A processo un 71enne accusato di amministrazione infedele nell’ambito di investimenti finanziari forex trading. La difesa si batte per il proscioglimento
Per la pubblica accusa l’imputato, agendo in qualità di gestore patrimoniale, ha raggirato un cliente venendo meno al proprio obbligo di fedeltà, di rendiconto e di informazioni. Per la difesa l’uomo ha invece operato nel rispetto degli accordi stipulati. Sarà la Corte delle Assise criminali presieduta dalla giudice Francesca Verda Chiocchetti a decidere se il 71enne fiduciario italiano domiciliato nel Bellinzonese, comparso oggi nell’aula penale di Lugano, sia colpevole di amministrazione infedele qualificata per aver danneggiato il patrimonio di una famiglia residente all’estero attiva nel settore del mercato dell’arte e dei beni da collezione. Secondo la procuratrice pubblica Francesca Piffaretti-Lanz, il 71enne ha incassato indebitamente circa 750mila franchi sotto forma di retrocessioni sulle commissioni bancarie per operazioni forex (mercato valutario) da lui eseguite sul patrimonio – depositato su un conto di una banca svizzera – della famiglia con cui l’imputato lavorava da molti anni e per conto della quale aveva già fatto operazioni di questo tipo. Sebbene disponesse di una procura amministrativa, per l’accusa il fiduciario non aveva il diritto di incassare le retrocessioni (percepite dalla fiduciaria per la quale lavorava) dal momento che la famiglia non aveva rinunciato espressamente alle retribuzioni. I fatti risalgono al periodo da gennaio 2014 a novembre 2015, durante il quale – sempre secondo la pubblica accusa – il 71enne avrebbe inoltre omesso di informare la famiglia in merito alle importanti e costanti perdite degli investimenti sul mercato valutario. Un andamento negativo, ritiene l’accusa, creatosi a causa dell’agire dell’imputato che avrebbe anche violato i limiti di gestione (leva finanziaria) concordati con il cliente, arrivando ad accumulare una perdita operativa complessiva pari a circa 500mila euro.
Sul conto dell’uomo la pp ha formulato una proposta di pena detentiva di due anni e sei mesi, parzialmente sospesa con la condizionale. «Ha agito per scopo di lucro, con un’attività illecita che in breve tempo ha portato grandi guadagni – ha affermato il pubblico magistrato durante la sua requisitoria –. Non siamo di fronte a un criminale incallito, ma è evidente che ha consapevolmente e gravemente mancato di rispettare il proprio dovere, non informando sui pericoli della gestione e sulle perdite che pensava di poter recuperare continuando con gli investimenti forex. A quel punto sarebbe stato il cliente a dover decidere se continuare o meno. La sua gestione al di sopra della leva finanziaria risulta scriteriata: l’imputato era un consulente esperto e doveva conoscere le regole».
Per la difesa, battutasi per il proscioglimento subordinatamente per una pena più lieve rispetto a quella proposta dalla pp e interamente sospesa con la condizionale, il cliente – rappresentato dal figlio dell’uomo con cui il 71enne aveva lavorato in passato – era invece ben conscio dell’andamento degli investimenti. A differenza di quanto sostiene l’accusa, l’avvocato difensore Carlo Postizzi ha inoltre sottolineato che l’estratto conto veniva regolarmente sottoposto al cliente. Per quanto riguarda le retrocessioni, la difesa sostiene che la famiglia avesse invece dato il proprio benestare affinché fosse il fiduciario a beneficiarne. Secondo l’avvocato Postizzi, il caso non presenta gli elementi per configurare il reato di amministrazione infedele. «Non c’è stata intenzionalità dolosa. I limiti di gestione erano stati concordati e le informazioni sull’andamento degli investimenti sono state fornite. Il cliente non era inoltre uno sprovveduto: l’idea del forex era stata sua». «Ho sempre pensato che lui fosse a conoscenza di tutto», ha dal canto suo affermato l’imputato, che ha aggiunto: «Ho sempre riferito che il conto subiva alcune perdite ma che avevamo la speranza di poter sistemare la situazione».
La sentenza sarà pronunciata il 23 febbraio.