La deputata Plr: ‘Non si fanno riforme e si aumenta la spesa’. Il direttore del Di replica schietto: ‘Il parlamento ripristini i compiti a casa'
Il soporifero secondo pomeriggio di dibattito sui singoli dipartimenti in vista del voto sul Consuntivo ’22, con molti degli interventi che poco avevano a che fare col Consuntivo ’22, si è acceso quando – erano circa le 18 – il Gran Consiglio è passato a discutere del Dipartimento istituzioni. La miccia l’ha accesa la deputata del Plr Natalia Ferrara, che ha attaccato frontalmente il direttore del Di Norman Gobbi.
«Il primo dato, oggettivo e disarmante, è che il suo Dipartimento, ossia chi lo dirige, non fa le riforme ma aumenta la spesa: nell’ultimo anno di svariati milioni» è la prima carineria di Ferrara dedicata a Gobbi, ma si è solo all’inizio. La granconsigliera liberale radicale va giù secca come una noce: «Partiamo da ‘Giustizia 2018’, un progetto non solo superato ma ormai sepolto. Quante risorse sprecate? Quante ore, giorni, settimane, mesi, anni di addetti ai lavori ed esperti? Quanti milioni?».
E, passando al Palazzo di giustizia, affonda: «Nella Commissione della gestione e dinanzi all’opinione pubblica il direttore del Di ha spiegato la bontà della proposta dell’acquisto dello stabile Botta, peccato non sia riuscito a convincere nemmeno il suo partito». Il Plr però ci sta, è di Matteo Quadranti il rapporto che arriverà in aula a settembre e che ne caldeggia l’acquisto. Perché, riprende Ferrara, «nel nuovo Palazzo di giustizia si dovrebbe rendere il lavoro più efficiente, rafforzando anche il ruolo dei segretari giudiziari», sul quale parte un’altra entrata a gamba tesa: «Nel 2019 è stato accettato il potenziamento del Ministero pubblico con la promessa di Gobbi di estendere le competenze decisionali dei segretari giudiziari, sono passati quattro anni e tutto è rimasto come prima».
Restando all’attualità, Ferrara ne ha anche per ‘Ticino 2020’: «A otto anni dall’avvio di quest’altro importante cantiere, con diversi anni di ritardo, il direttore del Di ha annunciato che è finalmente pronto il progetto che definisce la riorganizzazione dei compiti svolti dal Cantone e dai Comuni e dei relativi flussi finanziari. Attenzione però, intendiamoci sul concetto di ‘pronto’». Il tutto, citando anche uno dei soprannomi di Gobbi: «Serve un cambio di marcia su questi dossier, non occorre un 4x4 ma, certamente, almeno aver inforcato la prima e io credo che dopo 12 anni in governo, onorevole Gobbi, questo sia dovuto e anche fattibile».
Riguadagnata l’attenzione dei cronisti, ci si aspettava dei fuochi d’artificio verbali non arrivati con una risposta che Norman Gobbi costruisce all’insegna della schiettezza. Sulla giustizia replica che «funziona, è stata potenziata e con numerosi investimenti», mentre sui segretari giudiziari rammenta che «qualche compito a casa il parlamento dovrebbe ripristinarlo, perché il messaggio governativo del 2019 è stato evaso solo in parte e sospendendo per ulteriori approfondimenti della Commissione ‘giustizia e diritti’ sull’estensione delle competenze». Poi, è lo stesso Gobbi a rimarcare che «sulle riforme in ambito giudiziario ho ammesso più volte che la mia ampia fiducia che il Cantone possa raccogliere le opportunità si è un po’ infranta», ma che «la giustizia e lo Stato funzionano con le persone, e lo spirito di servizio di tutti, dai magistrati eletti dal parlamento ai pompieri volontari, con tutti coloro che sono compresi nel ventaglio, portano al buon funzionamento del Paese: e questo, deputata Ferrara, ci mantiene sani e attrattivi».
Sul Palazzo di giustizia, Gobbi ricorda che «è un investimento generazionale, che porterà i suoi frutti per almeno cinquant’anni. Bisogna prendere una decisione, anche con il voto del popolo (su questo l’Udc con Paolo Pamini ha assicurato il ricorso al referendum finanziario obbligatorio, ndr), ma che dia una prospettiva perché così non si può andare avanti».
