Spettacoli

Gran Premio della Giuria (seconda parte - le canzoni)

14 febbraio 2015
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Giovanni Allevi sembra suonare Baglioni, ma forse noi non capiamo. Nei giovani vince tutti i premi Caterina Caselli, sotto lo sguardo affranto e rassegnato di Cecchetto (presidente di giuria). Fuori gara Raf, Biggio e Mandelli e Fabian (ci sta), ma anche Tatangelo (il voto è extra-musicale). Sammy Basso, che combatte con il sorriso la progeria (sindrome da invecchiamento veloce), il momento più dolce della serata. E spostare Tanica alle 21.00?

Campioni, secondo ascolto.

Nesli – “Buona fortuna amore”. Ha cantato pressoché per primo. Avevamo davanti quattro ore per capire come si lancia un amore in faccia, ma non abbiamo gli strumenti per spiegarlo. Siamo sopraffatti. Impatto calorico zero. Giudizio: muesli

Irene Grandi – “Un vento senza nome”. Da ragazzina birbantella, Irene è diventata molto “zia”, guadagnando su tutti i fronti (il suo canto ha da tempo abolito il “singhiozzo”). Resta l'idea di partenza che chi è cantante canta, e chi scrive le canzoni le scrive (a chi canta). Giudizio: Milf

Nek - “Fatti avanti amore”. Cassa in quattro, look dello Sting di “The Soul Cages”, occhio blu oltremare e tatuaggi da combattimento, il Nek martella e - anche per questa sera - basta e avanza. Giudizio: finale

Bianca Atzei - “Il solo al mondo”. Un sillabare fastidioso, cadenzato alla maniera di Gaetana (“Giusy”) Ferreri, e una stecca alla Alex Britti di mercoledì. Mostra di tatuaggi, sfoggio di bellezza, melodia che prende forma al secondo ascolto. Giudizio: di male in (poco) meglio

Biggio e Mandelli (I Soliti Idioti) - “Vita di inferno”. E' una macchietta napoletana, quella di Nino Taranto con baffo e paglietta. La scenografia beatlesiana resta, anche a distanza di un ascolto, il punto di forza di una canzone che vorrebbe essere un “Inno del corpo sciolto”, ma che non va oltre un coro di alpini (sbronzi) . Giudizio: Avanspettacolo

Annalisa – “Una finestra tra le stelle”. Echi di Carrà nella melodia della strofa (“Tanti auguri”). L'affinità è evidente, anche se poi, alla fine, le note sono sette, non esiste musica bella o brutta, non esistono più le mezze stagioni, le mezze stelle, o le mezze finestre. Giudizio: annalisa dagli occhi verdi

Moreno - “Oggi ti parlo così”. Sorride, ma a noi non viene di ricambiare. Allora Moreno Modugno allarga le braccia in segno di abbraccio, di affetto. Noi le alziamo, in segno, definitivo - e incondizionato - di resa. Giudizio: cacofonico

Lara Fabian - “Voce”. L'addio è scontato. E così come per Nesli abbiamo finito le parole, con Fabian abbiamo perso la “Voce”. E non è una grave perdita. Giudizio: au revoir

Grazia di Michele e Platinette - “Io sono una finestra”. Il bravo Di Sabatino al pianoforte conduce a velocità da crociera una splendida canzone. Tutto ruota intorno a Plati, artista, uomo, donna, essere umano, e – dichiaratamente - finestra. Giudizio: siamo la coppia più bella

Lorenzo Fragola - “Siamo uguali”. Una prima correzione di rotta: il Fragola ha un buon pezzo, forse portato via dal sentimento di saldo, che di scampoli abbonda. E' la canzone che avrebbe potuto cantare Raf, con la quale sarebbe ancora in gara. Giudizio: se son Fragole, fioriranno

Anna Tatangelo - “Libera”. E' ufficiale: Anna Tatangelo è bellissima. Anche la canzone di Kekko è bella. Mengoni direbbe “essenziale”. E il secondo ascolto conferma che Anna c'è. O, meglio, c'era. Giudizio: peccato non sia libera.

