Svizzera

Curafutura in agguato sulla pianificazione ospedaliera

Vari cantoni ridisegnano l’offerta. L’associazione degli assicuratori pensa a un ricorso ‘esemplare’. Il Ticino? Il direttore Zängerle non lo esclude

Il direttore di Curafutura Pius Zängerle
(Keystone)
25 maggio 2023
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Lugano – Lo scorso anno il Parlamento ha approvato una modifica dell’articolo 53 della Legge federale sull’assicurazione malattie (Lamal): prevede che le associazioni degli assicuratori malattia possano fare ricorso contro le decisioni dei Cantoni in materia di pianificazione ospedaliera. La modifica della relativa ordinanza dovrebbe entrare in vigore il prossimo 1º gennaio. Curafutura – una delle due associazioni mantello del settore (l’altra è Santésuisse) – conta di farne uso. Nel collimatore ha diversi cantoni. Il Ticino è tra questi.

«Il progetto di pianificazione ospedaliera [presentato due mesi fa dal Consiglio di Stato, ndr] è troppo poco ambizioso», ha dichiarato a ‘laRegione’ Pius Zängerle. A margine del tradizionale incontro annuale con i media, svoltosi ieri a Lugano, il direttore di Curafutura ha ventilato la possibilità di inoltrare un ricorso ‘esemplare’ contro una o l’altra pianificazione cantonale. Si tratterebbe di «creare un precedente». In altre parole: di lanciare un segnale contro progetti che ridisegnano il panorama ospedaliero nei singoli cantoni senza tener sufficientemente conto di «costi e qualità» dell’offerta.

Osservati speciali

L’associazione insiste da tempo sulla necessità per i cantoni di adottare un approccio regionale in quest’ambito, come in anni recenti è stato fatto qua e là nella Svizzera centrale. Inoltre, scriveva Curafutura nel marzo del 2022, “bisogna evitare che tutti gli ospedali offrano l’intero ventaglio di prestazioni, altrimenti c’è il rischio che si cannibalizzino a vicenda”. Solo pochi giorni fa, dalle colonne de ‘La Domenica’, Zängerle criticava “la mancanza”, in Ticino come nel resto della Svizzera, di “una pianificazione ospedaliera degna di questo nome”, che “ha creato nei decenni doppioni e sprechi che pesano sui conti pubblici e spingono in alto i premi con gli effetti che conosciamo”.

Dobbiamo quindi attenderci un ricorso contro la nuova pianificazione ospedaliera cantonale, ora all’esame del Gran Consiglio? «Aspettiamo il prossimo anno, poi vedremo». Il lucernese, comunque, almeno questo lo conferma: il Ticino – nel Paese che vanta la maggior densità di nosocomi al mondo – è fra i cantoni tenuti d’occhio.

L’anno delle decisioni?

Aumento dei costi, inevitabile aumento dei premi. Anche quest’anno il ritornello si ripete (vedi sotto). Curafutura spera però che il 2023 «sia finalmente l’anno delle decisioni» su «riforme importanti» che «avanzano troppo lentamente», ha detto Céline Antonini, responsabile per la Svizzera italiana. L’associazione caldeggia tre progetti: il nuovo tariffario medico Tardoc, destinato a sostituire il Tardoc (si è in attesa di una decisione del Consiglio federale); il finanziamento uniforme delle cure ambulatoriali e stazionarie (il progetto ‘Efas’ si trascina dal 2009 in Parlamento; la prossima settimana il Nazionale tenterà di appianare le divergenze restanti); e la revisione dei margini dei farmacisti sulla vendita dei medicamenti (la proposta degli attori interessati è all’esame del Consiglio federale).

A sud delle Alpi, intanto, un contributo al contenimento dei costi e dei premi lo dà mediX. Fondata nel 2020, la prima rete di medici di famiglia in Ticino mira anzitutto a migliorare la qualità della medicina di base. In particolare grazie ai 10 circoli di qualità presenti nel cantone, ai quali partecipano 120 medici di famiglia. La rete ha concluso partenariati con i maggiori assicuratori malattia. In tre anni il numero di assicurati è cresciuto in maniera costante passando da 26’320 a 41’410: quasi il 12% della popolazione ticinese, ha indicato il dottor Christian Garzoni, presidente di mediX.

Costi della salute

Incremento del 7% nei primi tre mesi

Berna – I costi della sanità continuano a crescere senza sosta. Dopo un aumento del 2,6% nel 2022, nel primo trimestre di quest’anno si è registrato un ulteriore incremento del 7%. Una pessima notizie per gli assicurati: i premi di cassa malati sono infatti destinati a salire anche nel 2024.

L’evoluzione «dei premi segue quella dei costi», ha ricordato ieri durante un incontro con i media a Berna Thomas Christen, direttore supplente dell’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp). Sebbene sia troppo presto per trarre conclusioni concrete sulla prossima tornata, diversi indizi fanno pensare che all’orizzonte vi siano fatture ancora più salate per gli assicurati, ha aggiunto l’esperto.

Negli anni passati, le compagnie avevano potuto contenere il rialzo dei premi grazie alle riserve esistenti. Ora però questo non sarà più possibile. «Non c’è spazio per ammortizzare. Il cuscinetto è sparito», ha detto Christen. La ragione è che le casse malattia hanno dovuto attingere alle riserve a causa delle elevate perdite subite lo scorso anno. Attualmente, ha precisato Christen, ci sono ancora 8,5 miliardi di franchi disponibili. Un dato non allarmante, che tuttavia limita il margine di manovra.

I costi sanitari nel 2022 (+2,6%) sono cresciuti leggermente di più in confronto alle previsioni, ma in linea con la media pluriennale, riferisce l’Ufsp. Negli ultimi dodici mesi si è registrato un +3,4%, mentre fra gennaio e marzo 2023 l’incremento è stato del 7% rispetto allo stesso periodo del 2022. La progressione è marcata per analisi di laboratorio, degenza ambulatoriale, farmacie, medicinali, case di cura, fisioterapisti e Spitex. Uno dei motivi dell’aumento degli oneri continua a essere la crisi derivata dalla pandemia. I costi legati al coronavirus per gli assicuratori sono ammontati nel 2022 a circa 450 milioni di franchi, di cui circa tre quarti spesi per le cure ospedaliere riservate ai pazienti Covid.

Stando a Christen, dopo l’annuncio del boom dei premi, in media superiore al 6%, per il 2023, il doppio delle persone rispetto al normale ha deciso di cambiare cassa malattia. In termini reali, l’incremento dei premi sarà verosimilmente un po’ più basso se paragonato alle attese, il che significa una diminuzione dei ricavi per le compagnie.

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