L'Associazione contesta la revisione del Piano regolatore, soprattutto per Castellaccio. Intanto, i proprietari dei fondi chiedono di urbanizzare
Poter prendere le misure del proprio territorio locale. Anche per i Comuni del Mendrisiotto sta divenendo un obiettivo cruciale. Solo così sarà possibile, infatti, dimensionare le zone edificabili (tendenzialmente in sovrabbondanza) a fronte di una legislazione (federale e cantonale) che frena l’insediamento diffuso e la perdita di spazi destinati alle colture. Conoscere le coordinate di un Piano regolatore (quindi qual è la percentuale di sovradimensionamento) è quindi imprescindibile per poter correre ai ripari, come impongono le nuove normative. Consegnato il suo dossier, Novazzano avrebbe dovuto ricevere il responso cantonale entro fine giugno. Ma il termine slitterà: a quanto pare i Servizi del Dipartimento del territorio (Dt) sono sovraccarichi di lavoro. E senza una indicazione precisa il Municipio, come ribadito in più occasioni, non affronterà la fase successiva. Ovvero l'allestimento del Pac, il Programma d’azione comunale per lo sviluppo insediativo centripeto di qualità.
Per la salvaguardia di alcune aree, però, rischia di essere una corsa contro il tempo. A Novazzano è il caso della località ‘Ul Castellasc’ (il Castellaccio), una realtà territoriale di circa 120mila metri quadri non ancora urbanizzata o edificata, e che lo stesso Dt ha identificato come "un'area verde di grande pregio paesaggistico e naturalistico". Di più, "uno spicchio che penetra nel paesaggio agricolo e forestale ricco di contenuti naturalistici della Valle della Motta"; ovvero "uno dei principali poli verdi nella pianura urbanizzata dei dintorni", dunque, anche un luogo di svago per la popolazione della regione. Non a caso, giusto Castellaccio rappresenta un punto fermo nelle censure mosse oltre che da un cittadino anche dalla Stan, la Società ticinese per l'arte e la natura, contro la revisione del Pr. Censure recapitate il giugno scorso al Consiglio di Stato. Autorità superiore alla quale sono giunti in totale quattro ricorsi.
Il punto è che pure i proprietari dei terreni in quella zona premono per far valere i loro diritti; e di recente hanno depositato una domanda di costruzione (in pubblicazione sino alla fine di giugno) per urbanizzare tre fondi (nel solco della pianificazione attuale). Un incarto che, nell'immediato, ha suscitato una opposizione, ma che in futuro apre a diversi scenari (inclusa una possibile richiesta di indennizzo).
I punti di frizione, insomma, rischiano di non mancare. Soprattutto a fronte di un adeguamento di Piano regolatore che, a Novazzano, per la Stan "non è conforme alla Legge federale sulla pianificazione del territorio, alla Legge sullo sviluppo territoriale e alla scheda R6 (Sviluppo e contenibilità del Pr, ndr) del Piano direttore cantonale". Agli occhi dell'Associazione, guidata da Tiziano Fontana, non si può ignorare il fatto che le Linee guida cantonali a sostegno dei futuri Regolamenti edilizi stabiliscono che "il terreno non occupato da costruzioni deve, di principio, essere mantenuto nella sua configurazione naturale, segnatamente essere a verde".
In effetti, il Dt ha già fatto presente all'esecutivo locale che "particolare attenzione dovrà essere dedicata al comparto in discussione (Castellaccio, ndr)". Ora la Stan non fa che rincarare la dose a supporto di un comparto pregiato, la cui edificabilità, esorta, "deve essere riesaminata a fondo". Anche perché, osserva ancora nel suo ricorso, nello strumento pianificatorio in esame le norme presenti sono "insufficienti" a tutelare i luoghi sensibili, partendo dal paesaggio esistente.
Ebene, si chiarisce, "dato che in località ‘Ul Castellasc’ si è in presenza di un assetto territoriale e di un paesaggio significativo, il primo momento conoscitivo deve contemplare tutte le componenti presenti. Invece – si lamenta –, le autorità cittadine e il pianificatore hanno fatto una lettura incompleta e inadeguata, lo si può affermare a ragion veduta perché non sono state considerate nel dovuto modo componenti paesistiche, urbanistiche salienti, importanti anche dal profilo storico".
Proprio le preesistenze storiche, si fa capire, "depongono a favore della classificazione di Castellaccio come comparto sensibile", senza trascurare la sua valenza rurale.
E qui si innesta un altro punto dolente per la Stan. Nel riformare la pianificazione, si rimarca, "non si è tenuto in minima considerazione il Progetto di qualità del paesaggio agricolo del Mendrisiotto, che descrive con precisione i rischi di banalizzazione" di aree come quella al centro della contesa. Il futuro Pr, in altre parole, cade sin d'ora in contraddizione.
Per l'Associazione, in effetti, "emerge con chiarezza il fatto che i riferimenti a vigneti e campagna sono posti in modo vago e non scaturiscono da un'analisi approfondita dal punto di vista urbanistico e dell’inserimento nel paesaggio: essa è invece imprescindibile per la pianificazione di Novazzano". Tanto più che "ampi comparti agricoli", come riferito nel Progetto stesso, si trovano all'interno delle zone edificabili "e sono destinate a scomparire a breve, medio termine". Come dire che solo riorientando la pianificazione territoriale vi è ancora la possibilità di salvare il salvabile.