Due realtà viepiù distinte ma che, ne è convinta buona parte dei partecipanti al sondaggio, possono coesistere nella Confederazione
Secondo un recente sondaggio, il fossato tra la città e la campagna è sempre più ampio. Due terzi degli intervistati hanno infatti constatato un grande divario tra i due tipi di regione.
Rispetto al 2021 è aumentato del 3% il numero delle persone che condivide questa opinione, come si evince dall'inchiesta commissionata dalla cooperativa agraria Fenaco a Sotomo che ha coinvolto circa 3'000 partecipanti. Il progetto è stato chiamato ‘Stadt-Land-Monitor 2023’ (monitor città-campagna 2023).
A essere soprattutto aumentata – dal 40% al 46% – è la parte dei partecipanti al sondaggio che da un lato ritiene che ci sia un forte contrasto tra campagna e città, ma che nel contempo è anche convinta delle capacità della Svizzera di adeguarsi di conseguenza.
Un'eccezione è rappresentata dall'iniziativa popolare contro l'allevamento intensivo di animali (2022), ossia una delle cinque votazioni per cui si è riscontrata una maggiore differenza tra città e campagna dal 1981.
Un'analisi dell'inchiesta ha rivelato che l'identificazione con la campagna è in aumento: rispetto al 2021, la percentuale di chi si è detto dalla parte rurale è aumentata dal 25 al 30%, mentre solo il 18% – contro il 20% dell'anno precedente – si identifica con la città.
Nonostante le grandi città siano spesso sconfitte in occasione delle votazioni popolari, sono percepite come aventi un'influenza decisiva: è lì che si determinano le tendenze sociali, si stabilisce il corso dell'economia e si definiscono i contenuti dei media.
Rispetto al 2021, tuttavia, un numero maggiore di intervistati ha affermato che gli interessi delle aree rurali hanno un peso maggiore non solo alle urne, ma anche nella politica federale. Sebbene i grandi agglomerati urbani non siano più rappresentati nell'attuale Consiglio federale, circa due terzi dei partecipanti all'inchiesta ritengono che gli interessi delle città siano sufficientemente rappresentati.
La sicurezza degli approvvigionamenti, già molto discussa durante la recente pandemia, ha acquisito ulteriore interesse a causa della guerra in Ucraina e della minaccia di carenza energetica. Il ‘monitor 2023’ mostra che la popolazione svizzera vorrebbe vedere rafforzata la produzione nazionale, indipendentemente dal luogo in cui vive. Un'ampia maggioranza vorrebbe aumentare la percentuale di alimenti prodotti sul territorio nazionale, passando in media dall'attuale 57% a oltre il 70%.
Un altro desiderio riguarda il tasso di auto-approvvigionamento, che secondo gli intervistati dovrebbe essere più che raddoppiato, passando dall'attuale livello del 30% circa al 70%: una soluzione potrebbe essere quella di produrre più energia a livello nazionale e aumentare l'efficienza energetica attraverso l'innovazione.
Secondo i risultati del sondaggio, il 54% degli abitanti delle città ha dichiarato di voler ridurre il proprio consumo energetico. Si nota un chiaro sostegno all'espansione delle installazioni solari sugli edifici e sugli spazi aperti, nonché alla promozione dell'energia idroelettrica ed eolica. Solo il 28% degli intervistati è favorevole a nuove centrali nucleari.