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Fino a 5 miliardi di tagli: gli esperti ne hanno per tutti

Trasporti, asili nido, migrazione, aiuto allo sviluppo: oltre 60 misure per sgravare il bilancio della Confederazione. Esercito ‘risparmiato’

Gli esperti del gruppo presieduto da Serge Gaillard (al centro)
(Keystone)
5 settembre 2024
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Per risanare le finanze della Confederazione, il gruppo di esperti istituito dal Consiglio federale propone di intervenire sulle uscite per risparmiare 4-5 miliardi di franchi all’anno da qui al 2030. Sono oltre 60 le misure messe sul tavolo, un po’ in tutti i settori. Tutte, tranne tre, sono state definite con l’accordo unanime dei membri: «Abbiamo superato la linea del traguardo tutti assieme», ha detto in una conferenza stampa a Berna Serge Gaillard, presidente del gruppo. Quali di queste proposte verranno fatte proprie dal Governo (e in seguito dal Parlamento), è tutto da vedere. Il Consiglio federale per ora si limita a confermare il ‘suo’ ordine di grandezza: un “volume di sgravio” pari a 3-3,5 miliardi annui a partire dal 2027, che dovrà crescere a 4-4,5 miliardi dal 2030. La scelta dei provvedimenti, dei settori chiamati alla cassa? L’ex direttore dell’Amministrazione federale delle finanze (Aff) l’ha messa in questi termini: «Alla fine si tratta di una ponderazione politica. Cos’è più importante?» La sinistra già insorge, la destra applaude.

La Confederazione prevede deficit strutturali di circa 3 miliardi di franchi all’anno a partire dal 2026. Principali ‘imputati’: le uscite a favore dell’Avs (dettate dalla crescita demografica e dal finanziamento della 13esima Avs) e le spese dell’esercito (aumento progressivo fino a raggiungere l’1% del Prodotto interno lordo entro il 2035). Il Consiglio federale intende pertanto ridurre le spese di almeno 3 miliardi a partire dal 2027 e di almeno 4 miliardi dal 2030. In primavera ha incaricato un gruppo di cinque esperti esterni di verificare i compiti e riesaminare i sussidi e di presentargli misure di sgravio del bilancio e di riequilibrio finanziario per un importo corrispondente.

‘Fattibile, plausibile’

Gli specialisti non si sono fatti pregare. Mercoledì Gaillard e i suoi colleghi (i professori di economia politica alle università di Berna e di Lucerna Aymo Brunetti e Christoph Schaltegger e gli ex consiglieri nazionali Ursula Schneider Schüttel del Ps e Jacques Bourgeois del Plr) hanno sottoposto all’Esecutivo una sessantina di misure che comportano tagli per complessivi 3,9 miliardi di franchi nel 2027 e 4,9 miliardi nel 2030. Più di quanto indicato nel mandato. Ma tutto sommato cifre non esagerate, ha fatto notare Gaillard ricordando che si tratta ‘solo’ del 5% circa del totale delle uscite totali della Confederazione. Un importo «fattibile, plausibile», secondo il vodese, già segretario generale dell’Unione sindacale svizzera. Con queste misure «freniamo la crescita della spesa, non la riduciamo», ha puntualizzato. Sia Gaillard che Brunetti hanno peraltro tessuto le lodi del freno all’indebitamento, che obbliga la politica a definire delle priorità.

Gli esperti propongono tagli in tutti i settori. Hanno cercato una certa simmetria dei sacrifici, insomma. Consapevoli che «un programma di risparmio non ha chance se è troppo unilaterale» (sempre Gaillard). Un rallentamento della crescita delle spese dell’esercito (guadagno stimato in 142 milioni nel 2027 e in 576 milioni nel 2030: permetterebbe di realizzare tagli meno dolorosi in altri settori) è previsto però solo come variante subordinata.

Alla stessa stregua è considerata una seconda variante, incentrata su un possibile aumento delle entrate. Non è ritenuta prioritaria perché il volume totale di sgravi individuato già eccede il previsto deficit strutturale di bilancio. In altre parole: almeno sulla carta, si può coprire il buco agendo esclusivamente sul fronte delle uscite. Una scelta tanto più opportuna, secondo Gaillard e il suo gruppo, se si pensa che le entrate dovranno comunque essere aumentate (per finanziare la 13esima Avs) e che è sempre bene disporre di una riserva («Non si può mai sapere cosa capiterà nei prossimi anni»).

