L'Associazione svizzera dei banchieri è in forte disaccordo con le proposte del Consiglio federale sugli istituti di rilevanza sistemica
L'Associazione svizzera dei banchieri (Asb) accoglie criticamente la serie di misure proposte dal Consiglio federale per le banche di rilevanza sistemica ("too big to fail"). Essa esprime riserve per quanto concerne l'inasprimento dei requisiti sui fondi propri e si oppone a nuove competenze per l'Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (Finma).
È certamente giusto trarre lezioni dopo la débâcle del Credit Suisse, ha dichiarato oggi il presidente della direzione dell'Asb Roman Studer a un incontro con i media a Zurigo. In questo contesto l'Asb vuole assumere una "posizione costruttiva".
Il risultato dell'attuale "ondata di regolamentazioni" influenzerà però la piazza finanziaria svizzera per i prossimi due decenni, si è detto convinto, sottolineando che circa la metà delle misure contenute nel rapporto governativo sulla stabilità del settore bancario pubblicato in aprile non riguarda soltanto le banche di rilevanza sistemica ma tutte quante.
La federazione è dell'avviso che le misure proposte dal Consiglio federale in materia di capitale proprio debbano essere valutate in una prospettiva completa. È vero che ci sono argomenti a favore di "un inasprimento in certi ambiti", ha ammesso Studer. Se venissero riunite tutte le misure si rischia di pregiudicare la competitività.
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Claude-Alain Margelisch (Asb)
L'innalzamento dei requisiti patrimoniali, a livello di casa madre, per le società controllate ha senso: questo aspetto si è rivelato un punto critico durante la crisi del Credit Suisse. Tuttavia è però necessario un controbilanciamento a livello di gruppo per evitare un "eccesso" di requisiti, ha dichiarato Markus Staub, responsabile della regolamentazione prudenziale presso l'Asb.
Anche il Consiglio federale aveva ammesso che i requisiti più elevati proposti per le partecipazioni estere avrebbero comportato un "aumento sostanziale" del capitale proprio di Ubs. I rappresentanti dell'Asb hanno fatto notare che la grande banca si trova già confrontata a un incremento dei requisiti di fondi propri a causa delle sue maggiori dimensioni in seguito all'acquisizione di Credit Suisse e all'attuazione dello standard "Basilea III finale".
L'associazione poi non apprezza affatto le richieste di maggiori competenze e risorse della Finma. Secondo Staub il potere di imporre sanzioni è discutibile dal punto di vista dello Stato di diritto. Al contempo egli dubita dell'effetto preventivo di tale strumento: "Credit Suisse è stata una delle banche più multate".
L'Asb non vede nemmeno l'urgenza di ampliare le risorse della Finma: un'espansione quantitativa non compenserebbe le carenze qualitative. Non sono necessari cambiamenti nemmeno per quanto riguarda l'utilizzo delle società di revisione: "Il modello di vigilanza duale ha dimostrato la sua validità", ritiene Staub.
I rappresentanti del settore hanno per contro segnalato il loro sostegno, in linea di principio, a un "dispositivo robusto e ampio" per l'approvvigionamento di liquidità. "Questa è la misura che aiuterà di più", ha detto Studer, riferendosi al massiccio deflusso di fondi dei clienti durante la crisi del Credit Suisse.
L'associazione sostiene in linea di massima anche l'introduzione di una garanzia statale della liquidità ("public liquidity backstop", Plb), applicato con legge d'emergenza durante la crisi del Credit Suisse.
Vengono pure visti di buon occhio "adeguamenti mirati" in relazione alla Corporate Governance: così si sostiene un sistema di responsabilità dei singoli manager "snello e pragmatico".
Per la valutazione finale delle misure proposte manca ancora il rapporto della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla crisi del Credit Suisse, ha spiegato il presidente dell'Asb. Esso dovrebbe venire presentato entro la fine dell'anno.