La Clinica Moncucco si appella al Tribunale federale e contesta il regolamento che limita i medici attivi in alcune specializzazioni ambulatoriali
Trovano un altro ostacolo le due misure messe in campo dal Consiglio di Stato per cercare di contenere i costi sanitari nel settore ambulatoriale, una delle voci di spesa che ha registrato l’aumento maggiore negli ultimi anni. La Clinica Moncucco di Lugano ha infatti inoltrato ricorso al Tribunale amministrativo federale (Taf) contro il regolamento che vuole limitare il numero massimo di medici in alcune specializzazioni. Il ricorso segue a stretto giro quello dell’Ordine ticinese dei medici che si sono opposti, sempre con un ricorso al Taf, alla riduzione del punto Tarmed per le spese ambulatoriali da 0,93 a 0,91 franchi. Le due misure dell’esecutivo, va ricordato, seguono la revisione della Legge federale sull’assicurazione malattia (LAMal) che attribuisce ai Cantoni, tra le altre cose, il compito di contenere il numero di nuovi medici autorizzati a fornire prestazioni nel settore ambulatoriale.
Il regolamento – presentato a inizio luglio dal governo e che arriva dopo il via libera del Gran Consiglio ai decreti legislativi su questo tema – dovrebbe entrare in vigore il 1° luglio 2025 e si inserisce in quello che è stato definito come “modello di regressione”. Ovvero: ai Cantoni sarà data la possibilità di pilotare il numero massimo di medici stabilendo anche delle soglie inferiori a quelle attuali oltre le quali non rilasciare nuove autorizzazioni. “Occorre trovare il giusto equilibrio garantendo cure di qualità e in quantità adeguata alla copertura della necessità”, aveva affermato il direttore del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa, che aveva inoltre specificato: “Alcune discipline che riteniamo fondamentali non saranno toccate da questi limiti. Ad esempio i medici di famiglia, che sono figure centrali sia nella cura di base a tutta la popolazione sia nel contenimento dei costi”.
A ricorrere contro il regolamento che vuole introdurre il Consiglio di Stato per limitare il numero massimo di medici in alcune specializzazioni, come detto, c’è la Clinica Moncucco di Lugano. «Il ricorso è al momento pendente e non mi sembra corretto esprimersi prima che lo faccia il Tribunale federale. Eventualmente commenteremo a bocce ferme», afferma alla ‘Regione’ il direttore Christian Camponovo. «In ogni caso – precisa Camponovo – non siamo contrari alla regolamentazione dell’attività ambulatoriale di medici e strutture sanitarie, ma riteniamo che il tema sia troppo importante per liquidarlo con un decreto che assegna tutte le competenze al Consiglio di Stato. D’altra parte la nostra posizione è quella espressa anche dal Tribunale Amministrativo del Canton Basilea Campagna che diceva in modo chiaro che la questione va regolamentata nel dettaglio, non delegando ad altre istanze come vorrebbe fare il Gran Consiglio ticinese».
Un’idea sulle specializzazioni più presenti nel settore ambulatoriale era stata data dal Dss a fine marzo, con la messa in consultazione del messaggio sul regime transitorio in vigore fino al 2025. La pediatria, ad esempio, in Ticino ha un tasso di approvvigionamento del 122%. Il più alto della Svizzera. Sopra la media nazionale, come afferma il rapporto Obsan 2022, anche la radiologia (119%) e la medicina interna generale (107%). Sotto la media, invece, la psichiatria e psicoterapia infantile e adolescenziale (61%).
A essere contestata, con un ricorso di quasi 160 pagine inoltrato al Taf dall’Ordine ticinese dei medici, è anche la riduzione del punto Tarmed per il settore ambulatoriale, l’altra misura per il contenimento dei costi messa sul tavolo dall’esecutivo cantonale. “Contestiamo le cifre esposte degli assicuratori malattia che secondo noi non hanno alcun fondamento scientifico, ma che il Consiglio di Stato ha sottoscritto tacitamente”, aveva affermato a questo giornale Franco Denti, presidente dell’Ordine. “I costi medici per paziente in Ticino sono nella, se non addirittura sotto, media svizzera”.