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La città che scompare

Alaska, una comunità che deve reinventarsi

L’erosione prosegue © Chris Linder / WWF-US
28 settembre 2020
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Per arrivare a Port Heiden, Alaska, si deve prendere un piccolo aereo. Non esiste né strada né porto attraccabile. Si sorvolano centinaia di laghi, stagni e fiumi che scorrono liberamente. Sul posto c’è un team del WWF che ha avviato il progetto Arctic Field Program ed è gestito da Dave Aplin. L’obiettivo è quello di scoprire come le comunità, ma anche gli animali del posto, si adattano ai cambiamenti climatici. A Port Heiden vivono circa un centinaio di persone. L’amministratrice si chiama Gerda Kosbruk; la sua famiglia vive in Alaska da generazioni. Anche sua madre Annie Christensen ha ricoperto questo ruolo in passato. Christensen dice che il villaggio non è quello che era o dove era una volta. “Il luogo dove giocavo da bambina non esiste più – racconta –. Non abbiamo potuto fare altro che assistere al fenomeno delle case che venivano inghiottite dall’oceano”. A partire dal 1981, la comunità è stata costretta a sradicarsi e a spostarsi verso l’interno. Con il passare del tempo era chiaro che l’erosione – accelerata dal ritiro dei ghiacci marini e dalle forti tempeste – non si sarebbe fermata. “Sentivo le onde che si infrangevano sulla spiaggia dove vivevamo, sentivo come la terra veniva trascinata via”, ricorda Christensen. L’ultima persona ha lasciato il vecchio sito del villaggio nel 2008. Oggi le case possono essere a poche miglia dalla riva, ma Port Heiden continua a perdere tra i 20 e i 25 metri di costa ogni anno in alcuni luoghi. L’Alaska si sta riscaldando più velocemente di quasi tutti gli altri posti del pianeta, e questa instabilità rende la vita qui imprevedibile.

Il ritorno degli orsi

Port Heiden si trova all’ombra del vulcano Aniakchak, un monumento nazionale che attira escursionisti da tutto il mondo. Il posto è incorniciato da un’alta erba della Tundra e da alghe rosse. Negli ultimi anni ci si può imbattere sempre più spesso negli orsi bruni. Nell’Alaska centro-meridionale, l’orso bruno è una specie iconica, e i tour guidati della fauna selvatica che promettono la speranza di uno scorcio generano grandi guadagni; secondo alcune stime, le entrate ammontano a 34 milioni di dollari all’anno. E per quanto possa sembrare meraviglioso poter avvistare un orso, allo stesso tempo agli abitanti del luogo questo ricorda solo che il mondo si sta riscaldando. “Gli animali si comportano in modo diverso – dice Gerda Kosbruk (vedi a lato) –. Gli orsi stanno venendo qui. Hanno fame, sono più aggressivi. Il problema è che non trovano più cibo e quindi sono costretti ad avvicinarsi agli insediamenti e a rovistare nella spazzatura”. I cambiamenti vanno oltre gli orsi. Secondo i residenti, dopo la fuoriuscita di petrolio della Exxon Valdez nel 1989, per esempio, le lontre marine hanno iniziato a frequentare Port Heiden per la prima volta. Il ghiaccio che ricopre la baia di Bristol aveva già iniziato a ritirarsi. Anche se non ci sono dati scientifici che lo confermino, la gente del posto riferisce che alle lontre piaceva l’ambiente caldo, così sono rimaste e si sono moltiplicate, mangiando la maggior parte delle vongole. E non sono le uniche a rimodellare la catena alimentare locale. Prendiamo il salmone, per esempio: mentre la pesca commerciale del salmone nella baia di Bristol rimane forte, la pesca di sussistenza nei fiumi che alimentano la baia sta diventando sempre più difficile, poiché le acque più calde rendono più difficile la sopravvivenza dei pesci.

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