La Camera del popolo entra in materia sull’aumento a 29,8 miliardi del limite di spesa tra il 2025 e il 2028. Il finanziamento dà filo da torcere
L’esercito deve poter spendere fino a quasi 30 miliardi di franchi tra il 2025 e il 2028, non ‘solo’ 25,8; il budget delle forze armate raggiungerebbe così l’1% del Prodotto interno lordo (Pil) già nel 2030, non nel 2035 come vorrebbe il Consiglio federale (e come peraltro aveva deciso lo stesso Parlamento in dicembre). La Camera del popolo ha seguito mercoledì la via tracciata in giugno dal Consiglio degli Stati sull’aspetto più controverso del Messaggio sull’esercito 2024. Smentendo la commissione preparatoria, ha deciso infatti a grande maggioranza (167 voti a 23; contrari solo gli ecologisti) di entrare in materia sul decreto corrispondente. Ma se sul principio di aumentare in modo rapido e sostanzioso il bilancio dell’esercito si profila una larga intesa (persino i socialisti sembrano volersi allineare), non altrettanto si può dire per la questione – cruciale – del finanziamento. In altre parole: dove prendere i soldi? Risparmiando in altri settori? Aumentando le entrate? Oppure ancora con un fondo ad hoc? Il Nazionale lo stabilirà domattina.
Le proposte non mancano. La ‘soluzione’ escogitata in giugno dal Consiglio degli Stati (compensare i 4 miliardi supplementari con tagli per due miliardi nella cooperazione internazionale e per altri due in seno al Dipartimento della difesa) non è più attuale. Sono in crescita invece le quotazioni di un’altra idea, rispolverata dal Centro dopo che la ‘sua’ ministra della Difesa Viola Amherd a quanto pare non è riuscita a farla passare in Consiglio federale: un fondo temporaneo per l’esercito da 10 miliardi di franchi circa, sottratto al freno all’indebitamento, alimentato tramite mutui di tesoreria concessi al massimo fino al 2035 e da ripagare entro il 2045 dal budget ordinario delle forze armate.
Sul tavolo c’è pure la proposta – anch’essa piuttosto gettonata – della Commissione delle finanze del Nazionale: ridurre le spese del personale nell’amministrazione federale, tagliare (ma non tanto quanto auspicano i ‘senatori’) nella cooperazione internazionale, risparmiare nel settore della Difesa (grazie a un non meglio precisato “aumento dell’efficienza”) e, se dovesse rivelarsi necessario, ridurre anche la quota cantonale sull’imposta federale diretta. Il ‘senatore’ Benedikt Würth (Centro/Sg) propone dal canto suo di aumentare l’Iva di un punto percentuale durante cinque anni, così da coprire in parte il fabbisogno supplementare dell’esercito e contribuire allo stesso tempo a finanziare la 13esima Avs (il Consiglio degli Stati se ne occupa proprio domani). Il consigliere nazionale Alfred Heer (Udc/Zh), infine, vorrebbe chiamare i residenti stranieri alla cassa, obbligandoli a pagare una tassa d’esenzione dall’obbligo militare.
Durante il dibattito di entrata in materia, Martin Candinas (Centro) ha rinfacciato a Ps e Verdi di essersi defilati rispetto all’opzione ‘fondo’, che oltretutto risparmierebbe dai tagli l’aiuto allo sviluppo tanto caro alla sinistra. In casa centrista però non c’è unanimità, ha dovuto ammettere il grigionese: una parte del gruppo voterà a favore del fondo temporaneo, l’altra per compensare l’aumento di spesa in altri settori.
Il gruppo socialista è disposto a ingoiare il rospo dell’aumento a 29,8 miliardi del limite di spesa dell’esercito tra il 2025 e il 2028. La condizione è che le risorse supplementari provengano dall’apposito fondo. Questa è «l’unica proposta che il Ps può sostenere», ha dichiarato Priska Seiler Graf (Zh), facendo notare che si tratta di «un passo molto, molto grande per noi». Il gruppo Udc, da parte sua, ha annunciato che voterà contro la soluzione ‘fondo’. Idem il Plr: Jacqueline de Quattro (Vd) ha chiarito a nome dei colleghi che il gruppo liberale-radicale punta su risparmi in altri settori.
