La conferma da parte del Gigante Giallo dopo le voci, l'addio a marzo 2025. ‘La Posta del Domani’, le critiche, il rapporto con il Ticino
Dopo 6 anni ai vertici della Posta, Roberto Cirillo si è dimesso dal suo ruolo di direttore generale.
A riportarlo inizialmente, citando «fonti informate», è la SRF nel suo radiogiornale del mezzogiorno.
La conferma è poi arrivata nel primissimo pomeriggio da parte dal presidente del Cda della Posta, Christian Levrat che lo ha ringraziato via nota «per il lavoro svolto e la grande professionalità». Cirillo resterà in carica fino a marzo 2025.
«Dopo 6 anni di lavoro posso dire di lasciare l'azienda in una situazione migliore e più solida di come l'avevo lasciata e sono molto ottimista per il suo futuro», ha confermato l'ormai ex Ceo, «ringrazio tutti, dal Cda fino alla Confederazione ma soprattutto le decine di migliaia di postini e postine che ogni giorno ci rendono la migliore posta del mondo. Ora i tempi sono maturi per consegnare la Posta Svizzera a una nuova generazione».
Anche il capo del DATEC Albert Rösti ha salutato il lavoro di Cirillo su X, pubblicato prima della conferma da parte del Gigante Giallo: «Cirillo ha affrontato in maniera brillante le sfide dell'attuale presente e gettato le basi per un futuro di successo», ha postato l'account del DATEC con una foto del consigliere federale e del Ceo in un centro pacchi.
Subentrato nel 2019 a Ulrich Hurni nel ruolo di Ceo, il 53enne Cirillo si è trovato nell'ultimo anno alle prese con diverse criticità su tutte quella del grande piano di ridimensionamento della Posta, con la chiusura di 170 filiali (anche in Ticino) e relativo taglio di personale. Un progetto, questo, che non ha mancato di ricevere parecchie critiche.
La sua strategia battezzata “La Posta di Domani”, fra digitalizzazione e tradizione, aveva finito per convincere solo in parte.
In generale l'approccio di Cirillo – nato a Zurigo ma novazzanese d'adozione – è stato sempre piuttosto dinamico e aggressivo. Nella sua prima visita in Ticino, al centro di Cadenazzo, aveva esordito con un tonante: «Dobbiamo darci una mossa».