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‘Con i rincari attesi, vanno lasciati soldi ai cittadini’

Domani il congresso Udc. Sergio Morisoli: meno balzelli, ecco il perché delle iniziative su tasse di circolazione e posteggi e sui valori di stima

Il capogruppo democentrista in Gran Consiglio (foto Ti-Press)
11 giugno 2022
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«Dobbiamo lasciare più soldi nelle tasche dei cittadini. Soprattutto in questo periodo storico in cui sta per investirci una tempesta perfetta tra l’aumento dei costi energetici, la crisi delle materie prime, l’incremento dei prezzi al consumo, la prospettata stangata dei premi di cassa malati e altri rincari. Queste tre iniziative popolari sono un primo importante passo per contrastare l’erosione del potere d’acquisto, in particolare di quel ceto medio che non beneficia di sussidi pubblici». La ricetta dei democentristi è nota: giù imposte e tasse. Ecco allora le tre iniziative alle quali allude il capogruppo in Gran Consiglio Sergio Morisoli. Quella targata Ppd, e sostenuta dalla stessa Udc e dalla Lega, che sollecita un abbassamento dell’imposta di circolazione plafonandone il gettito a 80 milioni di franchi, ciò che si tradurrebbe in una minor entrata annua per le casse cantonali di 26 milioni (il travagliato dossier è ancora sotto la lente della commissione parlamentare della Gestione). E poi le iniziative popolari in via di definizione in seno al partito presieduto da Piero Marchesi. Quella per abolire la tassa di collegamento, meglio conosciuta come tassa sui posteggi. E quella «per rendere fiscalmente neutro il previsto aumento, imposto dal diritto federale, dei valori di stima e non mettere così ulteriormente in difficoltà i proprietari di immobili, specie i piccoli proprietari, in un momento in cui cominciano a risalire anche le ipoteche», spiega Morisoli, confermando quanto ha anticipato qualche giorno fa a ‘Detto tra noi XL’ su TeleTicino. Toccherà al Comitato cantonale democentrista – convocato per martedì 21 a Gordola – decidere il lancio delle due iniziative. Che, salvo clamorose sorprese, appare scontato. Domani intanto, a Mendrisio, si terrà il Congresso. È il primo appuntamento di peso per l’Udc ticinese dopo l’ok delle urne (era il 15 maggio) al suo dibattuto decreto, elaborato da Morisoli e Paolo Pamini, che chiede il pareggio dei conti del Cantone entro fine 2025, agendo prioritariamente sulla spesa, ossia contenendone la crescita. «E senza aumentare le imposte – tiene a puntualizzare Morisoli –. In quest’ottica rientrano le tre iniziative». Già.

Nella campagna per il voto di metà maggio il Plr era tra le forze politiche favorevoli al decreto democentrista: ebbene, anche i liberali radicali sollecitano una riduzione dell’imposta di circolazione, ma sono contrari alla proposta ‘strong’ degli iniziativisti, che comporterebbe una mancata entrata di appunto 26 milioni. Uno scenario che "oggi non è sostenibile e accettabile", ha dichiarato martedì Caprara: agli iniziativisti, ha continuato il deputato liberale radicale, occorrerebbe domandare "dove andrebbero a compensare queste mancate entrate, perché siamo in una situazione di deficit strutturale da parte dello Stato. E se diminuiamo le entrate il deficit aumenta ulteriormente: non è quello che hanno chiesto i cittadini votando il decreto". Al Comitato cantonale dell’altra sera, il presidente del partito Speziali ha parlato addirittura di "schizofrenia politica".

Morisoli, cosa replica?

