Il deputato Giorgio Fonio intende portare la tematica davanti alla Commissione sanità e sicurezza sociale
Negli ultimi tempi la politica d'asilo è finita all'improvviso in cima all'agenda della politica, cantonale e federale (complice anche la campagna per le Elezioni federali). Per chi vive sulla frontiera l'arrivo dei flussi migratori fa parte della quotidianità da sempre. Di recente, però, il tema sembra essere diventato solo un problema, mettendo a confronto istituzioni, a più livelli, e una parte della società civile - come il movimento Mendrisiotto Regione Aperta - che non vuole ridurre tutto a una mera questione di ordine pubblico. Così, mentre si bussa alla porta di Palazzo federale - Elisabeth Baume Schneider è attesa a sud questo autunno -, le realtà locali (come Chiasso) si aspettano un supporto dalle autorità superiori.
Consigliere comunale a Chiasso (nonché gran consigliere), Giorgio Fonio ha in animo di farsi portavoce del disagio della sua cittadina in seno alla Commissione sanità e sicurezza sociale del parlamento, di cui è presidente; e ha quindi l'intenzione di proporre il dossier ai colleghi. Anche nelle stanze della politica cantonale, dunque, si è avvertita questa esigenza. «Ciò che si è percepito negli ultimi tempi è un certo malessere tra la popolazione nel confrontarsi con questa situazione, che ogni giorno appare sempre più delicata – ci spiega Fonio –. È evidente che questo stato di cose è negativo, a maggior ragione perché Chiasso e il Mendrisiotto sono sempre state regioni molto accoglienti, dove la multiculturalità è una ricchezza, dove vivono insieme davvero tante etnie. E questo è un valore aggiunto. È ovvio, davanti a questi numeri, sempre più importanti, ma soprattutto a questo tipo di migrazione concentrata in un piccolo territorio – riflette il deputato –, queste condizioni stanno creando delle distorsioni che, a mio parere, non fanno bene e in un certo senso sono pericolose».
A questo punto a livello parlamentare, concretamente, cosa si può fare? «Ciò che mi piacerebbe fare – ci dice –, visto che la problematica tocca la realtà locale ma investe al contempo l'intero cantone, è proprio aprire un dibattito sul piano commissionale, in modo che possa essere tematizzata e discussa, così da poter chiedere un ulteriore sostegno a livello cantonale. Il Consiglio di Stato ha scritto una lettera al Consiglio federale dicendo che è competenza federale: è ha ragione. Però, fintanto che da Berna non riceviamo un sostegno, Chiasso ha il diritto di ricevere un supporto dal Cantone».
Al di là che spetti a Berna agire e trovare delle soluzioni per migliorare la gestione dei flussi migratori, dal Cantone ci si aspetta, dunque, una mano? «È il principio della sussidiarietà. Quello che riesce a fare, l'autorità subordinata, lo fa. Qui però abbiamo un problema – rilancia –: i Comuni e la regione non riescono a risolvere le problematiche, di conseguenza è l'autorità superiore che deve intervenire».
Ha già in mente delle richieste puntuali da rivolgere all'esecutivo cantonale? «I temi sono sostanzialmente due – chiarisce Fonio –. Il primo è quello relativo alla sicurezza: quello che viene denunciato, infatti, è un problema di sicurezza. Lo ha fatto capire la capa dicastero Sicurezza pubblica di Chiasso Sonia Colombo Regazzoni e lo ha iniziato a manifestare anche il capo dicastero di Mendrisio Samuel Maffi. Quindi non è più solo una questione chiassese. E poi c’è un problema: il Cantone dovrà approfondire ulteriormente l'aspetto della forte concentrazione in un piccolo territorio di un numero importante di richiedenti l'asilo. Una forte concentrazione di migranti in una realtà relativamente piccola può innescare delle discussioni. Insomma – esplicita il deputato –, non può essere solo una piccola comunità come la nostra a risolvere questo problema».
