Commento

Un mondo alla rovescia

3 febbraio 2015
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Chi l’avrebbe mai immaginato di trovar scritto, lì nero su bianco, in un documento con il timbro dello Stato che il Mendrisiotto non ha bisogno di nuovi capannoni, semmai di spazi liberi. Che non ha esigenza di altri insediamenti o di gru, bensì di aree di natura e svago, e di qualche campo coltivato in più. Il meno che si possa dire è che questa dichiarazione d’intenti ha spiazzato molti. Anche perché quella calata, prima della fine del 2014, dal Palazzo delle Orsoline è una esortazione in piena regola ad anteporre il territorio alle ricadute economiche; a far prevalere, almeno per una volta, l’interesse pubblico su quello di pochi. Qualcuno disperava ormai potesse capitare di sentirselo dire, persino da uomini di governo. Eppure è successo. Nel caso della riqualifica di un comparto come Valera, peraltro cruciale (e per l’intero distretto), è avvenuto. Miracolo a... Mendrisio? Adesso, non aspettatevi di vedere i momò a cavallo delle scope puntare dritti verso un mondo “dove buongiorno vuol dire davvero buongiorno”, come i personaggi di ‘Miracolo a Milano’ di De Sica, per capirci. Certo, l’impressione di ritrovarsi in un mondo alla rovescia, quella, c’è tutta. D’altro canto, cancellare, dal venerdì al lunedì, dalle mappe della città circa 800 posteggi abusivi non suona in controtendenza? Sta di fatto che da ieri a Mendrisio vigono soste a tempo determinato e ‘tolleranza zero’ per le illegalità. Sarà una vera rivoluzione? Si vedrà. Sulla piana tra Rancate, Ligornetto e Genestrerio, invece, non è detta ancora l’ultima parola. In ogni caso questi ultimi colpi di scena valgono almeno un viatico per il futuro. Tanto più che a lanciare il guanto di sfida è stato, appunto, il Dipartimento del territorio. Sarà capace il distretto – e Mendrisio per primo – di raccoglierlo e cambiare davvero la cifra stilistica del proprio approccio alle superfici da pianificare? Il capoluogo saprà, come sollecita il consigliere di Is Mario Ferrari, dire basta a nuovi stabilimenti industriali finché non si ricucirà il territorio (vedi p. 14)? Gli interrogativi sono aperti. E i cittadini che, mai come in questi ultimi tempi, hanno preso la parola, hanno gli occhi fissi sulle amministrazioni locali. Mendrisio, è indubbio, si ritrova quindi a un bivio, che impone di imboccare una strada ben definita. E c’è la sensazione che stavolta la politica del compromesso non basterà a trarsi d’impaccio. Per Valera, ad esempio, nel piatto vi è una richiesta di indennizzo di circa 43 milioni (depositata dai due maggiori proprietari al Tribunale delle espropriazioni). Ebbene, il Comune dovrà saper andare fino in fondo. Ciò potrebbe così segnare una vera svolta, non per nostalgia (di un passato che è tale) bensì per necessità. Ecco che tracciare una riga su una mappa diventerà davvero strategico. Proprio perché può essere il lasciapassare al recupero reale del territorio. Sia chiaro, in questa sfida l’economia non può defilarsi. È ancora una volta in un ambito istituzionale – l’aula consiliare del capoluogo – che si sono levati, infatti, l’invito del sindaco Carlo Croci e la richiesta delle forze politiche a una maggiore responsabilità sociale e ambientale delle aziende. Oggi occorre avere coscienza del territorio in cui si opera come dell’esigenza di creare lavoro. Altrimenti lo sviluppo sostenibile con cui si riempiono discorsi e proclami rischia di svuotarsi di significato. Adesso non rimane che mettere alla prova gli attori economici e attenderli al varco. Del resto, sul tavolo ci sono ancora molti nodi da sciogliere, non da ultimo quelli del traffico, del lavoro che non c’è o del cambio con l’euro. Meglio mettersi alla finestra, allora, consapevoli che esiste ancora lo spazio per sognare un mondo al contrario. Ed è già molto.

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