Oggi i festeggiamenti per il presidente della Confederazione. Le tappe ticinesi: Airolo, Biasca, Bellinzona e Lugano
Il treno speciale per i festeggiamenti del presidente della Confederazione ha lasciato la stazione di Berna poco dopo le 11. Direzione: il Ticino. Poco prima d’iniziare il viaggio, Ignazio Cassis si è rivolto ai media, dicendo di essere «felicissimo che il Canton Ticino, il mio cantone di domicilio, abbia voluto organizzare questa festa quasi un quarto di secolo dopo l’ultima, quella tenutasi per l’allora presidente Flavio Cotti», per poi proseguire il discorso sulle problematiche incontrate durante quest’anno in seno al governo elvetico. «Difficilmente era immaginabile avere un anno più difficile, con due crisi che si accavallano (la pandemia e la guerra) di cui stiamo ancora avvertendo le conseguenze. È stato un anno difficile da gestire, si è sentita la necessità di avere un presidente che desse un volto e un segnale positivo alla coesione del nostro Paese. Sono comunque soddisfatto di quanto fatto in queste situazioni estremamente difficili. Il nervosismo si sente, lo si sente anche nelle critiche. Ma con occhi oggettivi possiamo dire che la Svizzera è gestita molto bene».
Dopo l’intervento di due studenti liceali e l’esecuzione del salmo svizzero, Cassis ha poi preso la parola: «È proprio vero che la Svizzera è un corpo non con un solo cuore ma con più cuori». Inizia così, con una metafora evocativa, il discorso. Dopo i ringraziamenti di rito, il presidente si rivolge direttamente al pubblico e alla gente, presente e non. «Ciascuno di voi è un tassello di Svizzera. Qualsiasi sia la vostra lingua, origine, funzione. Indipendentemente dalle nostre idee, ovunque voi siate: qui oppure altrove, comodamente seduti sul divano. Voi tutti, noi tutti, siamo la democrazia. Quella democrazia che è il motore della nostra società. Quindi questa è la vostra festa. È la nostra festa».
Cassis ha poi ripercorso sul palco il viaggio intrapreso questa mattina: «La gioia di tornare a casa oggi raddoppia, perché con me sono venuti illustri ospiti. Di tutte le autorità federali e cantonali. Siamo partiti in treno da Berna e ci siamo presi il tempo di ripercorrere la via storica del San Gottardo con la famosa chiesetta di Wassen che si vede tre volte e che abbiamo dimenticato di guardare, perché non ci passiamo più. Ci siamo fermati ad Airolo, a Biasca, il paese d’origine della mia adorata moglie, a Bellinzona e qui a Lugano accogliendo man mano i rappresentanti delle altre Città e degli altri Comuni. Il mio auspicio è che l’intera Svizzera italiana si senta protagonista di questa festa. 24 anni dopo l’ultima festa per l’ultimo presidente italofono della Confederazione».
Ma non solo di Ticino e Svizzera si è parlato. Il presidente ha infatti ricordato la situazione politica internazionale e il conflitto in Ucraina: «Si combatte una guerra in nome di un’identità, contro un’altra identità. Una lingua contro un’altra lingua. La lingua può quindi, delle volte, diventare un’arma, un’arma che può uccidere. Non sottovalutiamo quindi la fortuna di vivere in una nazione dove la convivenza pacifica è possibile. Oggi festeggiamo la pluralità del nostro Paese, quel collante che ci unisce anche se ridiamo, parliamo e sogniamo in lingue diverse, anche se abbiamo idee politiche diverse, anche se siamo confrontati con crisi che ci fanno sentire meno sicuri rispetto a pochi anni fa. Crisi che però non ci hanno diviso e non ci divideranno».
Il convoglio ha raggiunto il cantone nel primo pomeriggio. Prima tappa Airolo, dove il presidente è stato accolto da un accompagnamento musicale alla presenza delle autorità comunali. Cassis si è poi diretto verso il Monumento alle vittime del lavoro di Vincenzo Vela, per un momento di raccoglimento, per poi ripartire verso Biasca, seconda tappa del viaggio. Qui, il presidente della Confederazione è stato accolto attorno alle 14 dalle autorità del Comune rivierasco. Lo stop successivo a Bellinzona, dove Cassis è stato accolto dal sindaco Mario Branda e dalle autorità comunali del capoluogo del Ticino. La breve sosta, simile alle due precedenti, ha permesso al ticinese di incontrare anche Claudio Zali e Manuele Bertoli, mentre gli altri rappresentanti del Consiglio di Stato si trovavano già bordo del treno speciale partito da Berna. La destinazione finale è stata Lugano, dove il presidente della Confederazione è arrivato intorno alle 15 per i festeggiamenti con la popolazione in Piazza della Riforma dove ha tenuto il suo discorso, e, a seguire, la cerimonia – riservata agli invitati ufficiali – al Centro Esposizioni. Inizialmente prevista per lo scorso dicembre, la tradizionale giornata di festeggiamenti per la nomina a presidente della Confederazione è stata rinviata a settembre a causa del Covid-19.