Perso il 2,5% del volume nel 2024. Il Basodino ha resistito meglio degli altri
I ghiacciai svizzeri hanno perso circa il 2,5% del loro volume nel 2024. Nonostante l'inverno nevoso, si sono quindi sciolti a un ritmo superiore alla media, indica in un comunicato odierno l'Accademia svizzera di scienze naturali (Scnat).
Il declino delle lingue dei ghiacciai e la loro disgregazione sono proseguiti senza sosta, tanto che il volume andato perso, ossia 1,2 chilometri cubi, corrisponde a quello del lago di Bienne. Dal 2000, si parla invece di un -38% (da 74,9 a 46,4 km cubi), emerge dal rapporto della rete di monitoraggio dei ghiacciai svizzeri (Glamos).
Dopo le quantità record di neve dell'inverno e la primavera fresca e piovosa, i ricercatori speravano in un po' di tregua, ha dichiarato Matthias Huss, responsabile di Glamos, a Keystone-ATS. In alta quota, la media delle nevicate tra novembre e maggio è stata infatti tra le più alte dall'inizio delle misurazioni.
"Siamo rimasti sorpresi dal fatto che alla fine si sia sciolta così tanta neve", aggiunge l'esperto, attivo presso il Politecnico federale di Zurigo. Il caldo di luglio e agosto è costato caro ai ghiacciai, così come l'arrivo di polvere sahariana che, colorando la superficie, ha accelerato il processo di liquefazione.
A conti fatti, durante lo scorso agosto i ghiacciai della Confederazione sono arretrati più velocemente di quanto sia mai accaduto. Ad esempio, secondo la Scnat, a metà maggio sono stati misurati sei metri di neve sul Claridenfirn, che sono spariti completamente a settembre.
I ghiacciai al di sotto dei 3'000 metri di altitudine, come quello del Giétro, della Plaine Morte e del Silvretta hanno accusato perdite fino a due metri di spessore (media per il 2024: -1,4 m). Meglio è andata ad esempio a quello ticinese del Basodino, grazie appunto alle abbondanti precipitazioni nevose.
"La maggior parte dei ghiacciai sarà probabilmente scomparsa tra 80 anni", avverte Huss. Tuttavia, quelli più grandi possono ancora essere salvati, ma servirebbero misure a livello globale. Inoltre, commenta il ricercatore, malgrado i cambiamenti climatici è probabile che ci saranno anni in cui lo scioglimento sarà meno imponente.
Il ritiro dei ghiacciai, spiega ancora l'esperto, non è un problema solo per il panorama alpino, ormai snaturato, ma anche per l'approvvigionamento idrico ed energetico. Ciò comporta sfide per la gestione futura di questo ambito, in particolare nei periodi di siccità.