Impact Journalism

Un pallone gonfiato può aiutare in caso di catastrofe

L'impiego del sistema lussemburghese nelle Filippine
20 giugno 2015
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– di Claude Feyereisen, Luxemburger Wort, Lussemburgo –
 

Non troppo tempo fa, Vanuatu è stato nominato il posto più felice sulla terra da una fondazione per la promozione del benessere sociale e la sostenibilità ambientale. Dal 15 marzo 2015, tuttavia, nulla è più lo stesso su quelle isole. In quel giorno il ciclone Pam ha attraversato la nazione del Sud Pacifico, con venti che hanno toccato velocità fino a 300 chilometri orari. Decine di persone sono morte e in pochi secondi tre quarti dei 250mila abitanti hanno perso la propria casa. All’improvviso sono rimasti con nulla in mano. Il governo ha dichiarato lo stato di emergenza e ha chiesto aiuti internazionali.

Vanuatu ha chiamato e il Lussemburgo ha risposto. A bordo: il ‘Rapid Deployment Kit’ di emergency.lu. Nel team: Brice Tavernier, esperto d’Ict e volontario nella squadra di intervento dei servizi di emergenza umanitaria del Lussemburgo. «La nostra missione era quella di fornire alle Nazioni Unite un supporto di comunicazione tecnica in loco. In particolare, questo ha significato la costruzione di una rete operativa che consentisse il coordinamento delle squadre e dei voli di ricerca, anche per definire la tipologia di assistenza più adatta a soddisfare le reali esigenze della popolazione delle isole, colpite con vari livelli d’intensità». Le unità satellitari mobili di emergency.lu, che consentono l’immediata messa a punto di una banda larga e di reti di telefonia mobile, sono adattate a questo scopo.

Dove è necessario un aiuto, è necessario un coordinamento. Ciò è possibile solo attraverso una comunicazione efficace. Senza la comunicazione, l’assistenza si trasforma inevitabilmente in un esercizio caotico, a volte inutile. Questa è stata la conclusione a cui sono giunti i volontari dei servizi di emergenza del Lussemburgo dopo la loro missione ad Haiti, colpita da un grave terremoto nel 2010.

Il governo lussemburghese ha ascoltato, e poco dopo ha firmato un accordo, con le aziende Ses e Hitec Luxembourg per lo sviluppo e la distribuzione a livello mondiale di una soluzione per l’utilizzo in situazioni di calamità naturali e/o missioni umanitarie. La compagnia aerea “Luxembourg Air Ambulance” è diventata nuovo partner, assicurando il trasporto del “Rapid Deployment Kit” in caso di necessità. Il risultato di questa partnership ha visto la luce nel mese di aprile 2011 ed è stato nominato emergency.lu

Da 72 a 12 ore: grazie a Ses e Hitec

«Nelle zone in cui le reti di comunicazione sono crollate, un ripristino improvvisato di solito richiede almeno 72 ore, tre giorni pieni. Grazie a emergency.lu siamo in grado di riattivare le comunicazioni in 12 ore, spostamenti compresi», spiega Alan Kuresevic, vicepresidente presso la “Ses TechCom Services”.

«Dopo le lezioni imparate ad Haiti, si sentiva la necessità di sviluppare una soluzione adeguata. Il Lussemburgo ha preso l’iniziativa fondando un partenariato pubblico-privato con Ses e Hitec e ha sviluppato le stazioni mobili satellitari. Finora sono uniche nel loro genere. Il Lussemburgo è il solo Paese in tutto il mondo a essere in grado di fornire una soluzione del genere», rileva Alan Kuresevic.

L’obiettivo auto-imposto di istituire una rete di comunicazione operativa nel bel mezzo di un’area di crisi in 12 ore è reso possibile dalle dimensioni compatte del “Rapid Deployment Kit”. I kit pesano solo 130 kg e sono trasportati in sette casse, conformi con le specifiche standard delle compagnie aeree. Il sistema funziona in modo autonomo e non richiede un’alimentazione esterna grazie ad un generatore diesel.

