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Quattordici misure per avere a bordo i sindacati

Il Consiglio federale adotta il pacchetto sulla protezione salariale, aggiungendovi una misura gradita alle organizzazioni dei lavoratori

In sintesi:
  • ‘Missione compiuta: né più né meno’, dichiara il consigliere federale Guy Parmelin
  • La segretaria di Stato all’economia Helene Budliger Artieda: ‘Non vi sarà dumping salariale sui rimborsi spese’
Il consigliere federale Guy Parmelin con la direttrice della Seco Helene Budliger Artieda
(Keystone)
21 marzo 2025
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C'è voluta un’ottantina di sedute, in due anni e mezzo. Alla fine, quello che per lungo tempo era sembrato quasi una chimera, si è concretizzato: a metà febbraio le parti sociali e i Cantoni, con la mediazione della Segreteria di Stato dell’economia (Seco), hanno raggiunto un accordo su un pacchetto di misure volte a garantire la tutela dei salari a fronte dei peggioramenti previsti nei cosiddetti Bilaterali III. I provvedimenti sono 13; nelle settimane seguenti il Consiglio federale ne ha aggiunto uno, allo scopo di migliorare la protezione contro il licenziamento per determinati rappresentanti dei lavoratori. Le 14 misure sono state adottate venerdì dall’Esecutivo. Verranno definite nel dettaglio entro la fine del mese. Poi confluiranno nell’avamprogetto sul pacchetto negoziale Svizzera-Ue, che verrà parafato in maggio e in seguito messo in consultazione fino alla fine di ottobre. Se il tutto sopravviverà all’esame del parlamento, la parola finale spetterà al popolo. A meno che lo stesso popolo non si metta di traverso prima, approvando la nuova iniziativa Udc contro la libera circolazione (vedi sotto).

Guy Parmelin (Udc) ha definito il pacchetto “un compromesso soddisfacente”, benché “fragile”. “Missione compiuta: né più né meno”, ha dichiarato il consigliere federale in una conferenza stampa a Berna (l’ultima diretta dal vicecancelliere e portavoce governativo Andrea Arcidiacono). La direttrice della Seco Helene Budliger Artieda, che si è fatta in quattro per convincere sindacati, organizzazioni padronali e Cantoni a venirne a una, ha parlato di un risultato “che accontenta tutti e che allo stesso modo non scontenta nessuno”.

La conferma la si è avuta nel corso del pomeriggio. In redazione sono piovute a raffica le reazioni sostanzialmente positive – anche se tutt’altro che entusiastiche – dei sindacati (Travail.Suisse: “Compromesso accettabile”; Unione sindacale svizzera: “Evitato il previsto smantellamento”; Unia: “Consenso minimo”, ora “il parlamento deve approvare in toto” il pacchetto), delle organizzazioni economiche (Unione svizzera degli imprenditori-Usi: “Un vantaggio sia per i lavoratori che per i datori di lavoro”; Swissmem: “Importante passo”, “compromesso accettabile”) e dei partiti (Ps: “Passo importante”, che “pone le basi per un solido pacchetto complessivo di Bilaterali III”; Verdi: così “si elimina il più grande ostacolo per gli accordi bilaterali con l’Ue”; Centro: “Il consenso delle parti sociali è fondamentale”). L’Udc, contraria per principio agli accordi con l’Ue, ha preferito tacere. Dal canto suo, pur esprimendo apprezzamento per le 13 misure concordate fra le parti sociali, l’Unione svizzera delle arti e mestieri (Usam) respinge la proposta del governo di migliorare la protezione contro il licenziamento dei rappresentanti dei lavoratori. Su questa misura anche l’Usi si dice “scettica”.

Concessioni da compensare

Berna e Bruxelles sono d’accordo sul principio cardine della ‘parità di retribuzione per uguale lavoro nello stesso luogo’. Tuttavia, il risultato dei negoziati comporta un oggettivo abbassamento del livello di protezione salariale. Ad esempio: il periodo di notifica per le aziende Ue che intendono distaccare lavoratori in Svizzera verrà dimezzato da otto a quattro giorni lavorativi, ciò che rende i controlli più difficoltosi; la cauzione, oggi richiesta a tutte le aziende europee, in futuro potrà essere imposta solo a quelle che hanno violato le regole in precedenza. Queste concessioni fatte all’Ue vanno dunque compensate con una serie di misure, se si vuole preservare l’attuale livello di protezione salariale.

