Svizzera

Condannato a 28 mesi per aver sostenuto l'Isis

Il Tribunale penale federale di Bellinzona ha condannato il 26enne turco appartenente al circolo salafita di Winterthur e residente a Sciaffusa

(Ti-Press)
30 maggio 2023
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Il Tribunale penale federale di Bellinzona ha condannato oggi un sostenitore del sedicente Stato islamico (Isis) a una pena detentiva di 28 mesi parzialmente sospesi. Per il 26enne turco, appartenente al circolo salafita di Winterthur (Zurigo) e residente a Sciaffusa, non è stata disposta l'espulsione dalla Svizzera.

Dei 28 mesi, sette saranno da scontare. Tenuto conto che quattro mesi e mezzo l'imputato li ha già trascorsi in detenzione preventiva, ne restano 2 e mezzo. Inoltre, la Corte penale ha inflitto una pena pecuniaria pari a dieci aliquote giornaliere da 130 franchi con la condizionale, alle quali si aggiungono 25mila franchi di spese processuali.

Il Tribunale penale federale ha quindi deciso di non procedere all'espulsione dal Paese, come richiesto dal Ministero pubblico della Confederazione, ritenendo la pena sproporzionata, in quanto i reati commessi non rientrano tra quelli che comportano l'allontanamento dal territorio elvetico ai sensi del Codice penale, ma anche perché il 26enne turco è nato e cresciuto in Svizzera. Pertanto, è stato ritenuto che il giovane gode di stretti legami nel Paese, dove tra l'altro risiedono la madre e il patrigno. Inoltre, la Corte penale ha considerato adeguata l'integrazione economica dell'accusato.

Il Ministero pubblico della Confederazione è stato ritenuto impreciso

L'attivista islamista è stato ritenuto colpevole di aver violato la Legge federale che vieta i gruppi "Al-Qaïda" e "Stato islamico" nonché le organizzazioni associate e di aver detenuto e messo a disposizione immagini di cruda violenza.

Nel suo atto d'accusa, il Ministero pubblico della Confederazione aveva indicato che il giovane era in possesso di ben 221 video e 30 immagini violenti. Tuttavia, il Tribunale penale federale ha ritenuto sufficientemente dettagliati solamente 60 file, di cui poi però soltanto uno non è stato catalogato quale rappresentazione violenta.

Per la sentenza, il restante centinaio di file non è stato preso in considerazione poiché non descritto in modo dettagliato. La Corte penale, inoltre, ha respinto l'accusa di produzione di rappresentazioni di atti di cruda violenza dato che, anche su questo punto, l'accusa non ha potuto dimostrare che l'imputato avesse cercato attivamente e intenzionalmente immagini violente prima di pubblicarle online.

Progetto di matrimonio

Il giovane è stato ritenuto colpevole di aver incoraggiato nel 2019 una minorenne residente in Austria a recarsi con lui in Siria e di affiliarsi al gruppo terroristico del califfato. L'imputato aveva intenzione di sposare la ragazza secondo la legge islamica, prima di unirsi all'Isis.

Il 26enne turco è stato anche ritenuto colpevole di aver prodotto e distribuito propaganda per lo Stato Islamico e Al-Qaeda, nonché di aver raccolto denaro attraverso un sito di crowdfunding con lo scopo di finanziare esponenti dell'Isis.

Il Tribunale penale federale ha dunque optato per una condanna parzialmente sospesa, ma non ha tuttavia ritenuto che il colpevole possa aver rinunciato definitivamente a qualsiasi affiliazione a organizzazioni di matrice violenta o criminale. Per questo motivo, l'imputato dovrà inoltre seguire un programma di prevenzione della violenza, nonostante il 26enne abbia dichiarato di essersi distanziato dall'Isis e di aver ammesso di aver commesso degli errori.

Tuttavia, durante l'ultimo interrogatorio, il giovane si era presentato davanti al Ministero pubblico della Confederazione indossando un contrassegno dei "Lupi Grigi", un movimento estremista nazionalista turco. Interrogato in merito, il 26enne ha fornito spiegazioni confuse al giudice che presiedeva la corte.

Il Ministero ha espresso la propria soddisfazione per l'esito odierno. In una reazione rilasciata quest'oggi, ha detto di aver preso atto delle motivazioni lette dalla Corte e di attendere ora la sentenza scritta prima di decidere un eventuale appello. Nella sua requisitoria, l'accusa aveva chiesto una pena molto più pesante, ovvero una condanna a 48 mesi e l'espulsione per dieci anni dalla Svizzera.

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