'Confessano' i militari russi arrestati in Ucraina

Hanno ammesso di essere membri dell'esercito russo e di aver viaggiato in Ucraina in una “missione di ricognizione” i due militari arrestati ieri dalle forze di sicurezza di Kiev. Lo ha reso noto un rapporto di rappresentanti dell'Osce, che li hanno intervistati in un ospedale militare di Kiev. Si tratta della prima ammissione del genere dall'inizio del conflitto.

I due “erano armati, ma non avevano l'ordine di sparare”, secondo l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione europea. Entrambi, scrive l'Ansa, hanno raccontato di essere stati 'in missione' in Ucraina già in precedenza. Uno ha aggiunto di aver 'ruotato' dopo un turno di tre mesi, riferisce l'Osce.

Subito dopo la notizia del loro arresto, Mosca ha sostenuto che i due sono ex militari, e ha accusato le forze speciali ucraine di averli picchiati per costringerli ad una testimonianza utile. A conferma che oltre che sul campo, la guerra si combatte, sui due fronti, anche con le armi della propaganda

I due soldati, erano del resto “convinti di eseguire un ordine del loro comando russo”, secondo qunto avrebbero dichiarato a Novaia Gazeta, l'unico giornale russo al quale è stato consentito di incontrarli nell'ospedale militare della capitale ucraina, dove sono trattenuti. Entrambi negano le accuse di terrorismo e sperano di essere riconosciuti come prigionieri di guerra.

Uno dei due, il capitano Ievgheni Ierofeiev, ha detto di essere amareggiato dalla situazione: “Siamo stati dimenticati, abbandonati, vogliono cancellarci”, si è sfogato. Il sergente Alexander Alexandrov (nella foto), invece, secondo Novaia Gazeta (il giornale di Anna Politkovskaia), si sarebbe messo a piangere quando ha saputo che la moglie aveva sostenuto davanti alla tv russa che lui si era già congedato dall'esercito russo, confermando in tal modo la versione ufficiale del Cremlino.