto.

Il lavoro di traduzione è adeguatamente riconosciuto – a livello economico e sociale?

Nel mondo della traduzione nessuno è pienamente soddisfatto, ma negli ultimi anni si sono registrati progressi – che variano da Paese a Paese e da editore a editore. Fortunatamente, oggi il nome del traduttore viene sempre più spesso menzionato sulla copertina dei libri e nei programmi degli eventi letterari. Abbiamo iniziato a renderci conto che il testo che leggiamo e di cui parliamo – sebbene non esisterebbe se l’autore originale non lo avesse scritto – è stato effettivamente creato dal traduttore. Economicamente, è ancora raro che i traduttori ricevano una provvigione sulle vendite, anche se accade, talvolta, che un libro venda meglio in traduzione. Detto questo, la creazione letteraria non è mai molto gratificante: il traduttore è almeno pagato per il proprio lavoro al momento della consegna, mentre gli autori di solito ricevono solo una percentuale sulle vendite.

Varia di Paese in Paese: e in Svizzera? Come realtà plurilingue, si può fare di più?

Si può e si deve sempre fare di più. Ma per fortuna, nonostante le polemiche (giustificate) che sorgono di volta in volta, in Svizzera c’è una certa sensibilità per le questioni linguistiche – con persino un certo orgoglio nell’essere un Paese multilingue. Ci sono anche fondi pubblici e privati per sostenere la creazione e la traduzione letteraria, da cui dipende anche la nostra associazione. Ma occorre che le persone approfittino di queste opportunità: gli Incontri di Bienne ricevono regolarmente un generoso contributo dal Canton Ticino attraverso l’Aiuto federale per la lingua e cultura italiana – contributo che ci consente di rimborsare le spese degli autori e dei traduttori che vengono a Bienne dalla Svizzera italiana. Siamo molto lieti di aver già ricevuto eccellenti candidature dagli scrittori ticinesi quest’anno. Ci aspettiamo un’edizione 2020 molto appassionante per chi parla italiano, ma vorremmo avere più traduttori ticinesi, che invito a registrarsi!

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