Il Volo – “Grande amore”. Man mano si progredisce con l'ascolto, insieme ai violini di “Su di noi” (il Cutugno eterno secondo), appaiono arpeggi di “Enola Gay”. Sul finale viene giù il teatro, con tutti i maxischermi. Ci giochiamo le rotative, Sanremo è loro. Giudizio: cara ti amo

Gianluca Grignani - “Sogni infranti”. E' più bravo quando la voce non “sbraga”, e il Tenco (inteso come autore, e non come Premio) è bene lasciarlo ad altri, tanto non è grave cantare anche – che ne so – Carosone. Giudizio: giudizioso

Malika – “Adesso e qui (Nostalgico presente)”. Leggi sopra. Malika quando sussurra è lieve, quando in piena voce è greve. Se la tecnica vocale fosse di vostro gradimento, “Silenzi per cena” (la chiameranno tutti così) vi accompagnerà. Giudizio: pacifica

Dear Jack - “Il mondo esplode tranne noi”. Sempre che Jack (si chiama così il front-man?) non sia influenzato come Raf, l'intonazione è sempre il centro dell'esibizione della boyband talentuosa (nell'accezione di Talent e non di meriti). Giudizio: montagne russe

Marco Masini – “Che giorno è”. Marco il Grande si è fatto aiutare dalla coppia d'oro di autori Camba/Coro, e ci ha visto giusto. Il Volo permettendo, “Che giorno è” ha quella polverina magica da serata finale con palma ed assessore. Cioè la vittoria. Giudizio: perché Masini è Masini

Nina Zilli - “Sola”. La notizia, ormai, è solo il vestito, un completino alla James Brown. La Winehouse di Piacenza ricorda la Cortellesi di “Non mi chiedermi”. Dirige il Maestro Mauro Pagani, stona Nina Zilli. Giudizio: la settimana della moda

Alex Britti - “Un attimo importante”. C'è la tipica progressione armonica brittiana, quella che il sentimento monta piano piano, ma l'ascensore dell'amore esclude l'attico, dove lei sta aspettando. Tanto vale salire a piedi. Giudizio: manutenzione

Raf - “Come una favola”. Ci voleva una cosa come “Non è mai un errore”, per tornare e farsi ricordare. Scusato per la bronchite, Raffaele non è solo Virginia, ma per questa sera si fa ricordare solo lei. Voto: 6 politico

Chiara – “Straordinario”. Aperto il Festival, lo chiude, prima della finale. La tensione è un ricordo, e la voce torna quella con la quale si è fatta strada nella musica (e nella telefonia). Interprete pura, non scriverà canzoni, semmai le sceglierà. E questa “Straordinario” è scelta assai azzeccata. Giudizio: strabrava

Dopo lo spot “Ci vorrebbe un'Amica”, la musica al servizio del tubero, i Boiler sono aria fresca, Virginia Raffaele in versione centralinista (e ancor prima Vanoni, che vuole portare Sanremo in Svizzera) è una moderna Marchesini. Quando appare il Tanica, il delirio ci stringe tutti in un unico abbraccio: rassegna stampa con semi-nudo maschile e ospite di colore, capace di prevedere il futuro del Festival per motivi ascrivibili al concetto di tempo per Edoardo Vianello (“ogni due passi facciamo sei metri”).

Nel Festival dell'Amore, Conti parla di cose grosse con Giovanni Allevi, e Allevi risponde con un'enciclica sull'umiltà. Sulle note di “Fade out lines” (The Avener & Phoebe Killdeer), il pubblico si scatena nella danza propiziatoria dell'eliminazione: pagano dubbie scelte artistiche Lara Fabian e I Soliti Idioti, Raf è un triste addio, Anna Tatangelo – benché, questa volta, impeccabile – paga colpe tutt'altro che artistiche.

Riflessioni di fine Festival. Martedì, Rete 4 dava “L'Esorcista” e Canale 5 “La leggenda di Al, John e Jack” (mentre all'Ariston andava in scena quella di Al, Bano e Romina); mercoledì su Italia Uno c'era “Trainspotting”, giovedì - stessa rete - “Seven”, mentre su Iris “Shining”. Di venerdì, su reti minori, “Il Grande Gatsby” e “La città verrà distrutta all'alba”. Ma i cartoni animati, l'Archivio di Stato, “Non son degno di te” e i documentari sull'accoppiamento delle bertucce? Com'è che tutto l'anno non c'è un film decente, e per combattere Sanremo d'un tratto si usano i kolossal?

Fino a questa sera il cognome “Caccamo” metteva allegria. Si chiude con le sue urla (non certo il canto) ed i primi segni di autocelebrazione per la vittoria. Un velo pietoso (la pietas che è amore e conforto) scenda per ora su Amara, Kutso, Serena Brancale, Chanty, Rakele, Nigiotti e Kaligola, tutti con almeno un talento, e non soltanto una faccia. La verità, magari, ce la spiegherà Marzullo, in risposta al suo tormentone notturno (“...ma il Festival di Sanremo ci rende migliori o peggiori?”).

Stasera, visto l'esito del voto, ci ha resi peggiori.

Buonanotte, buongiorno.

 

 

 

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