Un nodo importante da sciogliere, quello della solidarietà nazionale - il Ticino è parte della Svizzera centrale -, su cui la convergenza appare corale. «Oggi la tematica è gestita solo a livello locale, con tutta una serie di problematiche che sfociano in continui interventi delle nostre forze dell’ordine, estremamente sollecitate – il Municipio ha conteggiato oltre 400 interventi, nella metà dei casi non generati però da reati, ndr –. Chiasso, d'altro canto, non deve rispondere solo alla questione migranti. Deve fronteggiare lo spaccio di stupefacenti, il disagio giovanile. Invece, buona parte delle risorse deve essere convogliata su quel fronte, quanto a ordine pubblico. Dirò di più: la Confederazione dovrebbe riconoscerci una parte dei costi della Polizia comunale e, perché no, della Cantonale».
La consapevolezza che la situazione migratoria oggi sia complicata, del resto, è evidente «Ma ciò che mi preoccupa – ci mette a parte Fonio – è il sentimento di insofferenza di una parte della comunità». Da questo punto di vista, lo stesso sindaco di Chiasso Bruno Arrigoni, in occasione della visita di una delegazione del Plr nazionale, ha evocato il rischio di una deriva razzista, in particolare confondendo i problemi di ordine pubblico con la politica d’asilo e la tradizione di accoglienza della Svizzera. «È proprio questo il problema. Se l’autorità superiore abbandona le regioni, il pericolo della crescita di fenomeni di intolleranza è maggiore – fa notare il presidente della Commissione –. Da quando vivo a Chiasso assisto a fenomeni migratori, ci siamo abituati, è la nostra realtà. Ciascuno di noi, infatti, conosce persone che prima erano dei rifugiati. Non abbiamo mai messo in dubbio quello che è il nostro ruolo e la nostra vocazione. Il problema adesso, però, è che l’aumento di coloro che arrivano qui e commettono dei reati, crea disordine pubblico: nell'immaginario collettivo queste persone restano impunite, venendo a mancare la sensazione di sicurezza, questa va a minare una sorta di coesione sociale che ha sempre funzionato. E questo messaggio dobbiamo riuscire a veicolarlo fino a Berna. Il Cantone può fare un intervento sul breve termine per aiutare il Comune, ma la gestione, va ribadito, della politica migratoria spetta alla Sem, all’autorità federale. Occorre sapere, comunque, che è fondamentale prendere seriamente quelli che sono i segnali che arrivano dal territorio».
In buona sostanza, ci fa capire di non aver notato da tempo una tensione come quella che si percepisce ora. «Oggi – chiarisce – siamo oltre ciò che abbiamo visto in coincidenza con la primavera araba, quanto a reazione della popolazione. Quindi la politica ha la responsabilità di intervenire, non con risposte in burocratese, ma concrete. O si rischia uno scollamento tra istituzioni e cittadinanza».
Nel recente passato una risposta fattiva sono state le misure di lavoro di pubblica utilità. «Occupare le persone ha un duplice risultato: non restano senza fare nulla, e sono utili anche alla collettività. E lo avvertono. Ciò che chiediamo, d'altra parte, è una politica migratoria che tenga in considerazione tutti gli elementi. Se no è facile soffiare sul fuoco dell’intolleranza».
Di recente, in occasione di una manifestazione promossa a Chiasso, è venuto alla luce un movimento di cittadini, Mendrisiotto Regione Aperta, che chiama tutti - istituzioni e popolazione - a un maggiore impegno civile. Come ha fatto presente Willy Lubrini, uno degli ispiratori, il territorio del Distretto è impreparato ad accogliere 600 migranti. A fronte, rimarca, di “un marginale problema di ordine pubblico", manca un vero supporto sociale nel segno di “una politica delle opportunità che favorisca l’integrazione e l’accoglienza sociale”. Il movimento chiama in causa Confederazione, Cantone, Comuni e società civile. Come legge questa mobilitazione? «Queste sono iniziative positive – ribadisce Fonio – e rispecchiano quello che è un po' lo spirito momò in tema di accoglienza, perché costruttivo, e propongono riflessioni profonde».