Ribadito l’attaccamento ai valori fondamentali della Convenzione, deplorata l’estensione del suo campo d’applicazione
La Svizzera soddisfa già i requisiti di politica climatica contenuti nella recente sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo (Cedu) contro la Confederazione per violazione dei diritti umani in ambito ambientale. Lo ha sostenuto oggi il Consiglio federale.
Nella sua seduta settimanale, il Governo ha discusso della sentenza emessa dalla Corte lo scorso 9 aprile, che aveva dato ragione all'associazione Anziane per il clima; quest'ultima aveva presentato un ricorso denunciando quella che considera l'inazione della Confederazione di fronte ai cambiamenti climatici.
In una nota, il Consiglio federale afferma di essere "critico" rispetto alla posizione espressa nella sentenza. L'esecutivo è convinto che il nostro Paese fa già abbastanza in materia di protezione del clima.
Il Governo, come illustrato anche dal consigliere federale Albert Rösti a margine della conferenza stampa sul nucleare, fa esplicito riferimento alla revisione della legge sul CO2, che il Parlamento ha adottato in marzo e che dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2025. In essa, ricorda l'esecutivo, "la Svizzera ha definito alcune misure per raggiungere i propri obiettivi climatici per il 2030".
Nella sua sentenza, la Cedu non ha però tenuto conto di questa nuova legge, né di quella denominata "per un approvvigionamento elettrico sicuro con le energie rinnovabili" (approvata dal popolo lo scorso giugno, ndr.), ha evidenziato Rösti.
Nella nota, il Consiglio federale afferma inoltre di "respingere" l'estensione del diritto di ricorso delle associazioni alle questioni climatiche. "Ciò renderebbe ancora più difficile la realizzazione di infrastrutture urgenti", afferma. Malgrado ciò, il Dipartimento di giustizia e polizia (DFGP) è stato incaricato di esaminare l'impatto della sentenza sulla prassi dell'Amministrazione federale e dei tribunali federali in materia di diritto di ricorso delle associazioni.
Malgrado la recente decisione, il Consiglio federale continua ad appoggiare "l'adesione della Svizzera al Consiglio d’Europa e il sistema della Cedu". I loro valori fondamentali - che includono la tutela dei diritti dell'uomo, della democrazia e dello Stato di diritto - "rimangono di grande importanza per la Svizzera", precisa l'esecutivo. Tuttavia, il Consiglio federale critica l’interpretazione estensiva fatta dalla Corte Edu nel caso in questione: "la giurisprudenza non deve portare a un’estensione del campo di applicazione della Cedu", sottolinea Berna.
Da notare che durante la sessione estiva delle Camere federali, anche Consiglio nazionale e degli Stati avevano criticato la sentenza della Cedu adottando una dichiarazione identica. Nel testo, intitolato "Una protezione efficace dei diritti fondamentali da parte dei tribunali internazionali piuttosto che l'attivismo giudiziario", si afferma in particolare che la sentenza a favore delle Anziane per il clima "oltrepassa i limiti dell'interpretazione dinamica" e che la Corte, così facendo, "travalica i limiti dello sviluppo del diritto concessi a un tribunale internazionale".
Vi si legge anche che Berna "non vede alcuna ragione per dare ulteriore seguito alla sentenza" dato che "gli sforzi precedentemente e attualmente profusi dalla Svizzera in materia di politica climatica soddisfano i requisiti in materia di diritti umani formulati nella sentenza".
La dichiarazione invita il Consiglio federale ad attivarsi presso il Consiglio d'Europa per far conoscere la posizione della Confederazione. E oggi il governo nel suo comunicato ha detto che il Dfgp "riferirà al Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa, che monitora le sentenze della Corte Edu, sull'attuazione della sentenza da parte della Svizzera" sottolineando gli ultimi sviluppi della legislazione in materia di politica climatica e di politica energetica.
Le Anziane per il clima, Verdi e organizzazioni per i diritti umani hanno reagito con grande indignazione alla presa di posizione del Consiglio federale. Accusano il governo di minare e addirittura attaccare i diritti umani.
"Terremo d'occhio attentamente il Consiglio federale", scrive la presidente dei Verdi, Lisa Mazzone, in una nota. Il governo, ha aggiunto, deve compiere progressi in materia di protezione del clima e chiedere finalmente conto anche alla piazza finanziaria e all'amministrazione pubblica.
Le Anziane per il clima, cui la Cedu aveva dato ragione in aprile, in un comunicato congiunto con Greenpeace Svizzera affermano che l'esecutivo non rispetta gli standard richiesti dalla Cedu per una protezione del clima conforme ai diritti umani. La sentenza - proseguono - non viene applicata e la violazione dei diritti umani continua ad esistere.
La chiusura della lacuna normativa nella legge sul CO2 e nella nuova legge sull'elettricità non basteranno per porre rimedio a questa violazione, prosegue la nota, in cui si critica inoltre il governo per non aver finora presentato alcun dato concreto su un budget nazionale delle emissioni di CO2.
Per Amnesty International il Consiglio federale non si assume pienamente la propria responsabilità riguardo alla protezione del clima. Ignorando una sentenza storica della Cedu ne compromette l'autorità e non rispetta i diritti delle persone che, in Svizzera, sono maggiormente colpite dalle conseguenze del cambiamento climatico". Le tre organizzazioni rimproverano inoltre al governo di non aver presentato alcuna spiegazione comprensibile per giustificare la sua posizione.
Per Tarek Naguib, coordinatore della Piattaforma delle ONG svizzere per i diritti umani – che riunisce un centinaio di organizzazioni non governative – con la dichiarazione odierna il Consiglio federale è venuto meno a un impegno forte e inequivocabile nei confronti del sistema internazionale di protezione dei diritti umani come parte integrante dello Stato di diritto svizzero e ha omesso di invitare il parlamento a schierarsi compatto a favore dei diritti umani come fondamento della nostra democrazia. "Con questo atteggiamento - afferma - la Svizzera sta diventando sempre più inaffidabile nella sua spesso decantata funzione di modello".
Stefan Manser, copresidente di Operazione Libero, parla di un indebolimento dei diritti umani e della democrazia. La Cedu fa il suo lavoro e ciò non è mai andato bene a tutti. Con la sua dichiarazione sulla sentenza, il Consiglio federale ha seguito la dichiarazione populista del parlamento, minando così la legittimità della Cedu.
Ciò dimostra quanta influenza abbia acquisito il discorso dell'Udc nonostante il rifiuto dell'iniziativa per l'autodeterminazione nel 2018, prosegue l'associazione che lotta per una Svizzera aperta. Il 24/25 settembre il parlamento deciderà su una mozione sostenuta da rappresentanti del Centro, del Plr e dell'Udc che chiede il ritiro della Svizzera dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.
In una lettera aperta, Operazione Libero e altre 28 organizzazioni non governative si oppongono a simili interventi parlamentari e chiedono un'azione responsabile da parte dei politici e del governo. La società civile, sostengono, è pronta a difendere la tutela dei diritti umani, come ha dimostrato il chiaro "no" all'iniziativa sull'autodeterminazione.