È un capitolo di storia che si chiude: all'Hallenstadion di Zurigo fervono i preparativi per l'ultima assemblea generale della banca
Si avvicina l'ora del tramonto definitivo per una parte importante di Paradeplatz. Credit Suisse invita martedì gli azionisti alla sua ultima assemblea generale, una sorta di funerale dopo che il suo destino è stato segnato dalla prevista acquisizione da parte di Ubs. Il giorno dopo si terrà anche l'analoga riunione di Ubs: ma in entrambi i casi gli azionisti non avranno alcuna voce in capitolo sul matrimonio combinato dal Consiglio federale.
I piccoli detentori di titoli Credit Suisse potranno dare sfogo al loro malcontento per l'ultima volta all'Hallenstadion di Zurigo: sarà anche la prima riunione fisica dopo i tre anni di coronavirus. Prima della pandemia tradizionalmente parecchie centinaia di piccoli azionisti provenienti da tutta la Svizzera (erano 1'300 nel 2019) marciavano sulla capitale economica del Paese e non venivano trascurati gli aspetti sociali, a base di cibo, bevande e musica. Ormai parecchio tempo fa in primo piano vi erano i regalini che si ricevevano, poi lo spazio è stato preso sempre più dall'insoddisfazione riguardo all'andamento dell'azione in borsa, a fronte di bonus sempre stellari per i manager, un tema quest'ultimo costantemente caldo.
Naturalmente la gran parte degli azionisti non si presenta e nomina dei delegati per votare le proposte del consiglio di amministrazione. All'assemblea generale del 2019 erano rappresentati in totale circa due terzi dei 2,6 miliardi di voti. Nel triennio successivo le riunioni si sono tenute solo online, senza che gli azionisti avessero la possibilità di intervenire o porre domande. La prossima settimana sarà quindi l'ultima occasione per esprimersi: e c‘è da scommettere che il clima sarà teso e che sarà predisposto un importante servizio d'ordine.
Le assemblee generali di Credit Suisse sono sempre state occasione di proteste, all'esterno dell'Hallenstadion, ma a volte anche all'interno dell'edificio. Nel 2017, ad esempio, due attivisti per il clima si erano calati dal tetto durante il discorso dell'allora Ceo Tidjane Thiam, srotolando uno striscione contro il coinvolgimento della banca in un controverso progetto di un oleodotto negli Stati Uniti.
Anche quest'anno non sono esclusi momenti simbolicamente forti. In sostanza, però, l'ultima assemblea generale per un istituto che è stato l'orgoglio di Zurigo, fondato nel 1856 da una personalità di primo piano quale Alfred Escher (1819-1882), non avrà più molto peso. Alcuni punti all'ordine del giorno sono stati addirittura eliminati con scarso preavviso, appena una settimana prima dell'evento.
Da quando è stato inviato l'invito, a metà marzo, gli eventi si sono infatti susseguiti rapidamente. La lettera del presidente del Cda Axel Lehmann – che parlava dei piani di riposizionamento, annunciati nell'ottobre 2022, e di un ‘nuovo’ Credit Suisse – appare completamente superata solo due settimane più tardi.
Il consiglio d'amministrazione ha annullato la proposta di dividendo: aveva proposto 5 centesimi per azione, malgrado la maxiperdita di 7,3 miliardi di franchi subita nel 2022. Ma a causa della prevista acquisizione d'emergenza da parte di Ubs, che prevede aiuti statali potenzialmente per centinaia di miliardi, Credit Suisse non può più distribuire capitale. Viene ritirata anche la richiesta di un cosiddetto bonus di trasformazione per i membri della direzione, una gratifica per complessivi 30 milioni di franchi che sarebbe stata erogata in caso di successo nella fase di ristrutturazione in cui era impegnata la grande banca, prima di essere travolta da una crisi di fiducia e di liquidità.
Ma soprattutto, punto forse più importante, il consiglio di amministrazione non chiede più il discarico – cioè l'atto formale degli azionisti che mette i vertici al riparo da azioni di responsabilità per quanto hanno fatto durante l'anno – per i membri della direzione e dello stesso consiglio d'amministrazione, in relazione all'esercizio 2022. E questo sebbene dal discarico fossero già state escluse tutte le questioni relative al fallimento, nel marzo 2021, della società finanziaria britannica Greensill Capital, in cui erano stati impegnati 10 miliardi di dollari attraverso quattro fondi.
Gli azionisti potranno però votare sui conti 2022 e sulle remunerazioni. I membri del consiglio d'amministrazione si candidano inoltre alla rielezione, cosa che suscita peraltro dibattito: ci si chiede quali potrebbero essere le conseguenze di una loro nomina, come pure di una loro non nomina. Parecchio interesse susciteranno anche gli interventi del Ceo Ulrich Körner e del presidente del consiglio d'amministrazione Lehmann: ma non è detto che si esprimano sulla precipitosa fusione con Ubs annunciata domenica 19 marzo.
Sempre la settimana prossima, ma il giorno successivo – mercoledì – si terrà a Basilea l'assemblea generale annuale di Ubs. Si voterà su un nuovo programma di riacquisto di azioni, sebbene queste operazioni siano attualmente sospese a causa dell'esito incerto dell'acquisizione di Credit Suisse. Gli azionisti di Ubs potrebbero esprimere il loro disappunto su questo punto e sul fatto che sono stati completamente ignorati nella decisione di rilevare il concorrente.
I vertici di Ubs, invece, probabilmente ribadiranno la loro posizione: la fusione è positiva per la banca e per l'intera piazza finanziaria elvetica, malgrado tutti i rischi. Interverranno il presidente del consiglio d'amministrazione Colm Kelleher e quello della direzione Ralph Hamers. Il nuovo uomo forte Sergio Ermotti, che sostituirà Hamers subito dopo l'assemblea, non sarà invece presente all'evento, stando a un portavoce dell'istituto.
Il manager ticinese, che era già stato alla guida operativa di Ubs per nove anni (dal settembre 2011 all'ottobre 2020) prima che gli subentrasse l'olandese Hamers, è stato chiamato a condurre al successo la mega-integrazione delle due grandi banche. Ufficialmente il suo lavoro comincia quindi il 5 aprile, a pochissimi giorni dall'annuncio del 29 marzo. Il compito potrebbe però non giungergli nuovo: secondo notizie di stampa Ermotti pianificava infatti l'acquisizione di Credit Suisse già nel 2016.