Associazione ospedali di valle, poco gradita la lettera del primo firmatario sul ritiro dell’iniziativa. Attesa la risposta del Dss alle nuove richieste
Non fa l’unanimità il dottor Sebastiano Martinoli che il 23 gennaio (vedi ‘laRegione’ di ieri) in qualità di primo firmatario ha scritto al gruppo di promotori dell’iniziativa popolare generica ‘Per cure mediche e ospedaliere di prossimità’ corredata nel 2017 da oltre 14mila firme. Lo ha fatto per chiedere il consenso affinché lui possa scrivere al Consiglio di Stato dichiarando di accettare la proposta di ‘testo conforme’ elaborato dal Gruppo di lavoro misto – che indica una soluzione di compromesso coinvolgendo i medici del territorio per assicurare il picchetto notturno del servizio di primo soccorso negli ospedali di Faido e Acquarossa – e di essere pronto a ritirare l’iniziativa qualora il Gran Consiglio approvasse il testo conforme.
Potrebbe ritirarla come primo firmatario (la legge glielo consente) ma il suo agire, secondo molti iniziativisti, si scontra con la decisione presa il 30 novembre dall’assemblea dell’Associazione per gli ospedali di valle, promotrice dell’iniziativa popolare, di rifiutare la proposta di testo conforme. Ciò che in dicembre ha indotto il comitato associativo, di cui Martinoli è membro, a scrivere al Dipartimento sanità e socialità chiedendogli, a nome dell’assemblea, di considerare meglio lo spirito dell’iniziativa sul nodo irrisolto del primo soccorso.
Mentre il Dss deve ancora rispondere al comitato, Martinoli viene oggi rimproverato per aver bruciato le tappe agendo sì in qualità di primo firmatario ma scordandosi le sue altre funzioni quale membro di comitato (collegialità) e del gruppo di lavoro misto istituito nel 2021 dal Consiglio di Stato per redigere una proposta di testo conforme del nuovo articolo 5 della Legge sull’Eoc. Pure criticato il fatto che Martinoli si sia confrontato col Dss per approfondire il tema e alcuni aspetti giuridici. Il tutto poi sfociato nella lettera del 23 gennaio.
Il primo a reagire – con una lettera inviata mercoledì ai promotori dell’iniziativa dopo una riunione convocata d’urgenza – è il comitato dell’Associazione ospedali di valle presieduto da Gina La Mantia. Vi si legge che secondo i favorevoli al ritiro dell’iniziativa, la proposta di testo conforme rappresenta un buon compromesso "venendoci incontro su diversi punti ritenuti importanti". Secondo i contrari, invece, il comitato non ha nessun diritto di ribaltare la decisione assembleare. Per finire, il comitato a grande maggioranza respinge l’ipotesi di convocare una nuova assemblea straordinaria, non volendo insistere indebitamente sui soci per far loro accettare il compromesso. Da qui la decisione di raccomandare a Martinoli di non ritirare l’iniziativa prima della risposta dipartimentale.
Importante anche il contenuto della lettera che il comitato ha inviato in dicembre al direttore del Dss, Raffaele De Rosa. Anzitutto si evidenzia che l’idea di una soluzione di compromesso "non viene rifiutata per principio", ma che parimenti l’assemblea suggerisce alcune leggere modifiche redazionali "che scongiurino il rischio di una chiusura futura degli ospedali di Faido e Acquarossa e assicurino in ogni tempo (notte inclusa) un servizio di primo soccorso alla popolazione e ai turisti". Nel merito del nuovo articolo 5 della Legge sull’Eoc, il comitato chiede che ogni ospedale di zona disponga di un reparto di "medicina interna generale" aggiungendo anche il termine "acuta". Quanto al primo soccorso, il comitato chiede che sia eliminata la specificazione "gestito in maniera complementare ai servizi della rete sanitaria del territorio", lasciando unicamente "accessibile 7 giorni su 7, 24 ore su 24". Per la gestione dell’accessibilità notturna si propone un Regolamento di applicazione. E un’informazione chiara a chi opera nel settore, alle autorità comunali e alla popolazione.
