Svizzera

Attivisti in aula, protesta davanti al Tribunale penale federale

Tre membri vodesi di Sciopero per il Clima a processo accusati di aver incitato alla violazione dei doveri militari a causa di una lettera aperta

In sintesi:
  • Gli attivisti sono stati oggetto di perquisizioni domiciliari, sequestro dei supporti informatici e interrogatorio
  • Il movimento contesta la violazione della libertà di espressione e del diritto alla privacy
(Ti-Press)
5 maggio 2023
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Gli attivisti del movimento "Sciopero per il Clima" si sono dati appuntamento per questa mattina davanti al Tribunale Penale Federale a Bellinzona, per protestare contro il processo che vede imputati tre membri della sezione di Vaud, di 21, 23, e 32 anni colpiti il 9 dicembre 2022 da un decreto di accusa del Ministero Pubblico della Confederazione per "provocazione ed incitamento alla violazione degli obblighi militari". Ai tre era stata inflitta una pena pecuniaria di compresa tra le 50 e le 60 aliquote giornaliere sospese, per un totale tra i 10 e i 50 franchi al giorno, e a uno di loro era stata comminata un'ulteriore ammenda di 300 franchi in quanto, secondo il Ministero Pubblico, oltre ad aver "pubblicato su internet informazioni precise e concrete a beneficio di un vasto pubblico" che incitavano a violare gli obblighi militari, l'attivista ha inoltrato questo appello a più di 200 persone, soprattutto giornalisti. Gli imputati hanno presentato ricorso contro tale decisione davanti alla Corte penale.

La vicenda prende le mosse da una lettera aperta pubblicata sul sito e sui canali della sezione vodese di Sciopero per il Clima in cui si chiedeva uno "sciopero militare": "Per etica, morale, responsabilità ecologica e sociale, non accettiamo di pagare la tassa, né di andare al servizio militare. Non accettiamo di dare soldi e tempo alla vostra istituzione inquinante, violenta, discriminatoria, maschilista, nazionalista, autoritaria, costosa e inutile", recitavano le prime righe del comunicato che, avviando una riflessione sull'obbligo di prestare servizio militare e sulle possibili alternative, chiedeva l'abolizione dell'esercito e il dirottamento dei fondi per la difesa verso altre destinazioni, ad esempio la sanità pubblica.

In seguito alla lettera, il consigliere nazionale Udc Jean-Luc Addor aveva chiesto al Consiglio federale se questi avesse intenzione di inoltrare denuncia al Ministero Pubblico, ottenendo dal Governo un diniego in quanto il testo era considerato espressione della libertà di opinione: "Il diritto penale serve a prevenire e punire crimini e reati. Non ha lo scopo di limitare la libertà di opinione o di prevenire opinioni indesiderate", scriveva il Consiglio federale nella risposta al question time. Il parlamentare vallesano si è quindi rivolto personalmente al Ministero Pubblico della Confederazione, il quale nel maggio del 2021 ordinava una perquisizione a carico dei tre attivisti giustificata dal "sospetto della presenza di […] supporti informatici […] avendo consentito di commettere il reato di provocazione e istigazione alla violazione dei doveri militari”. Uno degli attivisti, come riporta il movimento sul proprio sito, era stato perquisito per aver semplicemente raccontato su Linkedin di aver partecipato in passato alla stesura di volantini per Sciopero per il Clima. Tanto è bastato perchè ai tre fossero sequestrati per sei giorni i supporti informatici e fosse imposto di comunicare le proprie password per il controllo dei dati online, oltre a dover subire interrogatorio di diverse ore.

Rispondendo a diverse domande poste durante il question time in merito alla proporzionalità della procedura, alla possibile violazione della privacy e della libertà di espressione, e all'autorizzazione da parte del Dipartimento Giustizia e Polizia, necessaria per il reato ipotizzato, l'allora responsabile del Dipartimento Karin Keller-Sutter difendeva la scelta di dare il via libera alle perquisizioni in nome della "sicurezza nazionale".

Gli attivisti, presenti oggi davanti al Tribunale Penale Federale, rivendicano il fatto che, come già sostenuto dal Consiglio federale, la pubblicazione della lettera rientra nella libertà di espressione garantita dall'art. 10 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, libertà rispetto alla quale il procedimento in corso rappresenterebbe una grave violazione, allo stesso modo in cui le perquisizioni effettuate hanno leso il diritto alla privacy dei tre imputati.

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