Impact Journalism

Quattro fedi e una sola strada

Il primo team incontra i propri successori che partiranno tra meno di un mese
20 giugno 2015
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– di Jake Cigainero, Sparknews –

Due anni fa Samuel Grybowski con tre compagni di viaggio è arrivato a Nagoya, Giappone, con una sensazione di stanchezza, di sporco, e con il bisogno di passare un po’ di tempo da solo, un lusso raro durante l’anno passato tutti insieme sulla strada. «Siamo stati sempre uno sopra l’altro, non c’è mai stato un momento in cui stare davvero soli, se si escludono quelli passati sotto la doccia», racconta. E così è stato un vero shock quando hanno appreso che si sarebbero immersi in un bagno pubblico tradizionale con altri 200 uomini. Grybowski ricorda: «È stato alquanto imbarazzante».

Quando Grybowski aveva creato l’organizzazione destinata ad aiutare persone di religioni diverse a vivere insieme, fare il bagno in comune non faceva parte del piano. Il giovane francese ha fondato Coexister ("Vivere Insieme") nel 2009 all’età di 16 anni, dopo che il conflitto tra israeliani e palestinesi aveva iniziato a riaggravarsi.

Da allora il gruppo ha realizzato eventi di scambio culturale e progetti comunitari. La sua più grande impresa è stato l’ambizioso InterFaith Tour, un viaggio intorno al mondo per scoprire come organizzazioni di altri Paesi riescono a sviluppare relazioni positive tra le diverse comunità religiose. Il primo tour ha avuto luogo nel 2013. Il prossimo mese di luglio, un nuovo gruppo costituito da un musulmano, una ebrea, una cristiana e un’atea partirà con il secondo tour.

L’identità religiosa è stata per lungo tempo un punto critico per le tensioni sociali. Victor Grezes, francese e altro membro del primo tour, racconta che il suo Paese d’origine ha difficoltà a confrontarsi con questi problemi. Recentemente i nodi sono venuti al pettine quando terroristi hanno attaccato a Parigi il giornale satirico Charlie Hebdo e un negozio di alimentari ebraico.

«Il problema oggi in Francia è che la gente crede che l’unità possa esistere solo tra persone che hanno lo stesso aspetto e agiscono allo stesso modo – rileva –. Ma abbiamo a che fare con la diversità: o cerchiamo di fare tutti la stessa cosa, o ci si rende conto del potenziale della diversità e si decide a costruire un’unità basata su di essa». In seguito agli attentati di gennaio, il presidente Hollande ha chiesto al gruppo una consulenza per formulare il discorso da pronunciare a una conferenza stampa.

Lo scopo del tour, spiega Grezes, non è quello di diffondere un unico messaggio in tutto il mondo: «sarebbe presuntuoso». Piuttosto, l'obiettivo è quello di sensibilizzare sull’ampiezza delle iniziative interreligiose, e di mettere in comunicazione le organizzazioni, consentendo loro di condividere idee e buone pratiche che promuovano la tolleranza e la cooperazione tra le comunità di fedi diverse.

Il primo tour ha toccato 48 Paesi in dieci mesi, incontrando 435 organizzazioni. È poi stato seguito da due mesi di incontri in Francia per condividere le varie esperienze con le scuole e con altre organizzazioni. Da queste presentazioni sono nate altre 10 sezioni di Coexister, portando il numero totale a 21. Numero peraltro sempre in crescita.

Una delle iniziative che si è distinta maggiormente dall’inizio del tour è stato un evento annuale con sede a Berlino chiamato la ‘Lunga notte delle Religioni’, in cui circa 100 luoghi di culto hanno aperto le porte al pubblico. In India, i viaggiatori sono venuti a conoscenza di un torneo sportivo chiamato “Cricket for Peace”, che serve a rafforzare le relazioni tra musulmani e indù. E a Buenos Aires c’è stato un giro in bicicletta alla scoperta della religione.

Ora Samir Akacha, Léa Frydman, Ariane Julien e Lucie Neumann seguiranno le orme del predecessore con il nome di InterFaith Tour Team 2, con un budget di 100 mila euro provenienti da una raccolta fondi, da contributi del Governo francese e di varie organizzazioni, fra cui Sparknews, che è stato partner di Coexister fin dal primo tour.

Anche se il secondo team si recherà in soli 30 Paesi, ogni singola tappa durerà più a lungo e si visiteranno nuove località, come l’Azerbaigian e la Tunisia. Le informazioni raccolte saranno archiviate presso l’Università di Vienna, come parte di un partenariato di ricerca in corso. Il team produrrà anche un documentario multimediale Web, e una app mobile permetterà agli utenti di seguire il tour attraverso aggiornamenti in tempo reale.

L’unica donna prevista nel team del primo tour ha dovuto abbandonare, ma quest’anno le scelte di genere si sono rivolte a tre donne e un uomo. E mentre viaggiare attraverso le rigide società musulmane potrebbe sembrare difficile per un gruppo perlopiù femminile, Akacha ammette che in realtà questo rappresenta un vantaggio, in quanto le donne potranno avere accesso ai tradizionali luoghi di aggregazione femminili, come le cucine private, che erano off-limits per il gruppo tutto maschile.

Per Frydman, ventenne studentessa di filosofia di Parigi, il tour è sia una causa sociale che una ricerca di identità personale. «Come ebrea, sono stata molto scossa nel vedere che l’antisemitismo è tuttora diffuso in Francia – dice –. E ciò ha rafforzato la mia convinzione che quello che stiamo facendo con Coexister non è solo importante, ma necessario».

Akacha invece si aspetta che il tour renda più forte la sua fede attraverso le interazioni con le altre religioni. «Non sarei lo stesso musulmano se fossi rimasto sempre e solo nella mia comunità, se non fosse stato per l’incontro con ebrei e cristiani e per la partecipazione a incontri cristiani o eventi in sinagoga. La gente mi pone delle domande, e io devo rispondere per difendere la mia religione. Devo mettermi in discussione e imparare di più, per diventare un musulmano migliore».

L’obiettivo finale di Coexister non è solo quello di incoraggiare lo spirito di tolleranza tra gruppi religiosi, ma anche quello di favorire la cooperazione, per costruire comunità che valorizzino la diversità.

Rileva Grezes: «Invece di dire “nonostante le nostre differenze”, diciamo che è grazie alle nostre differenze che siamo più forti».


La pagina web dell'iniziativa: www.interfaithtour.com/

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