L'analisi

Nel caso di Dilma Rousseff le difficoltà di un continente

19 aprile 2016
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Dilma Rousseff è isolata, ma non è la sola nei guai. Se si vagliassero le posizioni giudiziarie della grande maggioranza di deputati brasiliani che si è espressa a favore della messa in stato d’accusa della presidente, i dubbi in proposito cadrebbero: a differenza di Rousseff (colpevole di aver “aggiustato il bilancio statale” ma non di essersi arricchita illecitamente), moltissimi suoi accusatori sono già sospettati o accusati di reati che vanno dalla corruzione all’appropriazione indebita. Anche per i suoi principali accusatori, dal vicepresidente Temer, al presidente della Camera Eduardo Cunha, a quello del Senato Renan Calheiros, all’ex sindaco di San Paolo Paulo Maluf, le accuse sono ben più gravi, tutte, chi più chi meno, inquadrabili nell’enorme caso di corruzione che faceva perno sulle ricchezze dell’azienda petrolifera di Stato Petrobras (e che conduce diritto in Svizzera). Perché allora Rousseff deve affrontare una destituzione infamante? Si direbbe più per una serie di errori, che di colpe o di reati. Arrivata alla presidenza dopo una figura dall’enorme carisma come Lula, Rousseff non ha soltanto il confronto con il presidente-operaio. Rousseff ha patito soprattutto i rovesci di una economia mondiale, che hanno colpito con durezza i paesi emergenti, in particolare quelli più esposti nell’ambizione (giustificata) di acquisire un ruolo di potenza non soltanto regionale. Se il successo politico di Lula di affrancamento dalla povertà di milioni di brasiliani fu consentita anche da un trend economico più che favorevole agli “emergenti”, Rousseff si è trovata a fare i conti con una situazione drammaticamente rovesciata dalla crisi del 2008, aggravata probabilmente da una serie di suoi errori e da una considerazione di sé forse esagerata. Ciò che le è costato l’appoggio delle cosiddette classi medie e l’ha resa la responsabile ideale della pesante perdita di slancio e di equità dell’economia nazionale. Fossero o no sue le colpe. Adesso, però, la locomotiva è lanciata, e Rousseff ha pochissime possibilità di non venirne travolta. La sua sorte sarà la spia della capacità del Brasile di gestire una crisi che da economica è anche divenuta di identità. E quando si dice Brasile si dice un intero continente.

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