In tutti i settori

Secondo la cosiddetta ‘variante di base’, nel 2027 si potrebbero risparmiare circa 1,7 miliardi e nel 2030 fino a 2 miliardi con interventi in numerosi settori. Tra questi, la politica migratoria (priorità: rapida integrazione nel mercato del lavoro di persone ammesse provvisoriamente e rifugiati), la politica energetica e climatica (maggior ricorso a tasse d’incentivazione, prescrizioni tecniche e valori limite delle emissioni), le infrastrutture riguardanti il traffico (riduzione degli apporti ai ‘fondi’ stradale Fostra e ferroviario Fif; soppressione delle sovvenzioni per la promozione del traffico merci; ridefinizione delle priorità nei progetti non ancora in fase di costruzione), oppure ancora la stampa (abolizione del sostegno indiretto) e il turismo (taglio del 20% degli aiuti a Svizzera Turismo). Tutte queste misure vanno sotto il cappello ‘misure di sgravio in materia di efficienza’.

Poi è stato individuato un ulteriore potenziale di risparmio da 1,3 miliardi (2027) a 1,5 miliardi (2030) in quegli ambiti dove la Confederazione è diventata attiva in ambiti di competenza cantonale. Gli esperti propongono ad esempio di rinunciare completamente alle prestazioni per la custodia di bambini complementare alla famiglia, in particolare al significativo rafforzamento previsto dal Parlamento. Inoltre l’aggravio sociodemografico, che due anni fa è stato innalzato eccessivamente, dev’essere riabbassato.

Il gruppo propone quindi tagli al finanziamento dell’Avs (contributo della Confederazione da ridefinire: non più quale quota delle uscite dell’Avs, ma come quota di entrate dell’Iva) e dell’assicurazione malattie obbligatoria (stabilire un obiettivo di crescita dei costi a carico della LAMal e fare in modo che il contributo della Confederazione alla riduzione dei premi cresca di pari passo con questo).

Sotto il cappello ‘Riduzione o soppressione di alcuni sussidi’ rientrano misure che permetterebbero di ottenere risparmi per 121-135 milioni di franchi all’anno. Qui viene proposta una riduzione del 10% dei contributi volontari alle organizzazioni internazionali che non rientrano nella cooperazione internazionale allo sviluppo, la rinuncia agli aiuti finanziari per la formazione continua e la riduzione del 10% di quelli destinati alla promozione dello sport.

Per rispondere alle sfide poste dall’attuale situazione di sicurezza sul piano internazionale, il bilancio dell’esercito va aumentato all’1% del Pil entro il 2035. «Senza nuove entrate, si dovranno fare dei sacrifici», ha sottolineato Gaillard. Ridefinendo le priorità di spesa, in particolare congelando le spese per la cooperazione internazionale fino al 2030 e riducendo del 10% il contributo al Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica e a Innosuisse, la Confederazione potrebbe risparmiare 342 milioni di franchi all’anno.

Infine, gli esperti raccomandano un taglio di 200-300 milioni di franchi sulle uscite proprie e i costi per il personale nell’amministrazione federale.

‘Una buona base’

Il Consiglio federale non ha ancora preso decisioni nel merito. Mercoledì si è limitato a svolgere una prima discussione. Il Governo considera le raccomandazioni degli esperti “una buona base”. E “si sente confermato nella sua opinione di poter eliminare i deficit principalmente sul fronte delle uscite”, scrive in una nota. Si parte dal principio seguente: “La crescita delle uscite della Confederazione deve riallinearsi al livello e al percorso di sviluppo delle entrate”. Oggi come oggi l’obiettivo è raggiungere un “volume di sgravio” di 3-3,5 miliardi annui a partire dal 2027, e di 4-4,5 miliardi all’inizio del prossimo decennio. Un ‘alleggerimento’ da ottenere “prevalentemente” attraverso una riduzione della spesa, come detto. Ma non è escluso che si possa “intervenire puntualmente anche sul fronte delle entrate”, si legge nel comunicato. Per contro, il Consiglio federale non intende modificare “in modo sostanziale” la ripartizione dei compiti con i Cantoni. La maggior parte delle uscite della Confederazione concerne i trasferimenti a questi ultimi.

