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Luce colorata, scaccia dolori

Penne colorate usate dal dottor Fausto Pagnamenta durante le terapie.
(Samuel Golay)
7 gennaio 2015
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di Simonetta Caratti / laRegioneTicino

«La prima volta che ho fatto la terapia dei colori, il ginocchio mi faceva parecchio male. Ho dovuto

sospenderla, poi i dolori sono diminuiti e anche la cervicale faceva meno male. Quando arrivava la terapista provavo un grande sollievo». È la testimonianza di Maria, residente della Casa anziani Malcantonese in Svizzera, dove è stato fatto uno studio clinico sul dolore usando la cromopuntura. Stupefacenti i risultati del test autorizzato dal Dipartimento della sanità del Canton Ticino: dopo la prima seduta, il dolore cala del 30%, per svanire quasi del tutto. Dimezzati i consumi di analgesici, oppioidi deboli e morfina. Anche i medici della casa anziani non si aspettavano un risultato simile: dolori azzerati per 11 pazienti su 12 e pastiglie dimezzate. «Avevo frequenti e importanti mal di testa, adesso non ne soffro quasi più. Aspettavo con piacere la terapista perché anche il mio umore migliorava dopo il trattamento», dice Giovanni, ospite della casa anziani. 

È il primo studio che indaga gli effetti della cromopuntura sul dolore per un anno (da febbraio 2012 a marzo 2013) con valutazioni oggettive: la percezione del dolore nei pazienti veniva misurata prima e dopo ogni seduta da personale infermieristico indipendente dalla terapista di cromopuntura.

Sembra tutto molto semplice: irradiando con luce colorata la pelle lungo i meridiani dell’agopuntura

e altri punti riflessologici, il male cala. Come mai, ce lo spiega un esperto: «La luce è il linguaggio tra le cellule. I colori danno un’informazione al corpo correggendo un disturbo di questo linguaggio», dice il dottor Fausto Pagnamenta. L’ex primario di pediatria all’ospedale La Carità di Locarno, esperto di cromopuntura (ha scritto libri e tiene corsi), ha diretto questo studio clinico. «Abbiamo usato una luce infrarossa (con una frequenza di 950 nanometri) che ha la stessa vibrazione del nucleo delle cellule. L’onda dà al corpo un’informazione: sciogliere blocchi energetici. Così le cellule iniziano di nuovo a parlarsi». Gli chiediamo che cosa sono questi blocchi: «Sono emozioni trattenute per anni. Sono i mattoni che costruiscono la malattia, i fattori scatenanti, spesso dimenticati. Sbloccando questa emotività con la luce, si riduce lo stress nel corpo e di conseguenza il sistema immunitario si rinforza», precisa. Èd è quello che, mese dopo mese, è successo ai pazienti della casa per anziani. «Nelle prime due sedute abbiamo usato una terapia per riequilibrare l’emotività e il dolore è diminuito del 30%: evidenzia quanto l’emotività sia all’origine di dolori medicalmente inspiegabili. Poi abbiamo continuato con l’infrarosso. E il dolore è sceso ancora», aggiunge.

Tutti i pazienti hanno ricevuto una diagnosi, poi la seduta di circa 30 minuti, una volta a settimana. Sempre collaborando con i medici, perché la cromopuntura è complementare alla medicina tradizionale. Mentre il corpo medico della struttura è stupito dai risultati, il dottor Pagnamenta lo è meno: «Non mi stupisce, da 25 anni curo emicranie, insonnia, mal di schiena... con la luce colorata. Irradiando punti particolari si risolve un dolore anche in poche sedute. Mentre per gravi malattie degenerative si può rinforzare il sistema immunitario. In questo studio, era importante avere una valutazione indipendente dal terapista».

Già, perché questo dà maggior forza ai risultati. E una volta interrotta la cura settimanale dei colori, sembra che il male non sia tornato : «Abbiamo valutato la percezione del dolore nei pazienti un mese dopo l’interruzione delle terapie: l’efficacia era uguale. Un paziente su 12 non ha avuto i benefici sperati». Cerchiamo di farci spiegare perché a volte non funziona. «Le racconto una storia. Una paziente di una valle aveva mal di schiena, dopo tre sedute il dolore c’era ancora, ma lei era cambiata: era più calma, meno coinvolta nelle dispute di casa. Tollerava meglio il dolore». Quindi è anche una questione di testa, di scetticismo : «Anche il cervello aiuta », conclude.

Anche il direttore della casa anziani è soddisfatto dei risultati ottenuti: «Riuscire ad abbattere la percezione del dolore e dimezzare l’assunzione di antidolorifici, anche di morfina, è un ottimo risultato», dice Roberto Perucchi.  Poi c’è anche un aspetto economico, si risparmia sulla fattura dei farmaci. «È un terreno da esplorare meglio. Si rifarà la sperimentazione in un’altra struttura per raccogliere ulteriori dati».

Intanto alla Casa anziani Malcantonese la cromopuntura continua, fa ormai parte dell’offerta sanitaria della struttura, dove due giorni a settimana una cromopunturista somministra la terapia ai pazienti; a decidere è sia il team medico sia gli stessi residenti che possono sollecitare un consulto. «Aumentano sempre più quelli che vogliono provare», spiega Laura Ceolin.

La terapista diplomata spiega che è lo staff medico a individuare i pazienti con dolori resistenti alle cure tradizionali. «Quasi sempre lavoro sulla componente dell’ansia,  una volta attenuata si allentano o risolvono anche altre sintomatologie», spiega. Altri casi che le vengono affidati riguardano quei pazienti che sollecitano parecchio il personale infermieristico. «Sono residenti che richiedono spesso l’attenzione dei curanti. Con loro, la cromoterapia funziona bene, li calma».

Interessanti, infine i risultati ottenuti anche su residenti con disturbi cognitivi: «Dopo il trattamento

ci sono miglioramenti, c’è chi torna a sorridere, ad essere reattivo, alcuni recuperano

più equilibrio e riescono ad alzarsi. Altri riacquistano tratti del carattere originario».

Insomma l’esperienza continua.

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