Contestata da molti la decisione del Governo di agire tramite ordinanza. Critici anche la sinistra, i sindacati dei media e il mondo culturale e sportivo
La riduzione del canone radiotelevisivo prevista dal Consiglio federale raccoglie un gran numero di reazioni negative. Molti non gradiscono che il governo intenda agire tramite ordinanza. Dal canto suo la Società svizzera di radiotelevisione (Ssr) è pronta a battersi contro l'iniziativa popolare "200 franchi bastano! (Iniziativa Ssr)".
L'azienda cui fanno capo le emittenti pubbliche accoglie con favore la chiara presa di posizione dell'esecutivo contro la proposta di modifica costituzionale lanciata da Udc, Giovani liberali radicali e Unione svizzera delle arti e mestieri. D'altro canto la Ssr prende atto della decisione governativa di ridurre gradualmente il canone a 300 franchi entro il 2029.
In un'intervista a Keystone-Ats, il direttore generale Gilles Marchand ha tuttavia sottolineato che l'impatto sulla Ssr sarà significativo, soprattutto perché "queste misure arrivano in concomitanza con un forte calo degli introiti pubblicitari e con gli aumenti dovuti al carovita, che non potranno più essere compensati completamente". Marchand ha accolto con favore "la posizione molto chiara del governo contro l'iniziativa ‘200 franchi bastano’". "Il Consiglio federale e il consigliere federale Albert Rösti si uniranno a noi nell'opporsi all'iniziativa. Sono consapevoli del pericolo che questo testo rappresenterebbe per la produzione audiovisiva svizzera, per l'informazione e per le regioni".
L'Unione sindacale svizzera (Uss) critica fortemente la decisione del Consiglio federale, che è in totale contraddizione con l'attuale concessione della Ssr, con la grande maggioranza delle risposte alla consultazione e con le decisioni prese all'unanimità dalle commissioni parlamentari interessate.
Il tentativo del Consiglio federale di far diminuire il sostegno all'iniziativa "200 franchi bastano" sta privando la Ssr di 200 milioni di franchi, a titolo puramente precauzionale, critica l'organizzazione sindacale mantello. L'inevitabile conseguenza di questo "smantellamento" sarebbe un indebolimento ancora più marcato del settore culturale e mediatico svizzero nel suo complesso.
Delphine Klopfenstein Broggini, dei Verdi, ha aggiunto: "Il falso compromesso del Consiglio federale con l'Udc mette a rischio una copertura mediatica di alta qualità in tutte e quattro le regioni del Paese". I Verdi si sono detti sconcertati dal fatto che il consigliere federale Albert Rösti abbia "ancora una volta utilizzato la via dell'ordinanza, ignorando le prerogative del Parlamento". Opinione condivisa dal Ps, che ritiene che indebolire la Ssr non abbia senso. Un servizio radiotelevisivo pubblico forte è una necessità assoluta in una democrazia.
Il sindacato svizzero dei mass media (Ssm) ha condannato la decisione definendola "scioccante" e un "attacco massiccio" al servizio pubblico radiotelevisivo in Svizzera. Ignorando le raccomandazioni delle commissioni e senza attendere i dibattiti parlamentari e il voto sull'iniziativa "200 franchi bastano", il Consiglio federale priva la Ssr di ingenti risorse finanziarie, senza alcuna necessità o giustificazione credibile.
Telesuisse, l'Associazione delle televisioni regionali svizzere e le radio private ritengono che la riduzione del canone non debba avvenire a loro spese. Le misure di risparmio dovrebbero essere applicate esclusivamente alla Ssr, che non dovrebbe realizzare risparmi nella sua collaborazione con gli attori regionali.
L'associazione dei professionisti della cultura (suisseculture) ha reagito con irritazione al fatto che il Consiglio federale ignori la maggioranza dei partecipanti alla consultazione e non coinvolga il Parlamento. Una Ssr forte è essenziale per una produzione culturale indipendente e diversificata in tutte le regioni linguistiche.
Il mondo dello sport non è da meno. Swiss Olympic si rammarica della riduzione del canone, che dovrebbe tradursi in una copertura sportiva significativamente minore e meno diversificata sulla Ssr.
Per l'Unione svizzera delle arti e mestieri (Usam), che insieme ai Giovani Plr e all'Udc sostiene l'iniziativa "200 franchi bastano", la proposta del Consiglio federale "non cambia l'inaccettabile doppia imposizione delle imprese ed è puramente cosmetica". Il canone per le aziende resta dipendente dal fatturato.
D'altro canto, la riduzione generale del canone per le economie domestiche è un gradito sollievo per le famiglie, soprattutto in un periodo di aumento dei costi e dei prezzi. Tuttavia, finché il canone non sarà completamente abolito, l'associazione sosterrà l'iniziativa "200 franchi bastano".
Contattato da Keystone-Ats, il comitato dell'iniziativa non ha ancora preso posizione.