Nei prossimi giorni l’intero pacchetto di misure proposto dal gruppo di esperti sarà oggetto di discussione nell’ambito di tavole rotonde con i Cantoni, i partiti e i partner sociali. In seguito, verso la fine del mese, si deciderà quali provvedimenti adottare. L’avvio della consultazione è previsto in gennaio. Il messaggio al Parlamento potrebbe essere trasmesso ancora nel corso del prossimo anno.

Le reazioni

Levata di scudi a sinistra
Applausi da Udc e Plr

Udc Accoglie con favore le proposte, ma auspica tagli ancor più ampi in settori come l’asilo, l’aiuto allo sviluppo, le sovvenzioni alla cultura e “gli stipendi di lusso dell’amministrazione federale”. Il partito aveva già presentato in aprile al gruppo di esperti e alla ministra delle Finanze Karin Keller-Sutter proposte di risparmio per un potenziale di 5,5 miliardi di franchi. Offrirà il proprio sostegno a un’alleanza per il risparmio con il Plr e il Centro, in modo da riequilibrare le finanze federali e “proseguire con successo sulla strada del freno all’indebitamento”. Respingerà per contro tutte le proposte volte ad aumentare le entrate, le tasse e le imposte.

Ps Considera le proposte un “attacco frontale alla Svizzera sociale”. Il gruppo di esperti ha fissato le priorità sbagliate e ha ignorato fatti importanti. Le proposte di risparmio “riporterebbero la Svizzera indietro di anni” in termini di protezione del clima, uguaglianza e potere d’acquisto, afferma il copresidente Cédric Wermuth in un comunicato. Sul fronte delle entrate c’è un ampio margine di manovra per finanziare questioni socio-politiche fondamentali. “Le multinazionali e i miliardari” devono essere chiamati alla cassa. In un ‘documento programmatico’, il partito propone di “rinunciare alle deduzioni fiscali inefficienti e ingiuste” e di “correggere gli eccessivi regali fiscali dell’era neoliberale”. Auspicati in particolare “contributi di solidarietà pragmatici da parte di chi controlla il capitale”.

Plr Accoglie con favore il rapporto del gruppo di esperti, che conferma “molte delle richieste centrali del nostro partito”. Il rapporto mostra ad esempio che ci sono numerose sovvenzioni che potrebbero essere facilmente cancellate. E che la ripartizione dei compiti tra Confederazione e Cantoni andrebbe rivista. Approvati anche “i principali orientamenti del Gruppo Gaillard”, ossia: “Sì all’efficienza, sì all’esercito, no a nuove tasse”.

Verdi Il rapporto non è altro che un “favore” ai partiti borghesi. Invece di utilizzarlo “per legittimare un massiccio programma di taglio delle spese”, i partiti di centro-destra farebbero meglio a “correggere le loro errate decisioni del passato”. Il fatto che non si prenda in considerazione una riforma del freno all’indebitamento e tanto meno misure sul fronte delle entrate, non sta certo a indicare che la ministra delle Finanze del Plr Karin Keller-Sutter e il gruppo di esperti siano interessati a una discussione aperta sul futuro delle finanze federali.

Centro Deplora che il rapporto si concentri solo sul versante delle spese, mentre il mandato del Consiglio federale prevedeva anche un esame su quello delle entrate. Il governo deve correggere questo aspetto in una proposta di consultazione più equilibrata.

Pvl Per i Verdi liberali le proposte di risparmio “vanno nella giusta direzione” ed è giusto concentrarsi sulla riduzione delle spese. Il partito chiede però anche di esaminare se il freno all’indebitamento debba essere reso più flessibile.

Cantoni La Conferenza dei governi cantonali riconosce che la Confederazione deve fare qualcosa per migliorare il proprio bilancio. Non vuole però che trasferisca in modo avventato nuovi oneri ai Cantoni. Un tale provvedimento “viene respinto in linea di principio (...) o in ogni caso esaminato in modo critico”. È inoltre sbagliato credere che i Cantoni, a differenza della Confederazione, siano in una situazione migliore in termini di politica finanziaria e debbano quindi assumersi gli oneri della Confederazione. Mentre alcuni registrano eccedenze, altri sono infatti alle prese con disavanzi e devono a loro volta pianificare misure di riduzione dei costi. I buoni risultati di alcuni Cantoni sono del resto un segnale ingannevole. I costi sostenuti dai Cantoni e dai Comuni nel settore della sanità e dell'assistenza sono ad esempio destinati ad aumentare in modo massiccio in futuro.

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