L'analisi

Europa-Russia Ritorno al passato

24 giugno 2015
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– di Giuseppe D'Amato – La paura è che ci possa scappare l’incidente. Quando forze militari contrapposte spartiscono spazi così ristretti, il rischio dell’errore umano è dietro l’angolo. Soprattutto perché la tensione è alle stelle.
Prima di congelare qualsiasi tipo di rapporto bilaterale, gli occidentali hanno consegnato ai russi i cellulari d’emergenza. Una sorta di canale privilegiato come il celebre “telefono rosso” sovietico-statunitense, entrato in funzione subito dopo la crisi di Cuba dell’ottobre 1962. Come dire che ci siamo, purtroppo. Inizia la temuta fase due. Dopo le sanzioni economiche, Stati Uniti ed europei hanno aggiunto l’opzione militare.
Due le ragioni alla base di tale decisione. La prima è che in Ucraina orientale gli accordi di Minsk-2 non vengono applicati come si dovrebbe ed il pericolo della ripresa del conflitto è alto. Gli occidentali ritengono che la Russia non tenga fede agli impegni presi in febbraio.
La seconda è che la tattica di destabilizzazione usata nella repubblica ex sovietica (milizie irregolari, propaganda via mass media) può essere esportata anche nel Baltico, dove vivono folte minoranze russofone.
L’Alleanza atlantica, quindi, prende il controllo del territorio. Armamento pesante nel Baltico, caccia F-22 distribuiti sapientemente all’Est in caso di necessità, vettori per la difesa anti-missilistica in Europa rappresentano la guardia alzata dagli occidentali.
Il Cremlino ha risposto con la pronta messa in funzione di una quarantina di missili balistici intercontinentali e con l’accelerazione della produzione di carri armati di nuova generazione.
Ma se i russi non fanno altro che sostituire armamenti vecchi, oppure non più utilizzabili – dato che i maestri armieri ucraini tenevano in piedi parte del loro arsenale, come avveniva del resto per quello sovietico – la Nato sfrutta la situazione per cambiare gli equilibri sul continente.
Il ridimensionamento economico di Mosca diventa così anche militare. Lo scenario geostrategico post Guerra Fredda si modifica rapidamente con la Russia rigettata verso l’Asia e la “zona cuscinetto” tra i due poli continentali in parte occupata dagli occidentali.
La storia non scritta, e che certamente in tanti sono pronti a negare, riguarda il cosiddetto “Scudo anti-missilistico” in Europa, una delle vere cause dell’attuale crisi. Quando le relazioni erano ottimali, si era pensato di crearne uno comune. Gli occidentali affermavano che il pericolo era rappresentato da lanci isolati da Iran e Corea del Nord. Fare entrare un ufficiale di Mosca nella stanza dei bottoni avrebbe significato certificare che l’ex superpotenza comunista era diventata democratica, quindi alleata. Qualcosa è andato storto e non in pochi hanno poi giocato sporco, provocando l’ira di Putin.
Adesso cadono i veli, dopo che negli ultimi mesi messaggi in codice concilianti erano stati spediti al Cremlino. I vettori occidentali, viene fatto intendere, sono contro il possibile dispiegamento di missili a corto e medio raggio a Kaliningrad e in Crimea, un tempo vietato dai trattati.
Complimenti per questo megapasticcio che ha riportato l’Europa ai tempi della Guerra Fredda.

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