Estero

Isole nel Mar Cinese contese, Pechino alza i toni 

17 febbraio 2016
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Alla conclusione del summit in California tra Stati Uniti e i paesi dell'Associazione delle Nazioni del sud-est asiatico (Asean) arriva un accordo sul "principio della libertà di navigazione e sulla soluzione delle dispute in modo pacifico". Nella nota congiunta, in 17 punti, diffusa al termine del vertice, non si fa però esplicito riferimento al Mare Cinese meridionale dove la contesa delle isole Spartly è da sempre questione bollente. 

L'arcipelago, costituito da circa 30 isolotti, è ricco di giacimenti petroliferi, per questo le isole sono ambite da diverse nazioni. E, durante il summit tra Usa e Paesi dell’Asean, è emerso che la Cina ha installato un potente sistema di missili terra-aria su una delle isole al centro delle dispute territoriali.  La vicenda, che è un ulteriore passo del rafforzamento militare nell’area, è stata anche confermata dalle autorità di Taiwan.

L’isola, su cui è stato installato anche un sistema radar, è quella di Yongxing, nelle Paracel, rivendicata (e nota pure come Woody Island) da Vietnam e Taiwan. Secondo Fox News, l’episodio è "un’altra evidenza del fatto che la Cina sta rafforzando la militarizzazione delle isole nel mar Cinese meridionale facendo salire le tensioni nella zona". I funzionari Usa hanno confermato l’accuratezza delle immagini e identificato i missili terra-aria nei sistemi HQ-9, forti di una gittata di circa 200 chilometri e quindi potenziale minaccia per qualsiasi aereo civile o militare in volo nelle vicinanze. 

Ma il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, senza smentire l’installazione di missili nelle isole contese nel mar Cinese meridionale, ha rimarcato il tentativo di "alcuni media occidentali di creare notizie". "Solo per limitata e necessaria autodifesa, la Cina ha realizzato strutture su isole e barriera corallina dove è stato dislocato personale cinese, in linea con autodifesa e autotutela che la Cina è autorizzata a perseguire sotto le leggi internazionali": così Wang dopo un incontro con l’omologo australiano Julie Bishop. (Red/Ats)

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