Keller-Sutter e Parmelin Oltreoceano per cercare un accordo. Gli Stati Uniti hanno definito un gruppo di 15 Paesi con cui trovare una soluzione rapida
È stato definito dalla presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter su X uno “scambio produttivo” l’incontro di giovedì con il segretario del Tesoro degli Stati Uniti Scott Bessent. Durante una conferenza stampa a seguito del faccia a faccia Keller-Sutter ha fatto sapere che è stato deciso di continuare i colloqui e di cercare soluzioni. Gli Stati Uniti hanno definito un gruppo di 15 Paesi con cui vogliono trovare una soluzione rapida alla questione dei dazi. “La Svizzera fa parte di questo gruppo”, ha dichiarato Keller-Sutter davanti ai media a Washington, secondo quanto riferito dalla Srf. È stato inoltre concordato che il prossimo passo sarà una dichiarazione d’intenti che definisca i temi sui quali si potrà raggiungere un accordo. “Abbiamo discusso di questioni economiche centrali, così come della possibilità di una collaborazione rafforzata tra i nostri due Paesi”, ha fatto sapere sempre su X la presidente della Confederazione. Keller-Sutter e il ministro dell’Economia Guy Parmelin si sono recati a Washington per la riunione del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale. L’obiettivo: fare pressione sull’amministrazione Trump per ottenere migliori condizioni sui dazi.
Dagli Stati Uniti alla Cina. Svizzera e Cina vogliono “risolvere il problema” dei dazi doganali americani attraverso il “dialogo”. Lo ha dichiarato sempre giovedì da Pechino il ministro degli Esteri Ignazio Cassis, dopo l’incontro avuto con il suo omologo cinese Wang Yi. La guerra commerciale in atto è stata al centro del colloquio. L’obiettivo di Svizzera e Cina è “convincere gli Stati Uniti a tornare a una discussione multilaterale”, ma sempre “nel rispetto reciproco”, ha puntualizzato il consigliere federale nel corso di una conferenza stampa. Cassis è stato attento a non schierarsi con nessuna delle parti. Gli Stati Uniti, l’Unione europea e la Cina sono i tre partner più importanti della Svizzera, ha in effetti evidenziato, aggiungendo che “non possiamo lasciarne da parte uno”. La Svizzera è obbligata ad avere relazioni commerciali molto ampie, ha proseguito il ticinese. A suo avviso, quello che sta succedendo al momento è “un incidente” e una soluzione “verrà trovata”.