Commento

Un patrimonio gratuito per tutti

5 gennaio 2017
|

C’è una biblioteca ricca e disponibile, assai di più di ogni spazio virtuale. Molto di più di Wikipedia o Facebook. È ricca e preziosa perché vivente. Già, proprio così. Un patrimonio culturale che respira, gioisce e si dispera come tutti noi. È un corpo, una volta si sarebbe detto “intermedio” (a metà strada fra i cittadini e le istituzioni elettive), che col tempo si è assai diluito sino quasi a scomparire. Perché, si dice, parte di una realtà che non interessa più. Perché abituato, quel corpo, a relazionarsi con modalità tipiche del Novecento e dunque oggi ai margini della società multimediale digitale (poi magari così non è, ma c’è chi ama crederlo). Una biblioteca vivente, si diceva, che potrebbe essere utilizzata da tutti i cittadini e in particolare dai giovani.
Ma è giunto il momento di dargli un nome, a questo “corpo pensante”: le associazioni politico-culturali costituite nel tempo – spesso figlie delle ideologie – e oggi composte da persone perlopiù “âgé” per dirla alla francese. Ve ne sono anche in Canton Ticino e propongono diverse iniziative pubbliche, solitamente (e purtroppo) frequentate da pochi intimi o, se volete, da ottimisti che non demordono, che non credono alla fine della storia e all’arrivo dei nuovi barbari. A prescindere da come la si pensi, e dando per buona anche una prassi a dir poco bizantina e dunque distante dalla “modernità” che vuole tutto subito e diretto (poi magari inveritiero, ma questo lo sappiamo solo dopo), dimenticando quindi un modo di fare decisamente “out”, si potrebbe – anzi, si dovrebbe – rivalutare queste associazioni se non altro per il ricco patrimonio intellettuale che rappresentano, patrimonio si badi bene messo a disposizione gratuitamente e dunque, questo sì, alla moda del tempo che vuole l’accesso gratuito a ogni notizia o presunta tale. Loro, biblioteca vivente, in verità regalano qualcosa che vale assai di più di una semplice informazione; offrono gratis il sapere costruito negli anni di studi, ricerche e confronti. Quanto magari già c’è in internet, ma vuoi mettere la fatica a cercarlo. Ce ne rendiamo conto?
In tempi di spaesamento identitario, ascoltare chi ha vissuto più di noi e magari in una realtà scomparsa, o quasi, ci aiuterebbe a meglio comprendere il nostro passato e forse a rasserenare il nostro presente. Ci potrebbe offrire un altro punto di vista, preziosissimo in tempi di diffusa autoreferenzialità (vedi gli amici online che parlano e pensano come me). Ma servono l’ascolto e la voglia di “lettura”. In caso contrario si passerà un sacco di volte davanti alla biblioteca senza manco vederla. O peggio senza manco sapere che c’è. Li consideriamo superati, lontani, incapaci di comprendere il nuovo? Magari è così, ma perché non valorizzare quel patrimonio tanto quanto ci capita con l’arte? Anche perché, a pensarci bene, queste preziose associazioni potrebbero rivelarsi veri e propri “ascensori culturali” capaci di trasportarci ai piani superiori del sapere, vera ricchezza. E se non lo fanno loro, in tempi di solitudine, c’è il rischio che non lo faccia nessuno.
Quando muore un uomo, si ama dire, brucia una biblioteca. Appunto. Rasare al suolo una città non è mai stato un buon affare. Ritrovare il filo della storia, al contrario, ci serve per meglio situarci nella complessità del mondo. Tanto vale saper ascoltare chi quel filo, almeno una volta, ha saputo trovarlo seppur in un’altra epoca. Che poi, a ben vedere, non è così diversa dall’attuale.
Fra tanti propositi per l’anno nuovo, ce n’è uno semplice e alla portata di tutti. Presenta una sola difficoltà: va saputo accogliere.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