Hockey

Dario Bürgler: "Ho spento il cervello e ho cercato di digerire l’allontanamento"

18 maggio 2016
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Dario Bürgler è finalmente pronto a girare pagina e ad affrontare la nuova sfida ticinese. “Sono davvero felice di essere giunto a Lugano", racconta l'atleta. "Decisiva è stata la presenza di Doug Shedden. Il tecnico voleva già ingaggiarmi a Zugo un paio di stagioni or sono. Ho sviluppato diverse discussioni interessanti con lui e quindi non ho avuto dubbi nel scegliere di vestire bianconero. Il fatto che il club abbia molte ambizioni e sia ai vertici ha logicamente pure influito parecchio sulla mia scelta. Sono motivato e voglio fare bene”.

Per lo svittese, la firma in riva al Ceresio è una sorta di liberazione. “Non sono state settimane semplici, ho vissuto un periodo strano dopo che lo Zugo aveva deciso di scaricarmi. Io non mi sono comunque mai visto o sentito come un capro espiatorio. Non è stato però piacevole il tutto. Sono andato in vacanza, ho spento il cervello, ho cercato di digerire e elaborare l’accaduto. In seguito mi sono ributtato sul lavoro allenandomi duramente”.

L’interesse di diversi club è stato sicuramente un buon segnale per l’ala. “Sì, mi ha fatto molto piacere, è bello e gratificante captare di essere corteggiato. All’inizio, subito dopo che l'Evz mi aveva comunicato che avrei dovuto cercarmi un nuovo club, non sapevo cosa sarebbe accaduto e quali opzioni avrei avuto. Adesso tocca a me mostrare il mio valore e dimostrare di meritare la fiducia ricevuta. Voglio chiaramente segnare reti, ma non solo, desidero aiutare la squadra in ogni circostanza”.

Bürgler si descrive così. “Sono bravo a concludere, so dove si trova la rete avversaria. Nelle situazioni speciali me la cavo, a Davos le giocavo e mi piaceva, voglio nuovamente farlo a Lugano. Dove devo migliorare? Direi dappertutto”.

Il padre Toni vinse la mitica discesa del Lauberhorn nel 1981, lo zio Thomas fu pure uno sciatore di alto livello e trionfò in due occasioni in Coppa del Mondo. “Ai tempi era sicuramente un vantaggio per il sottoscritto essere nato in una famiglia di sportivi. Ne ho approfittato tanto. Sono sempre stato sostenuto, mi portavano a fare le trasferte, capivano le mie esigenze e scelte. Ora sono cresciuto, discuto ovviamente ancora con i miei cari, ma decisioni e responsabilità sono naturalmente mie, il loro passato agonistico influisce dunque meno”.

Il 29enne ha pochi legami con il nostro cantone. “Mia mamma da nubile era una Leonardi, un cognome ticinese, ed è parente alla lontana di Natascia, l’ex fondista. Ma io non ho mai avuto veri rapporti con il Ticino, una mia zia possedeva una casa di vacanza, ma niente di più. Anche con la lingua dovrò cominciare da zero, non so nulla“. Ma per quest’ultima ci sarà tempo e non è nemmeno la priorità: la priorità per Dario Bürgler sarà di mostrare che la lingua più importante già la sa, e pure bene: quella hockeistica.

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