«Una delle stazioni mobili satellitari è conservata presso l’aeroporto di Findel (Lussemburgo) ed è immediatamente disponibile in caso di emergenza. Ciò significa che siamo in grado di decollare entro due ore», ricorda l’ingegnere della Ses. Una seconda stazione è ospitata presso l’aeroporto di Dubai. In questo modo è possibile guadagnare tempo quando si tratta di raggiungere tutti gli angoli del mondo. Gli Stati Uniti sono esclusi dalla lista, in quanto solo raramente richiedono aiuti esteri. «Una volta giunti a destinazione, ci vogliono solo 40 minuti per impostare e approntare il sistema di comunicazione. Circa 30 a 40 minuti servono per gonfiare il cuscino dell’antenna satellitare», rileva Kuresevic. Per le implementazioni più lunghe, l’antenna con base gonfiabile viene sostituita con una versione fissa, poiché la durata del palloncino può essere ridotta dalla forte luce solare.

Il successo sta dando ragione agli inventori: nel frattempo emergency.lu ha a disposizione 17 “Rapid Deployment Kit”, di cui sei con antenna gonfiabile. L’obiettivo è quello di possedere 40 stazioni mobili mentre il contratto tra il governo e le imprese del partenariato è stato recentemente esteso fino al 2020.

70 volontari possono usare “Rapid Deployment Kit”

Da quando esiste emergency.lu, circa 70 volontari sul territorio nazionale e all’estero sono stati addestrati ad utilizzare il “Rapid Deployment Kit”. In questo modo possono consegnare la piattaforma di telecomunicazioni ai colleghi stranieri nell’area interessata senza che la missione di soccorso venga compromessa. «La piattaforma di solito rimane sul posto fino a che la rete di comunicazioni locale è di nuovo operativa. Noi non siamo in concorrenza con gli operatori locali; emergency.lu non ha fini di lucro. Quando ci viene chiesto di rimanere più a lungo, indichiamo chiaramente che l’uso continuato dei nostri servizi è pagamento», spiega Kuresevic.

Emergency.lu di solito è richiesto dalle Nazioni Unite. Come nel caso del tifone Haiyan nelle Filippine. Era il novembre 2013 ed emergency.lu ha fornito la base per un efficace coordinamento degli aiuti. «È stata la mia prima missione in una zona disastrata», ricorda Brice Tavernier, ancora commosso dagli eventi. «Questa missione mi ha profondamente colpito. Non avevo mai visto niente di simile».

All’arrivo della squadra dal Lussemburgo, diversi giorni dopo Haiyan, gli aiuti erano stati limitati, nonostante le numerose organizzazioni già presenti sul sito: mancava una rete di comunicazione per coordinare gli sforzi. «Ci siamo resi conto dell’entità della catastrofe solo dopo essere arrivati in loco», continua il 49enne, padre di due figli. «L’aeroporto e la zona circostante erano stati completamente distrutti. E poi c'erano migliaia di persone che aspettavano in fila, cercando di andarsene…».

La piattaforma di telecomunicazioni mobili emergency.lu rappresenta una proficua cooperazione tra uomo e macchina, e promette di assistere persone in difficoltà in quasi tutti i luoghi del pianeta in un breve lasso di tempo. Ses e Hitec forniscono la tecnologia, il governo offre il finanziamento, Brice Tavernier e i suoi colleghi del Lussemburgo e di tutto il mondo organizzano la comunicazione in loco. Lontano dai riflettori, ci sono i datori di lavoro dei volontari, la maggior parte dei quali è impiegato a tempo pieno, che permettono ai loro sottoposti di allontanarsi dal posto di lavoro. Essi fanno sì che emergency.lu possa operare nel modo più efficiente possibile, come è avvenuto negli scorsi mesi in Nepal.


Per maggiori informazioni: http://www.emergency.lu/

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