Un’altra misura (11) riguarda i rimborsi spese. Su quest’aspetto Bruxelles non ha ceduto e Berna non è riuscita a portare a casa un’eccezione. L’Ue vuole applicare il proprio regolamento. Ma “c’è un ampio margine di manovra”, ha detto Helene Budliger Artieda. In virtù del principio della ‘parità di retribuzione per uguale lavoro nello stesso luogo’, se i costi (trasferta, vitto e alloggio) non sono coperti in base al regolamento Ue, la differenza dovrà essere compensata. Anche con una somma forfettaria, ha precisato la direttrice della Seco. Si tratta di “una buona soluzione [sancita da una modifica sulla legge sui lavoratori distaccati, ndr], che garantisce che non vi sarà dumping salariale” sul piano dei rimborsi spese.

Zuccherino per i sindacati

La principale novità è la 14esima misura, voluta dal Consiglio federale. Si tratta di concedere una migliore protezione contro il licenziamento per determinati rappresentanti dei lavoratori. Qui a fungere da mediatore è stato l’ex consigliere nazionale Franz Steinegger (Plr/Ur). Il provvedimento – voluto dai sindacati, inviso come detto alle organizzazioni padronali – si applicherà solo alle imprese con più di 50 dipendenti. In caso di licenziamento abusivo il datore di lavoro sarà sanzionato. Disposizioni simili già esistono in alcuni Ccl, ha precisato Parmelin. In questo modo il Consiglio federale reagisce anche a un richiamo dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil). La Svizzera è accusata di violare i diritti umani in materia di protezione dal licenziamento per i dipendenti attivi sul piano sindacale.

Le 14 misure, ha sottolineato Parmelin, sono pensate appositamente per i settori in cui è necessario intervenire per garantire la protezione dei salari e sono concepite principalmente per le imprese dell’Ue che distaccano lavoratori in Svizzera. Nella misura in cui tocchino anche le imprese elvetiche, si basano su ciò che già esiste: “Non creano nuovi oneri sostanziali per queste ultime, né tantomeno intaccano la flessibilità del mercato del lavoro”, scrive l’Esecutivo in una nota.

Il pacchetto

Le 13 + 1 misure

1. Ulteriore sviluppo e centralizzazione della procedura di notifica, ridotta da 8 a 4 giorni (triage, automazione delle fasi del processo, adeguamenti delle regole per evitare interruzioni del sistema)

2. Obbligo per i fornitori di servizi transfrontalieri dell’Ue di designare una persona di contatto in Svizzera

3. Obbligo di presentare i documenti sul posto per le aziende straniere che distaccano lavoratori in Svizzera

4. Adeguamento della procedura centrale di notifica ai nuovi requisiti in caso di deposito di una cauzione (richiesta non più a tutte le imprese, ma solo a quelle che hanno già commesso un’infrazione)

5. Introduzione di sanzioni amministrative fino al divieto di fornire servizi in caso di mancato pagamento della cauzione, se recidivo

6. Certificazioni Ccl (contratti collettivi di lavoro) come standard negli appalti pubblici come prova delle condizioni salariali e lavorative

7. Obbligo di portare con sé nei cantieri pubblici una tessera paritetica (badge), con informazioni sul rispetto delle condizioni salariali e lavorative

8. Responsabilità della prima impresa per le sanzioni e i costi di controllo delle commissioni paritetiche

9. Mantenimento dell’attuale regolamentazione sul divieto di offrire servizi nella legge sui lavoratori distaccati

10. Partecipazione al sistema di informazione del mercato interno (Imi) dell’Ue

11. Adeguamento della legge sui lavoratori distaccati per garantire il rimborso spese secondo il diritto svizzero

12. Misure per salvaguardare i contratti collettivi di lavoro già oggi dichiarati di obbligatorietà generale: a) la deroga al quorum dei lavoratori non è più limitata solo a casi eccezionali, ma devono comunque sussistere circostanze particolari; b) nuove maggioranze particolari come prerequisito per la proroga dei contratti collettivi di lavoro già dichiarati di obbligatorietà generale

13. Creazione di una migliore protezione giuridica per le aziende svizzere che potrebbero essere assoggettate a un Ccl di obbligatorietà generale

14. Migliore protezione contro il licenziamento per i rappresentanti eletti dei lavoratori, per i membri di un istituto di previdenza dei lavoratori e per i membri dei comitati nazionali di settore che operano nell’ambito di un contratto collettivo di lavoro dichiarato di obbligatorietà generale (questa misura è stata proposta dal Consiglio federale).