Alla sbarra un 41enne del Luganese che ha smesso da solo di consumare. La Corte delle Assise criminali sospende la pena per tre anni
È uscito da solo dal mondo della cocaina, dove era caduto tra il 2013 e il 2018 complici i forti dolori causati da un infortunio. Nello stesso periodo, dal suo appartamento sono transitati 1,2 chili di sostanza, alienati in larga parte da uno spacciatore già condannato. L’uomo, un 41enne del Luganese, è comparso questa mattina davanti alla Corte delle Assise criminali di Lugano per rispondere di infrazione aggravata alla Legge federale sugli stupefacenti e coazione (ripetuta e in parte tentata). Il giudice Siro Quadri lo ha condannato a 24 mesi sospesi per un periodo di prova di 3 anni e a una multa di 100 franchi per la contravvenzione. «Una pena non ovvia per una corte Criminale – ha spiegato il giudice – ma non è nemmeno ovvio che sia riuscito a uscire dalla dipendenza». La Corte ha avallato l’accordo proposto in aula da accusa (la procuratrice pubblica Pamela Pedretti) e difesa (l’avvocato Letizia Vezzoni). «Siamo convinti – ha aggiunto il giudice motivando il periodo di prova di tre anni – che l’imputato non cadrà più nel mondo della droga. Ma anche noi dobbiamo essere coerenti: i reati sono tanti e non è la prima volta che è confrontato con un decreto d’accusa». Nella sua decisione, la Corte ha tenuto conto della «parziale scemata imputabilità», dell’azione motivata «dal bisogno e non dal lucro» e del «sincero pentimento» dimostrato dal 41enne.
L’imputato ha incontrato il mondo della droga «per far festa». In seguito «i dolori fisici sono diventati talmente forti che i farmaci che ricevevo dal medico non erano sufficienti e andavo a cercare altrove». La decisione di smettere – «l’ho deciso io» – è arrivata dopo che la cocaina «non mi dava più benessere. Non voglio più sapere nulla di quei canali: ora frequento solo gente che non usa sostanze e ho cambiato vita». L’uomo, sempre assistito a livello medico, sta comunque seguendo una terapia per i suoi dolori cronici. Terapia che gli permette di gestire il dolore. L’imputato ha, come detto, avuto a che fare con 1’285 grammi di cocaina. Tra il 2015 e il 2017 ha messo a disposizione il suo appartamento "in almeno 32 occasioni (con cadenza mensile)" per confezionare 50 dosi. In alcuni casi ha inoltre aiutato lo spacciatore a confezionare, ricevendo complessivi 30 grammi di cocaina per il suo consumo personale. Gli episodi di coazione risalgono invece al 2019-2020, quando il 41enne ha usato violenza e minacciato una persona per una banconota da 100 franchi che credeva essergli stata rubata.
Nei loro interventi, accusa e difesa hanno sottolineato la collaborazione fornita dal 41enne. «L’atto d’accusa si fonda sulle sue dichiarazioni – ha detto Pedretti –. Ha collaborato nel modo più ampio possibile e ha continuato a farlo, anche nei confronti con le altre persone coinvolte avrebbe potuto giocare al ribasso ma non lo ha fatto». In base al principio in dubio pro reo, lo spacciatore che ha utilizzato l’appartamento dell’uomo è stato condannato per 500 grammi di cocaina. Quella fornita, ha aggiunto Vezzoni, «è stata una collaborazione eccezionale. Si è garantito il consumo e non ha mai agito per scopo di lucro. Si è sempre comportato in modo corretto: dai fatti a oggi c’è stata una sorta di periodo di prova già svolto». Anche il giudice, nella motivazione orale della sentenza, ha evidenziato «l’assidua collaborazione data da subito e per tutti i reati: avrebbe potuto negare o andare al ribasso, ma non l’ha fatto per senso di responsabilità».