Svizzera

11,3 miliardi su quattro anni per la cooperazione internazionale

Accordo in Parlamento sul credito quadro proposto dal Governo. Non passa al Nazionale la proposta di ridurlo di un miliardo

Il ministro degli Esteri Ignazio Cassis
(Keystone)
9 dicembre 2024
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La Svizzera deve dotarsi di una strategia di cooperazione internazionale, che va finanziata con circa 11,3 miliardi di franchi per il periodo 2025-28. Lo ha stabilito il Consiglio nazionale, adottando – gli Stati avevano fatto lo stesso in settembre – i relativi decreti federali.

Iniziato giovedì, il dibattito è ripreso nel pomeriggio di oggi. Settimana scorsa il plenum aveva già liquidato la questione dell'entrata in materia, respingendo una proposta di rinvio al Consiglio federale da parte dell'Udc.

Gli obiettivi della strategia sono molteplici, come ridurre la povertà, promuovere la democrazia e i diritti umani nonché gestire le crisi umanitarie. I fondi saranno usati principalmente in quattro aree geografiche: Africa subsahariana, Medio Oriente e Nordafrica, Asia e Pacifico, nonché Europa dell'Est.

13% all'Ucraina

La sola Ucraina si vedrà recapitare 1,5 miliardi, il 13% del totale. L'impegno finanziario sarà utilizzato nell'aiuto umanitario e nella cooperazione allo sviluppo. La Svizzera si adopererà nella ricostruzione a lungo termine delle infrastrutture gravemente danneggiate dalla guerra, come scuole, ospedali, infrastrutture idriche ed energetiche.

Durante la discussione odierna, i deputati hanno trattato una sequela di proposte volte a ridurre (in primis l'Udc) o aumentare (la sinistra) i crediti. Ad esempio, una minoranza ha tentato di abbassare la somma da destinare a Kiev a 820 milioni. Bisogna aspettare per capire l'evoluzione della situazione, a seconda delle condizioni di un futuro cessate il fuoco parte della ricostruzione potrebbe spettare ai russi, ha detto Hans-Peter Portmann (Plr/ZH), non riuscendo però a convincere il plenum.

"Stiamo investendo i nostri soldi nel modo giusto?", si è invece retoricamente chiesta più in generale Monika Rüegger (Udc/OW), secondo cui la Svizzera ha già i suoi problemi, tra cui capire in che modo finanziare la tredicesima Avs. Ribattendo a un altro argomento dei contrari, ossia che si andrebbe a versare denaro a leader politici quantomeno discutibili, Nicolas Walder (Verdi/GE) ha evidenziato che la cooperazione internazionale non ricompensa i governi. "Non si può abbandonare popolazioni la cui ‘colpa’ è essere amministrate male", ha affermato l'ecologista.

Somme mantenute

Presente in aula, il consigliere federale Ignazio Cassis si è battuto per mantenere intatte tutte le proposte di finanziamento dell'Esecutivo, chiedendo di rinunciare a tagli o aumenti. "Questo porterebbe a una rielaborazione della strategia", ha motivato il ticinese.

Alla fine, come avevano fatto pure i "senatori", i deputati hanno avallato le somme previste dal disegno governativo. La riduzione di un miliardo di franchi auspicata dalla Commissione delle finanze della Camera del popolo è stata bocciata con un solo voto di scarto (95-94, tre astensioni), grazie all'opposizione di sinistra, Verdi liberali e buona parte del Centro.

Seguendo un'aggiunta degli Stati, il Nazionale ha anche deciso che i programmi nei Paesi prioritari potranno essere rivisti al ribasso se questi non si dimostreranno "sufficientemente disposti ad accettare un legame tra la cooperazione allo sviluppo e le questioni inerenti alla migrazione". Una precisazione che permette una certa pressione su alcune nazioni, incoraggiandole a rispettare gli accordi di riammissione per non perdere i fondi.

L'oggetto torna ora agli Stati per delle divergenze minori ancora rimanenti.