Le decisioni della Commissione della politica di sicurezza del Nazionale. Nuovo progetto per consentire la riesportazione di armi in Ucraina
Anche la Commissione della politica di sicurezza del Nazionale (Cps-N) vuole aumentare di ulteriori quattro miliardi di franchi il limite di spesa dell’esercito per il periodo 2025-2028. Lo ha detto martedì ai media di Palazzo federale la presidente Priska Seiler Graf (Ps/Zh). La decisione (15 voti a 8) è simile a quella presa dal Consiglio degli Stati nell’ambito dell’esame del messaggio 2024 sull’esercito.
Concretamente: l’esercito dovrebbe disporre di 29,8 miliardi al massimo per il periodo 2025-2028, anziché di 25,8 come previsto dal Consiglio federale. In questo modo, il budget delle forze armate equivarrebbe a circa l’1% del Prodotto interno lordo già entro il 2030. Il governo prevede di raggiungere tale soglia solo entro il 2035. Anche lo stesso parlamento aveva deciso così in dicembre. Seiler Graf ha spiegato che la maggioranza è convinta che l’armata debba colmare più velocemente le sue lacune finanziarie.
A sinistra la cosa non piace. Il Ps deplora “un aumento irresponsabile e senza pianificazione del budget dell’esercito”. I Verdi si dicono “sbalorditi”. Sulla scelta strategica si delinea comunque una maggioranza in parlamento. Lo stesso non si può ancora dire per la cosiddetta compensazione. Dove andarli a prendere, questi quattro miliardi? I pareri divergono.
Il Consiglio degli Stati li vuol ricavare per metà da tagli nella cooperazione internazionale, per il resto da risparmi nel Dipartimento della difesa (15%) e in altri settori dell’Amministrazione federale (35%). La Commissione delle finanze del Nazionale auspica decurtazioni alla cooperazione internazionale e ai costi del personale in tutti i dipartimenti. Non fissa però percentuali. La Cps-N ora frena: la discussione è rinviata ad agosto. Nel frattempo, l’esecutivo e il Dipartimento della difesa dovranno presentare «proposte ampiamente sostenute», ha dichiarato Seiler Graf. La presidente della Cps-N (che ieri ha pure approvato una spesa di 660 milioni per l’acquisto di mezzi di difesa terra-aria a media gittata) non ha lesinato critiche al lavoro «non serio» fatto sin qui al riguardo in parlamento.
Altro tema delicato: la modifica della legge sul materiale bellico che dovrebbe agevolare la riesportazione di armi prodotte in Svizzera, specie verso l’Ucraina. L’attuale normativa vieta attualmente il trasferimento di armamenti svizzeri in Ucraina. Per una risicata maggioranza della Cps-N, la situazione attuale suscita incomprensione, ha specificato Seiler Graf. In futuro, invece, l’Ucraina dovrebbe poter ricevere indirettamente, e a determinate condizioni, equipaggiamenti elvetici, come prevede una modifica della legge – che si applicherà retroattivamente – accolta tuttavia col solo voto preponderante della presidente della commissione.
Il materiale bellico venduto dalla Svizzera verrebbe sottoposto a un divieto di riesportazione di cinque anni. In seguito, potrebbe venir riesportato dal Paese acquirente verso un terzo Stato solo se quest’ultimo rispetta i diritti umani e non è coinvolto in una guerra, “a meno che il Consiglio di sicurezza dell’Onu dichiari che vi è stata una violazione del divieto del ricorso alla forza e che lo Stato aggredito stia facendo uso del proprio diritto di autodifesa”. Nel caso (scontato) di uno stallo nel Consiglio di sicurezza, il Paese primo acquirente dovrà certificare, mediante una propria analisi del diritto internazionale, che lo Stato che intende aiutare si stia difendendo da un’aggressione. Per una minoranza, invece, cambiare le regole nel bel mezzo di una guerra è sbagliato. Tale minoranza ha anche espresso preoccupazioni per la neutralità, ha concluso Seiler Graf.
Il Gruppo per una Svizzera senza esercito si è detto “scettico”. A suo avviso, nel sostegno all’Ucraina il parlamento dovrebbe concentrarsi “sulle leve efficaci della Svizzera”, come le sanzioni, l’aumento degli aiuti umanitari o un’imposta sui profitti di guerra.
Per ora gli Stati Uniti non forniranno missili Patriot alla Svizzera. Gli americani vogliono rifornire prima l’Ucraina. Le consegne di questi sistemi di difesa aerea saranno ritardate da una decisione del governo statunitense e probabilmente non potranno avvenire come previsto, ha dichiarato martedì l’Ufficio federale degli armamenti (armasuisse) riprendendo un articolo del ‘Blick’. Tuttavia, non è ancora possibile dire esattamente quanto dovrà pazientare la Svizzera. La data di introduzione del tipo d’arma indicata nel messaggio 2023 sull’esercito (il missile Pac3 Mse) era il 2030 e il 2031. La situazione dimostra che “la Svizzera ha nuovamente bisogno di un’industria degli armamenti forte e che dobbiamo diversificare i nostri acquisti presso i produttori e i Paesi”, osserva armasuisse.