Nessuna schizofrenia politica. L’Udc si è sempre battuta da un lato contro ogni inasprimento fiscale e dall’altro per una riduzione delle imposte laddove ci sono i margini per farlo, come in questo caso, e quindi senza impoverire lo Stato. Tant’è che tra i proponenti di entrambe le iniziative lanciate nel 2017 dal Ppd, denominate ‘Per un’imposta di circolazione più giusta!’ e ‘Gli automobilisti non sono bancomat!’, c’erano anche nostri esponenti. Non abbiamo quindi tradito la volontà né delle persone che hanno firmato le due iniziative né di quelle che poche settimane fa hanno approvato in votazione il decreto per il riequilibrio delle finanze. La riduzione dell’imposta di circolazione così come proposta dagli iniziativisti è secondo noi sostenibile: ricordo che anche negli ultimi anni il Cantone ha registrato fra i 40 e i 50 milioni di entrate in più rispetto a quelle preventivate. Senza poi dimenticare che il Ticino è di tutti i cantoni quello con l’imposta di circolazione più alta, ma con i salari più bassi. E allora ripeto: alla luce dei rincari che ci aspettano, è assolutamente necessario lasciare soldi al ceto medio.

Non esiste però solo il ceto medio. Contenimento della spesa e minor gettito d’imposta derivante dall’eventuale attuazione dell’iniziativa non rischiano di penalizzare le fasce più fragili della popolazione, proprio in considerazione dei tempi piuttosto difficili che ci attendono?

A livello parlamentare stiamo lavorando a una proposta per riformare lo stato sociale. Non è nostra intenzione stravolgerlo e non vogliamo certo privare di aiuti pubblici chi si trova in serie difficoltà economiche. Ma la socialità non deve occuparsi solo dei bisognosi in senso stretto. Lo stato sociale va adeguato affinché tenga conto delle nuove realtà. Non si tratta di proporre meno sussidi, si tratta di proporre sussidi maggiormente mirati.

Non è in pratica la stessa cosa?

No. Auspichiamo sussidi più mirati anche per evitare che il ceto medio si impoverisca, perdendo sempre più potere d’acquisto. Temo infatti che la tempesta perfetta cui accennavo prima non sarà di breve durata. Aggiungo che sempre a livello di Gran Consiglio è pendente una serie di nostre iniziative, redatte sia nella forma elaborata che in quella generica, per realizzare in Ticino delle condizioni quadro attrattive per imprese sane, che possono quindi creare posti di lavoro solidi. Perché vanno bene startup e nuove tecnologie, ma c’è ancora un’ampia fascia della nostra popolazione che vive di ‘old economy’, di economia tradizionale. E per condizioni quadro non mi riferisco solo all’aspetto fiscale.

Restiamo in tema tasse. Pure l’iniziativa popolare da voi ventilata per cancellare quella sui posteggi comporterebbe minori entrate/risorse per il Cantone. Una ventina di milioni di franchi in meno all’anno.

Il decreto approvato in votazione popolare a metà maggio dice anche che il pareggio di bilancio deve essere conseguito senza aumentare, ribadisco, le imposte. La tassa di collegamento rappresenta di fatto un aumento d’imposta, che va a penalizzare soprattutto chi per motivi vari deve muoversi in auto. Dopo le sentenze con cui il Tribunale federale ha bocciato i ricorsi contro questo balzello, il Gran Consiglio ha deciso, nella seduta di febbraio, di introdurlo nel 2025, per non aggravare la situazione economica, già difficile a causa dei contraccolpi della pandemia. Tuttavia altre grosse difficoltà, economiche, si profilano. Secondo l’Udc, questa tassa va abolita. Punto. Peraltro non si priverebbe il Cantone di risorse, non essendo la tassa ancora in vigore.

Nel 2016 la tassa in questione è stata avallata, seppur di misura, dai cittadini ticinesi. Per l’Udc la volontà popolare va assolutamente rispettata. Stavolta però...

Rispettare il popolo significa anche interpellarlo nuovamente per sapere se condivide un balzello che quando è stato inizialmente applicato non ha ridotto il traffico, né quello residente né, tantomeno, quello frontaliero. Un’altra cosa: l’Udc non è da adesso contraria alla tassa sui posteggi. Il lancio dell’iniziativa potrebbe pregiudicare l’alleanza elettorale con la Lega, visto che la tassa di collegamento è uno dei dossier portati in porto dal direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali? Sui temi i due partiti sono sempre stati liberi di muoversi come meglio ritenevano. E poi i vertici di via Monte Boglia capiranno che allearsi con noi è molto utile, se vogliono mantenere i due seggi in governo.

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