I Verdi liberali invece frenano: vogliono aumentare la spesa militare all’1% del Pil solo entro il 2035, e non entro il 2030. Per Patrick Hässig (Pvl/Zh) sarebbe «cinico e controproducente» compensare l’aumento attraverso tagli nella cooperazione internazionale. I Verdi – dopo aver votato contro l’entrata in materia – hanno annunciato l’intenzione di bocciare in blocco l’aumento di spesa. L’esercito non sta definendo le sue priorità in modo corretto, ha detto Marionna Schlatter (Zh). Secondo Gerhard Andrey (Verdi/Fr), bisognerebbe «mettere l’accento sulla prevenzione delle crisi, la diplomazia e la cooperazione internazionale». La collega di partito poi ha sfidato i partiti borghesi: «Abbiate il coraggio di sottoporre i quasi 30 miliardi di franchi alla popolazione!».
La presidente della Confederazione Viola Amherd (Centro) ha portato la posizione del Governo. Che resta la stessa: il budget delle forze armate deve raggiungere l’1% del Pil entro il 2035. «La situazione finanziaria della Confederazione non consente un’ulteriore crescita», ha ribadito la vallesana. Il Parlamento potrebbe anche decidere altrimenti.
Il Messaggio sull’esercito 2024 comprende in totale cinque decreti federali. Oltre al limite di spesa per il periodo 2024-2028, anche gli orientamenti strategici dell’esercito all’orizzonte 2035 (una novità) hanno suscitato polemiche in seno alla commissione preparatoria. Alla fine, questa aveva deciso di ampliare il corrispondente decreto per includervi l’ambito d’azione ‘spazio cosmico’ e di attribuire maggior importanza al settore ‘ciber’.
Una proposta di non entrata in materia sul decreto corrispondente, presentata oggi da Fabien Fivaz (Verdi/Ne) e sostenuta dalla sinistra, è stata respinta dal plenum con 131 voti contro 58. La sinistra ha chiesto senza successo che l’esercito si concentri maggiormente sulla protezione della popolazione e sul soccorso in caso di catastrofi. La maggioranza borghese ha scelto di seguire la versione governativa, secondo cui l’esercito va orientato in modo tale che la capacità di difesa tenga conto “di un contesto conflittuale ibrido”.
Il messaggio 2024 sull’esercito contiene infine crediti d’impegno pari a 4,9 miliardi di franchi per l’acquisto di materiale militare sull’arco di quattro anni, per il programma d’armamento 2024 e per il programma degli immobili del Ddps (Dipartimento della difesa, ndr) 2024. Non suscitano particolari discussioni. La sinistra però si oppone all’aumento di 660 milioni di franchi del credito d’armamento voluto dai ‘senatori’ per rafforzare la difesa anti-aerea. Anche di questo il Nazionale parlerà domattina.
La partecipazione della Svizzera alle esercitazioni di difesa congiunte con la Nato non deve essere vietata. Dopo un vivace dibattito, stamane il Consiglio degli Stati ha bocciato una mozione del Nazionale che chiedeva un divieto con 29 voti contro 12.
La mozione indebolirebbe la capacità di difesa della Svizzera. Le forze armate elvetiche devono essere in grado di operare in condizioni vicine alla realtà, ha indicato Daniel Jositsch (Ps/Zh) a nome della commissione. Inoltre, se la Confederazione fosse attaccata, la neutralità sarebbe obsoleta e la Svizzera dovrebbe essere in grado di difendersi.
Di tutt’altro parere Heidi Z’graggen (Centro/Ur), secondo la quale la partecipazione alle esercitazioni di difesa della Nato è problematica dal punto di vista della neutralità. La partecipazione a questo tipo di addestramento non è la stessa cosa delle esercitazioni bilaterali con i Paesi vicini, ha sottolineato. Pur ammettendo che l’interoperabilità sia necessaria per garantire la cooperazione in caso di attacco, Werner Salzmann (Udc/Be) ha sottolineato che ciò non richiede in alcun modo la partecipazione a esercitazioni dell’Alleanza atlantica. Seguendo questa via, la Svizzera verrebbe percepita come facente parte della Nato.
La presidente della Confederazione Viola Amherd (Centro) ha precisato che il Consiglio federale esamina la partecipazione alle esercitazioni dell’Alleanza caso per caso e non approverà quelle che mettono a rischio la neutralità.