Rispondendo a Sabrina Gendotti (Centro), Gobbi infine ha sottolineato da un lato che «a oggi per i criteri del progetto federale di digitalizzazione ‘Justitia 4.0’ solo due strutture sarebbero in grado di rispondere tecnicamente al fabbisogno», dall’altro si è concentrato sul tema radar. Anche qui con la schiettezza che gli appartiene: «Ci sono varie sensibilità sui controlli di velocità, mi permetto di dire soprattutto tra chi viene fotografato e chi no. Se è vero che sono aumentati, l’incasso da multe è di 50 centesimi su 100 franchi. Vedo difficile pensare che il Dipartimento faccia cassetta per risanare le finanze così».
Tre ore e dieci minuti. Tanto è durata la discussione fiume sul rendiconto consuntivo del Dipartimento educazione, cultura e sport (Decs). Oltre a domande, considerazioni e richieste di chiarimento alla nuova direttrice Marina Carobbio, non sono mancate critiche all’ex capo dipartimento Manuele Bertoli accusato da diversi deputati di verticismo e scarsa capacità di ascolto, con l’auspicio – «sostenuto da buone premesse», a detta di molti – di un cambio di passo in questo senso.
A snocciolare le cifre sull'aumento di spesa «che si è gonfiata nella misura di un quinto tra il 2015 e il 2022» è il democentrista Paolo Pamini: «L’assunzione di docenti ha continuato ad aumentare ma io non vedo particolari cambiamenti nella qualità dell'insegnamento e nella soddisfazione dei bisogni». Un incremento che si rileva anche in confronto al Preventivo 2022, come ammette Carobbio, «a causa – spiega la direttrice del Decs – della crescita della sezione della pedagogia speciale per rispondere a un aumento delle necessità e delle casistiche degli allievi con bisogni particolari. Ma anche perché per volere del Gran Consiglio sono aumentate le sezioni, mentre è pure cresciuto il fabbisogno di docenti di integrazione per gli allievi fuggiti dalla guerra in Ucraina». Carobbio rileva pure un maggior numero di classi per i Corsi passerella a causa dell’eliminazione del numero chiuso, ora però reintrodotto: «Nei prossimi mesi presenteremo un messaggio sulla valutazione di questo Corso, con e senza numero chiuso, e sarà il Gran Consiglio a decidere come proseguire». Dal profilo finanziario la consigliera di Stato tiene però a mettere in risalto una classifica definita rilevante: «In percentuale nel 2019 (dato più recente disponibile, ndr) la spesa pubblica del Ticino per il settore dell’educazione rispetto agli altri Cantoni si attesta al 20esimo posto e a livello di Prodotto interno lordo al quartultimo».
Passando in rassegna parte nei numerosi altri temi sollevati, Carobbio sottolinea la propria disponibilità al dialogo, già iniziato con vari attori del mondo della scuola – «senza tralasciare quelle professionali» – e che proseguirà nei prossimi mesi. Così come la propria volontà di seguire da vicino la sperimentazione per il superamento dei livelli che prenderà il via a settembre, nonché l’attenzione per il crescente problema del disagio giovanile: «In questo ambito è necessario un lavoro congiunto tra Decs e Dss, con una collaborazione da rafforzare in modo che non venga caricato tutto il peso sulle spalle dei docenti».
Sollecitata a varie riprese sulla vicenda del direttore di scuola media del Luganese condannato per atti sessuali con alunne minorenni, Carobbio ribadisce la ferma condanna a quanto successo e rimarca le misure che il dipartimento ha deciso di implementare «per far sì che ci sia un cambiamento culturale e non sia mai più tollerato nessun comportamento inadeguato», e si dice altresì in prima linea per combattere le discriminazioni di genere a vari livelli. Nel poco tempo rimastole a disposizione, la direttrice del Decs fa infine un accenno alla cultura, ambito in cui «in particolare desidero mettere l'accento sull’attività indipendente, collaborando anche con le Città per la ricerca di spazi adeguati».