Ticino

‘Troppa burocrazia, in Ticino è difficile fare impresa’

È quanto emerso dalla tavola rotonda organizzata dall’Aiti presso la start-up Myia a Biasca. Christian Vitta: ‘Recuperare la fiducia verso chi opera’

Gli ostacoli burocratici sono un problema per gli imprenditori in Ticino
(Ti-Press)
17 novembre 2023
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«È difficile fare impresa in Ticino perché l’apparato statale burocratico è troppo pesante. Sono tante le aziende che per questo motivo si trasferiscono altrove». È quanto emerso dalla tavola rotonda organizzata stamane a Biasca dall’Aiti, l’Associazione industrie ticinesi, presso la start-up Myia Sa. Start-up che, attraverso un processo innovativo presentato oggi e proposto per la prima volta in Svizzera, si occupa di convertire gli scarti organici grazie alla mosca soldato nera – allevata all’interno dello stabilimento – per ottenere farina proteica, olio, fertilizzante e chitina.

Che sia difficile fare impresa in Ticino lo afferma proprio il presidente del Consiglio di amministrazione di Myia Andrea Galli. E continua: «Credo che il compito dello Stato sia quello di supportare le aziende nel loro sviluppo. Aziende che devono essere considerate come un motore di traino di un territorio. È necessario alleggerire l’apparato burocratico, perché altrimenti il substrato aziendale ticinese diminuirà».

‘Sbagliare è permesso, se non si sbaglia non si cresce’

Le difficoltà di accesso agli strumenti finanziari classici non sono dunque da trascurare e possono rivelarsi un fattore di rischio per il tessuto imprenditoriale ticinese. Per Luca Bolzani, membro del Consiglio di amministrazione di Myia, «esiste un’evidente reticenza da parte dell’ente pubblico nel decidere di rischiare investendo su queste iniziative. Sarebbe interessante proporre degli strumenti più incisivi e attenti a realtà di sviluppo di questo tipo».

Tali ostacoli sono poi ancora più difficili da superare quando si tratta di nuovi progetti come nel caso delle start-up. Tant’è, afferma il presidente di Aiti Oliviero Pesenti, che «è questo il vero tema del futuro ed è qui che sarà importante avere una collaborazione sempre più stretta tra economia e politica che determinerà il futuro economico del nostro cantone». Per Pesenti, «stiamo vivendo una fase di profonda trasformazione nel modo di fare economia e industria. Dobbiamo avere tutti insieme, economia e politica, gli stessi obiettivi e lo stesso coraggio. Coraggio di osare, anche sbagliando, ma agendo». E prosegue: «Senza coraggio rischiamo di rimanere fermi su noi stessi. Il capitale di rischio è una delle questioni essenziali per qualsiasi impresa, ma ancora di più per le start-up. Rispetto alla cultura anglosassone, dove chi osa è premiato, noi abbiamo purtroppo troppa paura di osare. Sbagliare invece è permesso, perché se non si sbaglia non si cresce». Pesenti si augura quindi che si trovi un modo di «aiutare le start-up a prendere avvio sostenendole finanziariamente».

‘La burocrazia è il nemico giurato di chi ha voglia di portare avanti un progetto’

Anche il consigliere di Stato e direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta ha preso parte alla visita della start-up a Biasca e alla tavola rotonda. «Bisogna recuperare un po’ di sana fiducia verso chi opera. C’è sicuramente una questione culturale, ma allo stesso tempo anche la politica dovrebbe essere più consapevole che non è necessario enfatizzare ogni piccolo inciampo di percorso. Altrimenti va a crearsi un clima di paura che porta i funzionari a decidere di tutelarsi». Rimpallarsi le responsabilità per non finire alla gogna insomma.

Sul tema è intervenuto anche il granconsigliere e presidente del Plr Alessandro Speziali: «Sempre più risorse delle aziende finiscono nella gestione e nel superamento degli ostacoli. È una battaglia che vale ancora la pena portare avanti? È da anni che suonano dei campanelli di allarme perché la bulimia normativa galoppa, ogni tanto per colpa del Gran Consiglio, ma anche a causa dell’applicazione della legge». E propone: «Per sciogliere qualche nodo, sarebbe utile che, ogni volta che un’azienda si trova davanti a un esempio concreto di disfunzionamento, lo segnalasse al parlamento o al governo. Questi sono gli ultimi anni in cui avrà ancora senso farlo, perché se continuiamo di questo passo fra cinque anni anche la nostra amministrazione sarà molto mediterranea. E si vedono poi gli effetti sull’economia reale».

La necessità di ritrovare uno spirito di impresa è stata sottolineata anche dal deputato liberale radicale Matteo Quadranti: «Viviamo in un’epoca di incertezze. La tendenza è quindi quella di premiare le politiche che promettono sicurezza creando però un certo immobilismo. Dobbiamo riuscire a far passare uno spirito d’impresa e una cultura del rischio che il ticinese non ha. Anche le banche dovrebbero aprirsi maggiormente a fare più credito commerciale senza i soliti parametri».

Gli ostacoli burocratici restano dunque uno dei principali problemi per gli imprenditori in Ticino. «La burocrazia nel nostro Paese – rileva Pesenti – è il nemico giurato di chi ha voglia di portare avanti un progetto. Uno studio dell’Università di San Gallo ha concluso che il costo della burocrazia svizzera equivale al Pil nazionale lordo, vale a dire 70 miliardi di franchi. Lo Stato deve essere amico dell’impresa, perché è nell’interesse di tutti, dello Stato per primo».

‘Un cambiamento strutturale nella mentalità dei giovani rispetto al lavoro’

La reperibilità di manodopera è stata al centro delle considerazioni conclusive della tavola rotonda. «Si tratta di una delle sfide – sostiene Vitta – che toccherà nei prossimi anni le società occidentali. Non solo per delle ragioni demografiche, ma a causa di un cambiamento strutturale che abbiamo osservato in particolare nelle giovani generazioni da dopo la pandemia. Nella scala dei valori dei giovani la priorità era data fino a qualche anno fa al lavoro, oggi non è più così. Non si vuole più lavorare a tempo pieno e non necessariamente la carriera professionale va di pari passo con il sentirsi realizzati. I giovani sono la forza lavoro di domani. Il tema è dunque estremamente importante, ma anche delicato. Non tutte le attività possono offrire una combinazione ottimale di tempo parziale. D’altro canto è anche chiaro che per mantenere un certo benessere nella società ci vogliono anche dei presupposti».

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