Elaborato un documento indirizzato ai datori di lavori. L'Ocst chiede invece alla Seco di adottare misure straordinarie per le ditte ticinesi
Dopo l'informazione trasmessa dal Consiglio di Stato, a seguito delle numerose richieste ricevute anche l'associazione Industrie ticinesi (Aiti) ha allestito un documento indirizzato ai datori di lavori, che verrà aggiornato in base all'evolversi della situazione relativa al coronavirus. "È immaginabile che nel caso in cui in azienda uno o più collaboratori risultassero positivi al coronavirus, bisognerà informare prontamente il medico curante rispettivamente la guardia medica all’estero, ma anche l’ufficio del medico cantonale. Sulla base dei controlli sanitari che saranno effettuati – si legge ancora nel comunicato – l’autorità competente prenderà le decisioni necessarie".
"Se si verificasse una grave pandemia influenzale, che colpisse fino al 25% della popolazione, non sarebbe priva di conseguenze per l'economia. Laddove i processi aziendali fossero fortemente perturbati, i datori di lavoro dovrebbero concentrarsi sulla garanzia delle funzioni fondamentali della loro azienda e, ad esempio, determinare quali prodotti potrebbero essere temporaneamente eliminati. In caso di una grave carenza di personale, dovrebbero essere definite anche le funzioni chiave e i sostituti indispensabili per le operazioni. In una fase iniziale dovrebbero essere prese in considerazione anche istruzioni di più ampia portata sul lavoro da casa o sullo spostamento delle riunioni personali in videoconferenze o conferenze telefoniche".
Aiti sottolinea come la priorità attuale sia quella di ridurre al minimo il rischio di infezione sul posto di lavoro. "Per proteggere la salute dei suoi collaboratori, il datore di lavoro in Svizzera è tenuto ad adottare tutte le misure adeguate nell'ambiente di lavoro. Per adempiere a questo obbligo di diligenza, il datore di lavoro ha – a seconda della situazione – un diritto molto ampio di impartire istruzioni. Per l'esercizio responsabile di questo dovere di diligenza è necessaria una grande sensibilità, poiché occorre trovare un equilibrio tra il dovere di diligenza e la continuazione indisturbata dell'attività".
Aiti ricorda di fare riferimento al manuale pandemico della Confederazione per l’implementazione in azienda delle misure organizzative, interne e di comunicazione.
Nel documento Aiti fornisce tutta una seria di risposte e indicazioni a situazioni in cui potrebbero trovarsi i datori di lavoro. Ne riportiamo alcune.
Sempre sul fronte dell'economia, con una lettera inviata alla Segreteria di Stato dell'economia (Seco), il sindacato Ocst espone la preoccupazione che la situazione relativa al virus porti alla crisi di molte aziende ticinesi e a un importante aumento della disoccupazione. A tal proposito, il sindacato "ritiene che lo strumento del lavoro ridotto sia il solo in grado di sostenere le imprese in questo difficile momento", e chiede "che il Consiglio federale adotti le misure straordinarie previste dall’Ordinanza sull’Assicurazione disoccupazione. La situazione – continua l'Ocst – sta evolvendo velocemente e in maniera imprevedibile. Chiediamo per questo che le aziende possano far capo a questo strumento usufruendo di un termine di preannuncio di soli 3 giorni (art. 58 OADI), e non 10 come oggi, e che possano usufruire del lavoro ridotto fino a 6 mesi, qualora la situazione non dovesse evolvere al meglio".
Il sindacato evidenzia le conseguenze, ancor più marcate, per il settore turistico ticinese. "Parecchi hotel stanno ricevendo tantissime disdette relative a riservazioni effettuate dai clienti. Chiediamo per questo che le aziende legate al turismo possano usufruire del lavoro ridotto In un momento così straordinario, le perdite possono essere davvero ingenti. Per questo riteniamo necessario inoltre che vengano ridotti i giorni di attesa mensili da 2 a 1 (art. 50 OADI)".