Svizzera

La Bns taglia il tasso guida più di quanto atteso

Gli analisti si aspettavano una riduzione di solo un quarto di punto: quella decisa dall'istituto è invece di mezzo punto

In sintesi:
  • Il tasso arriva allo 0,50%: un taglio di 50 punti base dopo tre da 25
  • La Banca nazionale intende contrastare la minore pressione inflazionistica per garantire stabilità nei prezzi
Immagine di archivio
(Keystone)
12 dicembre 2024
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La Banca nazionale svizzera sta ormai diventando famosa per le sue sorprese e anche oggi ha tenuto fede alla sua reputazione: l'istituto ha tagliato di mezzo punto il suo tasso guida, portandolo allo 0,50%, con un intervento che - nella sua entità - non era previsto dal mercato. Per evitare spinte deflazionistiche l'istituto chiude quindi l'anno innestando una marcia superiore: dopo tre tagli da 25 punti base è infatti giunta la sforbiciata da 50 punti base.

"Con l'odierno allentamento della politica monetaria contrastiamo la minore pressione inflazionistica", ha affermato in conferenza stampa il nuovo presidente della direzione Martin Schlegel, in carica da inizio ottobre, al suo primo appuntamento - quale numero uno - nell'ambito del tradizionale esame trimestrale della situazione economica e monetaria.

Il rincaro è sceso più rapidamente delle attese: la crescita dei prezzi in novembre si è attestata allo 0,7% dopo lo 0,6% registrato in ottobre, che era stato il valore più basso dal giugno 2021. L'istituto si trova così a ritoccare sensibilmente al ribasso la sua previsione relativa al 2025: il rincaro sarà solo dello 0,3%, a fronte dello 0,6% ipotizzato tre mesi or sono. Per l'anno in corso la stima viene leggermente abbassata, dall'1,2% all'1,1%, mentre in relazione al 2026 vi è un lieve aumento, dallo 0,7% allo 0,8%.

"Continueremo a monitorare attentamente la situazione e ad adeguare la politica monetaria, se necessario, per garantire che l'inflazione rimanga nel medio termine all'interno della fascia di stabilità dei prezzi", che la Bns intende come un rincaro compreso fra lo 0% e il 2%, ha promesso Schleger. L'incertezza rimane però elevata, l'andamento del franco resta un fattore importante.

"I tagli dei tassi rimarranno il nostro strumento principale, se la politica monetaria dovesse essere ulteriormente allentata", ha sottolineato il 48enne con studi in economia a Zurigo e dottorato a Basilea. Allo stesso tempo, però, la Bns rimane pronta a intervenire sul mercato dei cambi. Oggi l'euro viene scambiato a 0,93 franchi.

Sul fronte congiunturale, nel terzo trimestre di quest'anno il prodotto interno lordo (Pil) è aumentato solo in misura contenuta in Svizzera, in linea con le aspettative, constata la Bns. La disoccupazione ha continuato a salire leggermente e l'occupazione ha evidenziato una dinamica attenuata. L'istituto conferma la sua previsione di crescita per l'anno in corso, che dovrebbe essere di "circa l'1%". Viene per contro leggermente corretto al ribasso il pronostico per il 2025, che vede ora l'incremento del Pil compreso fra l'1% e l'1,5%, mentre in settembre veniva ipotizzato un valore di circa l'1,5%.

La mossa sul tasso guida comunicata oggi è ben più incisiva di quanto atteso dagli analisti, che in modo pressoché unanime (14 su 17 esperti considerati dall'agenzia Awp) si aspettavano una riduzione di solo un quarto di punto. Non veniva comunque totalmente esclusa nemmeno un intervento ancora più massiccio: 3 specialisti scommettevano infatti su un decremento di mezzo punto, come poi si è verificato.

Come si ricorderà, per frenare la progressione dei prezzi la Bns fra il 2022 (inflazione media annua al 2,8%) e il 2023 (rincaro al 2,1%) aveva proceduto a cinque aumenti del tasso guida, che era così salito dal -0,75% al +1,75%. Lo scorso 21 marzo, constatando che l'inflazione era tornata sotto il 2%, l'istituto aveva proceduto a un taglio del costo del denaro, che era sceso all'1,50%, confermando poi lo stesso approccio il 20 giugno (tasso all'1,25%) e il 26 settembre (tasso all'1,00%).

La Bns si è ormai costruita una solida reputazione di attore capace di prendere in contropiede il mercato. Senza voler risalire al 2015, quando improvvisamente rinunciò alla soglia minima di cambio con l'euro, scatenando una tempesta sui mercati valutari e profonde ripercussioni anche in altri settori, può essere ricordato che è stato il primo istituto importante - ben prima della Federal Reserve e della Banca centrale europea - ad aver cambiato completamente marcia, passando da una fase di rialzi dei tassi - per contenere l'inflazione seguita anche, ma non solo, alla guerra in Ucraina - a una di abbassamenti. Dopo le mosse odierne della Bns la palla passa ora proprio alla Bce, che renderà note le sue decisioni nel pomeriggio, e alla Fed, che informerà la settimana prossima.