Svizzera

Discriminazioni salariali: Travail.Suisse stila una lista nera

L'associazione mette i panni del ‘whistleblower’ delle aziende illecite, che potranno essere segnalate (anche anonimamente) su una piattaforma

Travail.suisse passa all’azione
(Keystone)
1 giugno 2023
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Travail.Suisse stila da oggi una lista nera di aziende che non rispettano i requisiti della legge sulla parità salariale entrata in vigore il primo luglio 2020. A tre anni dalla sua introduzione, la normativa non si è dimostrata efficace, ritiene l'organizzazione sindacale.

In base alla nuova legge, le aziende con più di 100 dipendenti sono tenute a effettuare un'analisi comparativa delle retribuzioni del personale e a comunicarne i risultati. Tuttavia, la norma non prevede sanzioni per le imprese che non effettuano un tale esame.

Travail.Suisse funge quindi da ‘whistleblower’ (segnalatore di illeciti) per le aziende che non rispettano questo obbligo di verifica. Esse possono essere segnalate in forma anonima sulla piattaforma Respect8.-3.ch. Si tratta di "una lista nera contro la discriminazione salariale", ha comunicato l'organizzazione a Berna.

Secondo Travail.Suisse, un attento esame dei salari rappresenta un passo preliminare per risolvere le disuguaglianze. L'organizzazione sindacale stima in media tra l'8 e il 9% la ‘quota non spiegata’ del divario di reddito tra uomini e donne in Svizzera. Ne consegue che donne con uno stipendio medio guadagnano 9’412 franchi in meno in un anno o 423'540 franchi se la cifra viene estrapolata all'intera vita professionale.

Le aziende che non avranno proceduto alla valutazione richiesta – dopo verifica – figureranno sulla ‘lista nera’ fino a quando non avranno adempiuto il loro compito.

Per sanzioni

«In caso di discriminazione, le aziende dovranno adottare misure efficaci, in uno spirito di dialogo sociale», sottolinea Tanja Brülisauer del sindacato del personale Transfair. Le organizzazioni dei lavoratori ritengono che il modo migliore per raggiungere la parità sia quello di vincolare un maggior numero possibile di aziende e settori economici attraverso contratti collettivi.

Occorre tuttavia andare oltre, ha puntualizzato la vicepresidente di Travail.Suisse, la consigliera nazionale socialista vodese Léonore Porchet. «Sono necessarie misure politiche su larga scala (...), in modo che le aziende non siano solo tenute a esaminare i salari, ma anche ad apportare i necessari adeguamenti».

L'organizzazione chiede sanzioni contro le pecore nere. Il Consiglio nazionale ha fatto un primo passo in questo senso, ma è importante che il Consiglio degli Stati segua l'esempio, chiedono i sindacati.

Inoltre, tutte le aziende che riveleranno differenze retributive inspiegabili dovrebbero essere obbligate a effettuare una nuova analisi. Infine, l'obbligo di procedere a questo esame dovrebbe essere esteso oltre il 2032, chiede Travail.Suisse.

Le aziende con un numero di dipendenti compreso tra 50 e 99 sono invitate a rendere noto il loro impegno, anche se non vi è alcun obbligo legale, viene sottolineato. I sindacati ricordano che la legge si applica solo a una minoranza di aziende, che rappresentano meno del 50% dei dipendenti.

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