Commento

L’era Generali che non c’è più

(© Ti-Press / Benedetto Galli)
20 maggio 2017
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Non ho conosciuto da vicino Claudio Generali visto che ha fatto parte di un’altra generazione rispetto alla mia. L’ho però seguito durante la sua lunga e fortunata carriera, fatta di vita politica, finanza, cultura e serate pubbliche. Dando un’occhiata al suo corposo curriculum vitae, un aspetto mi ha incuriosito: che, come tanti nostri padri nati nel dopoguerra, Claudio Generali ha partecipato – sempre in posti di responsabilità – alla gestione di diverse realtà (pubbliche e private) che sono cambiate radicalmente in una manciata di anni.

Claudio Generali è stato un politico, in un periodo in cui il Plr regnava ancora sovrano nel cantone. Era la fine degli anni Ottanta. Persona colta, arguta, intelligente e pronta anche alla battuta fine, era per certi aspetti un predestinato ad assumere la carica di governo. Questo, anche perché portava un cognome – Generali – di peso nel Plr. Oggi, a trent’anni di distanza, molto è cambiato: il partitone ha subito pesanti perdite sotto le cannonate della Lega, dimezzando la sua presenza in governo e non siede più sulla poltronissima della grande Lugano e neppure su quella della nuova Bellinzona. Nell’era Generali questo sarebbe stato semplicemente impensabile.

Claudio Generali nella sua ‘seconda vita’ post-governo ha poi vissuto di finanza. A dire il vero, forse, il suo mandato alle Orsoline è stato più che altro un passaggio. Infatti, quando si presentò l’occasione di tornare ai vertici di una banca (era già transitato in BancaStato), rispose presente e iniziò la lunga epoca nella stanza dei bottoni della Gottardo. Anche in quegli anni – e per diversi anni ancora – era impensabile che la ricca e indipendente Svizzera potesse un giorno abdicare al segreto bancario. E, che la Gottardo e la Bsi facessero la fine che hanno fatto, pure. Chi lo avesse allora predetto sarebbe stato definito un farneticante.

Sempre seguendo la stessa linea di pensiero, potremmo commentare così anche la presenza di Claudio Generali alla testa della Corsi, la cooperativa che gestiva la Rtsi. Che gestiva, appunto, perché ai tempi tutto o quasi passava dalla Corsi, mentre oggi il consesso è di fatto un’entità peso piuma, rispetto a prima. Ma, ancora una volta, quello che è radicalmente cambiato, guardando alla Ssr dell’altro ieri e a quella di oggi, è il fatto che ai nostri giorni persino mamma Srg/Ssr è un gigante che trema davanti al prossimo voto sulla Billag. E quel che più preoccupa – e che di certo Generali non avrebbe mai pensato – è che il suo Ticino potrebbe figurare fra le forze più tentate dal tirare uno sgambetto all’ente nazionale, facendo del male in primis proprio alla Rsi. Il recente passato insegna! Sfogliando il suo curriculum vitae, potremmo ancora continuare con gli esempi. Potremmo citare la Crossair, di cui è stato vicepresidente del Cda. E chi se la ricorda? E chi si ricorda lo shock subito dalla popolazione svizzera quando a fallire fu anche la Swissair?

Diciamo che, ripercorrendo le tappe importanti della vita di Claudio Generali, possiamo rileggere i cambiamenti profondi e ancora freschi che hanno mutato la nostra società e il Ticino del terzo dopoguerra. La sua è stata una vita spesa intensamente ai massimi livelli della società. Di certo una vita non sempre facile, come quando venne raggiunto da un proiettile sparato da un collega in banca. O come quando, in questi ultimi mesi, ha lottato duramente contro il cancro.

In qualche occasione, appena riusciva a stare meglio, rifaceva capolino agli appuntamenti pubblici. Perché la vita andava gustata sino in fondo. L’ultima volta che l’ho visto è stato in ottobre all’avanguardistico premio Moebius. In trincea contro la malattia, ma con lo sguardo rivolto al futuro.

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