Interpellata dalla ‘Regione’, la presidente dell’Associazione ospedali di valle, Gina La Mantia, subentrata in novembre alla compianta Tiziana Mona, premette di condividere l’opinione del dottor Martinoli nel merito ma non nella forma: «A titolo personale anche io ritengo buona la soluzione di compromesso proposta dal gruppo di lavoro. Infatti, grazie all’iniziativa abbiamo finora ottenuto molto, in primis il mantenimento dei due ospedali di zona, la loro apertura sette giorni su sette, 24 ore su 24 e, molto importante, verrebbe loro garantito per legge un importante ruolo nella formazione nell’ambito della medicina di base. L’apertura del primo soccorso verrebbe garantito sette giorni su sette, ma gestita di notte insieme ai medici di picchetto del territorio. Tuttavia, considerato l’esito dell’assemblea del 30 novembre, e vista la lettera che il comitato ha poi inviato al Dss formulando alcune ulteriori richieste, meglio sarebbe stato attendere una risposta dipartimentale prima di ipotizzare già ora il ritiro dell’iniziativa. L’annuncio di Martinoli ha creato perplessità e malumore nel comitato, di cui egli stesso è membro, per il non rispetto della volontà assembleare, ma anche per il fatto che abbia scritto ai promotori dell’iniziativa senza informarci di questa sua intenzione».
Il membro di comitato Matteo Pronzini, in prima fila sin dalla metà dello scorso decennio nella difesa degli ospedali di valle minacciati di chiusura, critica a sua volta «la fuga in avanti di Martinoli. Un atteggiamento grave e contrario alla volontà popolare, sia quella dei 14mila ticinesi che hanno firmato l’iniziativa, sia quella delle Tre Valli che nel 2016 hanno massicciamente sostenuto in votazione l’iniziativa Mps ‘Giù le mani dagli ospedali’», bocciata però dai ticinesi col 51,3% di no. Inoltre «la lettera che come comitato abbiamo inviato al Dss dopo l’assemblea del 30 novembre è equilibrata e sarebbe stato importante conoscere la risposta prima di fare altri passi. Nel merito insomma si può discutere. Invece Martinoli, agendo da ‘padre padrone’ dell’iniziativa, si è rivolto proprio al Dss per scrivere la lettera nella quale spinge per il ritiro, mettendo il comitato sotto pressione. Non si fa! Lo stesso vale per il Dss, non nuovo a comportamenti simili».
Giuliana Colombini, pure membro di comitato, a sua volta biasima il modus operandi di Martinoli: «Infatti era stato il comitato a lanciare l’iniziativa e a designarlo primo firmatario. Quanto ha fatto adesso è un affronto». Inoltre evidenzia i timori dell’assemblea sul rischio di perdere il primo soccorso notturno, se affidato al picchetto medico del territorio: «È vero che il Circolo medico Tre Valli è stato coinvolto nel gruppo di lavoro per l’elaborazione del testo conforme, ma parimenti è indubbio che si fatica a mantenere i medici nelle regioni periferiche. Se da una parte la prevista realizzazione del nuovo polo socio-sanitario di Acquarossa va proprio nella direzione, anche, di consolidare la loro presenza in valle, mi chiedo come faranno ad assicurare 7 giorni su 7 il picchetto notturno che richiede efficienza e formazione certificate. Poi, ci viene detto che un altro punto critico che mina la gestione del primo intervento H24 sarebbe l’esiguo numero di casi in Leventina e Val di Blenio. Ma questo succede perché manca un’informazione generale e trasparente alla popolazione. Se la gente non sa, va a Bellinzona».
Dalla Val di Blenio alla Leventina, nell’elenco dei promotori figura anche l’ex consigliere di Stato Gabriele Gendotti: «Sulla forma scelta da Martinoli si può in effetti discutere. Ma sulla sostanza, considerato quanto finora ottenuto, difendo la soluzione concordata. Il compromesso proposto dal Gruppo di lavoro ed evidenziato da Martinoli è buono e potrebbe sortire il risultato auspicato. Considerate le cifre relative alle urgenze, ritengo infatti difficilmente sostenibile un servizio H24 gestito dal solo Eoc. Su questo punto è opportuno costruire un consenso condiviso, anche perché l’attuale contesto generale è diverso da quello presente al lancio dell’iniziativa».