Svizzera

Sui dazi la Svizzera spera di poter cominciare presto a negoziare con gli Stati Uniti

Entro due settimane al massimo una dichiarazione d’intenti, poi via alle trattative. Karin Keller-Sutter si mostra fiduciosa

La Presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter con il Segretario al Tesoro americano Scott Bessent
(Keystone)
9 maggio 2025
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Svizzera e Stati Uniti ambiscono a trovare una soluzione rapida al contenzioso riguardante i dazi. Una dichiarazione d’intenti dovrebbe essere firmata entro un paio di settimane. In seguito verranno avviati i negoziati. Sono molte però le questioni che rimangono aperte.

Dopo l’incontro di venerdì a Ginevra con il Segretario al Tesoro americano Scott Bessent e il rappresentante per il Commercio dell’amministrazione Trump, Jamieson Greer, la Presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter e il ministro dell’Economia Guy Parmelin si sono detti fiduciosi che un accordo sarà presto raggiunto. Entrambe le parti si sono impegnate ad accelerare il processo.

“Il messaggio principale di oggi è che la Svizzera dovrebbe essere uno dei prossimi Paesi con cui gli Stati Uniti vogliono concludere un accordo di principio”, ha dichiarato Keller-Sutter ai media. Finora gli Usa hanno concluso un accordo solo con il Regno Unito. La sangallese ha detto di avere la sensazione che siano disposti ad accelerare il processo di ricerca di una soluzione.

‘Una buona notizia’

Fintanto che le parti resteranno in colloquio, a molte merci si applicheranno dazi del 10% anziché del 31%. “È una buona notizia”, ha sottolineato Keller-Sutter.

Senza poter annunciare un calendario preciso, la consigliera federale ha dichiarato che l’obiettivo è quello di redigere una dichiarazione d’intenti congiunta nelle prossime una o due settimane. La Svizzera – ha confermato – fa parte di un gruppo ristretto di Paesi con i quali gli Stati Uniti intendono raggiungere in tempi brevi un accordo.

Secondo Keller-Sutter, l’amministrazione Trump ha reagito “in modo molto sensibile” all’annuncio di aziende svizzere (soprattutto del settore farmaceutico, ndr) di voler investire circa 150 miliardi di franchi negli Stati Uniti nei prossimi anni. Tuttavia, finché non ci sarà un accordo definitivo, non sarà possibile tirare un sospiro di sollievo, ha aggiunto. “Solo quando avremo raggiunto un risultato soddisfacente per entrambe le parti e quando l’industria svizzera avrà la certezza del diritto, potremo forse dire di aver tolto il collo dal cappio”. “Il nostro obiettivo è quello di non avere più dazi”, ha continuato Keller-Sutter.

Prodotti agricoli, poco margine

Prima di raggiungere un accordo occorrerà chiarire molte questioni. La cosa principale è discutere con gli Stati Uniti di vari punti: oltre ai dazi, ad esempio di questioni fiscali e di sussidi, ha affermato la Presidente della Confederazione. “Dobbiamo spiegare agli Stati Uniti che in Svizzera non sovvenzioniamo l’industria”. Anche la forza del franco svizzero solleva ripetutamente domande da parte degli Stati Uniti. “Al momento abbiamo la valuta più forte del mondo”.

Dal canto suo, il consigliere federale Guy Parmelin ha dichiarato che la Svizzera non farà concessioni importanti in settori sensibili dell’agricoltura. Gli Stati Uniti volevano che le condizioni fossero uguali per tutti. Tuttavia, gli americani avrebbero capito che per la Svizzera è molto importante mantenere un certo grado di autonomia nella produzione agricola. Una sorta di assicurazione, insomma.

La Svizzera ha sempre dichiarato di essere aperta a discussioni su determinati punti, come i dazi all’importazione su prodotti che la Svizzera non produce, ha dichiarato Parmelin. Queste questioni faranno parte dei futuri negoziati.

Una volta finalizzato il memorandum d’intesa, una delegazione elvetica composta dalle Segretarie di Stato Daniela Stoffel e Helene Budliger Artieda si recherà negli Stati Uniti per proseguire i colloqui.

L’incertezza è particolarmente pesante per i settori legati all’esportazione. E continua ad aleggiare la minaccia di Trump di imporre in futuro dazi anche sui prodotti farmaceutici, che rappresentano oltre la metà dell’export made in Switzerland verso gli Stati Uniti.