Svizzera

Operai stranieri sfruttati: imprenditore condannato a 10 anni

Un 42enne zurighese ritenuto colpevole di tratta di esseri umani. Muratori da Ungheria e Moldavia pagati anche 80 cts. l'ora e spesso senza contratto

(Keystone)
20 marzo 2023
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Un imprenditore edile svizzero di 42 anni è stato condannato a dieci anni di prigione per aver sfruttato per anni muratori attirati con false promesse dall'Ungheria e della Moldavia, utilizzando parte gli acconti ricevuti per darsi alla bella vita. La sentenza è stata annunciata oggi dal Tribunale distrettuale di Zurigo.

Oltre ai dieci anni di detenzione per tratta di essere umani, falsità in documenti e usura per mestiere, all'uomo è stata inflitta una pecuniaria di 205 aliquote giornaliere da 30 franchi (6'150 franchi). Il presidente del tribunale ha giustificato la severità della condanna con diversi antecedenti giudiziari.

Durante il dibattimento tenutosi nel mese di febbraio, la pubblica accusa aveva chiesto una condanna a 8 anni e 4 mesi di detenzione. La difesa si era invece battuta per il proscioglimento dalle accuse più gravi, sostenendo che tutti i lavoratori erano arrivati in Svizzera senza costrizione.

Per poter parlare di tratta di essere umani - aveva sostenuto l'avvocato - dev'essere dimostrato uno sfruttamento su larga scala, come nel campo della prostituzione, della schiavitù o del lavoro forzato. Per il tempo già passato in detenzione preventiva, l'avvocato aveva inoltre chiesto un risarcimento di 280'000 franchi.

80 centesimi di paga oraria

L'atto d'accusa elencava i casi di sette gessatori ungheresi e 16 moldavi impiegati senza un contratto fra il 2012 e il 2016 - e in periodi diversi - con una paga oraria che tirate le somme variava fra gli 80 centesimi e i 9 franchi, sempre ammesso che i lavoratori venissero pagati. L'imprenditore aveva messo in piedi "un giro fraudolento attraverso diversi cantoni e il sistema di sicurezza sociale", senza preoccuparsi di pagare le tasse o i contributi, aveva detto la procuratrice nella sua requisitoria.

I soldi per pagare i salari e le tasse non gli mancavano, ma ha preferito aggiudicarsi appalti prestigiosi attraverso offerte sottostimate, per poi utilizzare gli acconti che riceveva per darsi alla bella vita. "I poveri lavoratori che non conoscevano i loro diritti, venivano sfruttati e costretti a vivere in un appartamento sovraffollato e con le pareti ricoperte di muffa". Se uno di loro si ribellava, veniva redarguito, minacciato con un taser o con il licenziamento. "Per lui erano pedine da usare a suo piacimento", aveva dichiarato ancora la procuratrice.

Altre accuse

L'imputato, che fra il 2018 e il gennaio 2020 aveva già passato quasi tre anni in detenzione preventiva, durante il processo era stato dispensato dal presentarsi in aula.

L'imprenditore era accusato anche di favoreggiamento delle entrate illegali come pure di amministrazione infedele e altri reati economici: avrebbe in particolare prelevato 600'000 franchi dalle sue ditte poi fallite, utilizzando i soldi per coprire spese private, come l'acquisto di una Ferrari, viaggi in Sardegna o per pagare l'affitto di casa. La sentenza odierna può ancora essere impugnata.

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