È qui che intende mettere l'accento l'Unione sindacale svizzera, dove il rischio di ineguaglianza dei salari è più marcato
Il disprezzo per gli impieghi considerati come tipicamente femminili è all'origine dell'ineguaglianza salariale fra uomini e donne. È la conclusione a cui giunge un'analisi dell'Unione sindacale svizzera.
Non è quindi solo l'aumento del lavoro a tempo parziale delle donne che ha condotto a un'ineguaglianza dei salari, ha spiegato l'Unione sindacale svizzera in un comunicato.
Secondo l'organizzazione, le retribuzioni orarie nelle professioni a maggioranza femminile sono inferiori alla media svizzera. Quattro donne su dieci guadagnano meno di 5’000 franchi al mese. Il 25% se la deve cavare con meno di 4’500 franchi, nonostante un attestato federale di capacità o un diploma professionale.
La quota di donne che beneficiano di una tredicesima nel commercio al dettaglio o nel settore delle cure è poi inferiore a quella degli uomini. In totale, prendendo in considerazione tutti i lavori, l'80% dei salariati riceve la tredicesima. Per parrucchiere ed estetiste il dato crolla all'8%.
Stesso discorso per gli aumenti di stipendio. L'Unione sindacale svizzera cita l'esempio del settore alberghiero, dove le lavoratrici attorno ai cinquant'anni guadagnano in media quanto i loro colleghi ventenni.
"Il calo dei salari nei settori a maggioranza femminile deve fermarsi", ha detto Natascha Wey, vicepresidente dell'Unione sindacale svizzera, citata nella nota.
L'organizzazione sindacale chiede un'analisi approfondita della situazione e salari minimi di 5'000 franchi, e questo per tutte le professioni cosiddette ‘femminili’. La tredicesima deve inoltre essere garantita a tutti e la custodia per i bambini deve diventare un servizio pubblico.